parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo

Predicazione del 09/08/15

19ª domenica Tempo Ordinario /B
 

Letture: 1 Re 19, 4-8; Salmo 33; Efesini 4,30 - 5,2; Giovanni 6, 41-51.

 

Dal Vangelo di Giovanni capitolo 6, versetti da 41 a 51

41I Giudei mormoravano Gesù perché aveva detto: "Io sono il pane disceso dal cielo". 42E dicevano: "Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui conosciamo il padre e la madre. Come può dunque dire: Sono disceso dal cielo?".

43Gesù rispose: "Non mormorate tra di voi. 44Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. 45Sta scritto nei profeti: E tutti saranno ammaestrati da Dio. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me. 46Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre.47In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna.

48Io sono il pane della vita. 49I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; 50questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. 51Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo".


GESÙ, PANE DELLA VITA, PER FARE DI NOI UOMINI NUOVI

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Scene della vita di Elia:
in basso a sinistra un angelo porta del cibo ad Elia.
Con questa nuova forza egli riprende il cammino.

Gesù è il vero cibo della nostra vita

Stiamo continuando a leggere il lungo capitolo sesto del Vangelo di Giovanni, iniziato con il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci e continuato in un lungo confronto nella sinagoga di Cafarnao.

C’è la difficoltà, la fatica a comprendere il significato profondo delle parole e dei gesti di Gesù. Quel gesto compiuto sulle rive del lago di Tiberiade non era solo rispondere ad un bisogno materiale, non era solo manifestare la misericordia e la tenerezza di Dio ma era anche e sopratutto un segno per comprendere che Gesù è il nostro vero cibo, il cibo della vita.

L'uomo vecchio che è in noi resiste all'uomo nuovo

Nell’Eucaristia Gesù si fa nostro cibo per impregnarci dei pensieri di Dio, dei suoi moti di amore, dei suoi gesti e delle sue parole. E infatti l’apostolo Paolo non a caso ci esorta: “Fatevi imitatori di Dio e camminate nella carità, nel modo che anche Cristo vi ha amato e ha dato se stesso per noi”.

Ma in noi c’è una divisione, c’è l’uomo vecchio che resiste nel suo modo di pensare e di agire dinanzi all’uomo nuovo che si rinnova di giorno in giorno nutrito del pane della vita che è Gesù. Di fronte alle parole di Gesù – “io sono il pane disceso dal cielo” – i giudei mormorano, non credono che il figlio di Maria, colui che a Nazareth tutti conoscevano possa essere venuto dal cielo, cioè da Dio.

Non adattiamo Dio ai nostri schemi di vita

È non comprendere dove arriva l’amore di Dio per noi: inviarci il suo Figlio fatto uomo come noi per condurci a vivere come figli suoi. C’è sempre il rischio, la tentazione di ridurre Dio alle nostre categorie, di volerlo assimilare a modo nostro.

Quando Gesù parla con i peccatori, va in casa di Matteo il pubblicano, in casa di Zaccheo, quando si lascia toccare dalla donna peccatrice, quando parla con la samaritana, quando elogia il gesto del buon samaritano – e i giudei non hanno rapporti con i samaritani – è un mondo consolidato che viene a capovolgersi, è un cambiamento radicale che l’incontro e il rapporto col Signore mette in moto.

Nascere ogni giorno alla vita dell'uomo nuovo che viene da Dio

È l’uomo nuovo che nasce in noi, che si rinnova a immagine di colui che ci ha creato. In questa condizione – scrive Paolo alla comunità di Colossi – “non c’è più giudeo o greco, circonciso o incirconciso, barbaro o scita, schiavo o libero, ma Cristo, tutto e in tutti” (Col 3, 9-11).

Per questo c’è come un continuo nascere alla vita di Dio e per questo abbiamo bisogno del pane della vita che è Gesù, della parola del Suo vangelo e dell’Eucaristia – “questo è il mio corpo che è dato per voi” dice Gesù. E ricordiamo Giovanni Battista come ce lo indica quando lo vede venire verso di lui: “Ecco l’agnello di Dio”, ecco colui che ci fa conoscere la mitezza, la bontà, la tenerezza di Dio che vuole riversare in noi.

C’è una lotta non solo dentro di noi, ma anche fuori di noi, nel mondo che ci circonda, la lotta fra chi vede nei profughi che cercano un approdo per la loro vita, dei fratelli e prima ancora degli esseri umani che non possono essere lasciati in balia delle onde. E ci sono di quelli che arrivano a dire che è un dovere ricacciarli, abbandonarli al loro destino di morte.

Non facciamoci vinvere dalla stanchezza e dalla forza del male

Il Signore ama ciascuno di noi, ma in modo particolare ognuno di questi uomini e donne che fuggono dalla fame e dalla guerra, dalla persecuzione perché sono cristiani. Noi non ci rassegniamo a un mondo ingiusto, diseguale. Noi facciamo nostro il sogno di Isaia: “Tutti i tuoi figli saranno discepoli del Signore, grande sarà la prosperità dei tuoi figli” (Is. 54,13) e ogni giorno sceglimo di operare perché tanti altri possano essere toccati dall’amore del Signore.

Certo, anche noi possiamo a volte sentire la stanchezza e la tristezza di fronte alle forze del male, come avvenne al profeta Elia, costretto a fuggire perché la regina Gezabele - che aveva promosso il culto dei falsi dei - voleva ucciderlo. Quando sente venirgli meno le forze, soprattutto quelle dello spirito, un angelo del Signore scende dal cielo e gli fa trovare del cibo per lui e gli dice: “alzati e mangia!”.

Ed Elia con la forza di quel cibo “camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al mondo di Dio” (1Re 19,8). A noi Dio non ha mandato un angelo, ma lo stesso Figlio suo che si fa nostro nutrimento, il cibo per il cammino di ogni giorno verso un mondo dove Dio manifesta in maniera sempre più larga la sua misericordia e il suo amore.

E noi siamo chiamati ad essere angeli inviati a Dio a incoraggiare donne e uomini stanchi a riprendere il cammino con il cibo di Dio, Gesù, Figlio suo, pane della vita.

Intenzioni di preghiera

1) O Signore, apri il nostro cuore e la nostra mente alla tua parola e nutrici del pane della vita, per vivere il tuo amore appassionato e discernere la volontà di Dio.

2) O Signore, insegnaci a non sottrarci alla comunicazione generosa del Vangelo. Guida la Comunità per le vie del mondo, preservala da ogni male, custodiscila nell’amore.

3) Ti preghiamo, o Signore, per papa Francesco, per il nostro vescovo Crescenzio e per tutta la Chiesa perché cresca sempre più nell’ascolto della tua Parola e sappia viverla con fede in mezzo agli uomini.

4) Ti preghiamo, Signore, davanti a tante difficoltà del mondo: vinci ogni violenza e la guerra. Dona pace alla Siria, all’Iraq, alla Libia e restituisci alle loro comunità i vescovi Mar Gregorios Hibrahim e Paul Yazigi, Padre Paolo Dall’Oglio e tutti gli altri sequestrati.

5) Ti preghiamo, o Signore, per tutti quelli che sono alla sera della vita, per chi è malato, per chi soffre. Ascolta la loro voce quando ti invocano, sii per loro rifugio e protezione.