parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo

Predicazione del 04/10/15

27ª domenica Tempo Ordinario /B
 
 

Letture: Genesi 2,18-24; Salmo 127; Ebrei 2,9-11; Marco 10,2-16.

Memoria di san Francesco d’Assisi. Il 4 ottobre 1992 veniva firmato a Roma l’accordo di pace che poneva fine alla guerra in Mozambico. Preghiera per tutti gli operatori di pace.

Dal Vangelo di Marco capitolo 10, versetti 02-16

2Alcuni farisei si avvicinarono a Gesù e, per metterlo alla prova, gli domandavano se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. 3Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». 4Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla».

5Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. 6Ma dall'inizio della creazione li fece maschio e femmina; 7per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie 8e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. 9Dunque l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto».

10A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. 11E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio verso di lei; 12e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».

13Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. 14Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. 15In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso».

16E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.


Il Vangelo ci rende liberi con l’amore

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Alcuni farisei si avvicinarono a Gesù per metterlo alla prova

Una vocazione all’amore

Oggi festa di Francesco di Assisi, la Chiesa inizia una lavoro di riflessione davanti alle difficoltà e alle sfide che la famiglia si trova ad affrontare nel tempo presente. E la liturgia - attraverso i testi biblici – ci fa fermare sulla vocazione più profonda a cui Dio chiama ogni uomo e ogni donna.

È la vocazione a vivere la vita stessa di Dio, vita di comunione del Padre e del Figlio con lo Spirito Santo, perché come sin dagli inizi della storia umana egli ci ha detto: “non è bene che l’uomo sia solo” (Gen 2, 18).

Ma come vivere e sperimentare la gioia di questa vocazione? Francesco di Assisi ci dice che è dal Vangelo “buona notizia” che bisogna ripartire. Così è iniziato il cambiamento della sua vita. La vita cristiana non è frutto delle nostre forze e volontà, ma dono di Gesù che si offre in mezzo a noi.

“Vivere secondo la forma del santo Vangelo”

Francesco d’Assisi ci spiega come egli diventa libero dalla cultura del suo tempo, dalla mentalità della crociata che santificava la guerra dalla paura dei lebbrosi, dalla fiducia nel guadagno o nei privilegi. Nel suo Testamento scrive: “E dopo che il Signore mi donò dei frati, nessuno mi mostrava che cosa dovessi fare; ma lo stesso Altissimo mi rivelò che dovevo vivere secondo la forma del santo Vangelo”.

Che significa “vivere secondo la forma del Santo Vangelo”? Significa lasciare che sia il Vangelo a guidare ogni nostra scelta, prendere sul serio ogni parola di Gesù. E questo ci fa uscire incontro agli altri, guardandoli con simpatia, con amore, senza giudicare e condannare. E amando gli altri si impara ad amare Dio, curvandoci sul prossimo ci si eleva a Dio. Attraverso la vicinanza fraterna ai più poveri ed abbandonati comprendiamo che alla fine sono proprio loro a evangelizzare noi e a farci crescere in umanità.

L’incontro coi poveri ci conduce a Dio

Leggiamo nel Testamento di Francesco: “essendo io nei peccati, mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi; e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia. E allontanandomi da essi, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza di anima e di corpo”. Il rapporto con i poveri rende più dolci, ci apre alla dolcezza. La via verso Dio passa per i poveri. Quanti di noi erano lontani dal Signore e i poveri ci hanno condotti a Dio. I poveri ci evangelizzano, ci arricchiscono mentre noi pensiamo di arricchire loro.

Pensiamo ai poveri rifugiati che attraverso lunghi viaggi, rischiando la propria vita e tante volte perdendola, cercano una vita più umana. Essi possono dare senso alla nostra Europa invecchiata e ingrigita, se diventa aperta alle migrazioni.

Una chiesa che si fa materna, paterna, famiglia di fratelli e sorelle

Nella “Galilea delle genti” del nostro tempo il Vangelo ci fa ritrovare come Chiesa lo spessore materno di chi è attento a dare continuamente la vita, ad accompagnare con dedizione e tenerezza; lo spesso paterno di chi accoglie e protegge; lo spessore di una Chiesa famiglia che ci fa vivere da figli che si riconoscono fratelli.

È il Vangelo che fa aprire le porte, fa uscire senza stancarsi mai di passare e ripassare nelle piazze degli uomini fino all’undicesima ora per proporre il suo invito di amore, come leggiamo nella parabola del padrone di casa che esce a tutte le ore (Mt 20,1-16). La pace in Mozambico firmata a Roma il 4 ottobre 1992 è stato un frutto del Vangelo che fa provare e riprovare senza stancarsi, senza scoraggiarsi fino a trovare attraverso un dialogo paziente e intelligente la via della pace. E questo è stato vero per tante altre mediazioni, per il progetto Dream per curare i malati di AIDS in Africa, per la preghiera per la pace, per il dialogo ecumenico, per ogni servizio con i poveri.

Una rivoluzione evangelica che fa uscire incontro agli altri

Francesco d’Assisi fece una rivoluzione col Vangelo diventato la forma della sua vita, vita non più secondo il mondo ma secondo l’amore ricevuto dal Vangelo. Una rivoluzione che fece uscire dalle basiliche, dai grandi monasteri, per strada: per incontrare, predicare, cantare, servire i poveri, vivere con gioia.

Oggi papa Francesco – che non a caso ha voluto prendere da papa il nome di Francesco – si spinge ad uscire, prima di tutto uscire dalla prigionia di se stessi, dello stare sempre a centro col proprio io, dalla mentalità del mondo. Uscire guidati dal Vangelo fa scoprire il nostro bisogno umano più profondo, perché tutti siamo stati creati per quello che il Vangelo ci propone: l’amicizia con Gesù e l’amore fraterno a partire dai più poveri.

Non è bene che l’uomo sia solo, non è bene che egli resti rinchiuso nei suoi piccoli orizzonti, è bello scoprire che Dio ci chiama a vivere come lui la comunione, una comunione che va incontro agli altri con semplicità e fiducia, con gioia, sapendo che il Signore è con noi.

Intenzioni di preghiera

1. Signore, tu che hai detto: “Non è buono che l’uomo sia solo”, rivelandoci che la vocazione di ciascuno è la comunione, aiutaci ad abitare, con i fratelli, la tua casa per tutti i giorni della nostra vita e a non separarci mai dal tuo amore.

2. Mentre facciamo memoria di San Francesco, ti preghiamo Signore, rendici sul suo esempio, servi appassionati al sogno del tuo Vangelo, umili, lieti, fiduciosi.

3. Nel giorno in cui si apre il Sinodo sulla famiglia ti preghiamo, o Signore: accompagna i padri sinodali con il tuo Spirito, perché aiutino tutte le famiglie a vivere la vocazione e la missione di una Chiesa in uscita nel mondo contemporaneo. Proteggi Papa Francesco e il nostro vescovo Crescenzio.

4. Signore, tu che hai reso possibile la pace in Mozambico nel 1992, servendoti della nostra Comunità, fa’ che anche oggi, per tante situazioni di conflitto, possiamo veder accolta la nostra preghiera. Veglia sulla Siria e ricordati di tutti coloro che sono ancora sequestrati.

5. O Signore, ti preghiamo per tutti i migranti, soprattutto per chi è respinto e per chi subisce violenza e discriminazione. Fa’ che la loro vita sia protetta e la loro domanda di futuro accolta.