«Chi entra dalla porta è pastore
delle pecore"
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Dal Vangelo di Giovanni capitolo 10, versetti da 1 a 10
In quel tempo, Gesù disse: 1 «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. 2Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore.
3Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. 4E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. 5Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». 6Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
7Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. 8Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. 9Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. 10Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza.
UN POPOLO CHE CAMMINA COL SIGNORE
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Raccolti dal Signore per incidere nella storia
Anche oggi viviamo con gioia il nostro incontro col Signore. La liturgia è l’incontro familiare con Lui: egli viene in mezzo a noi, conosce ciascuno di noi, ci chiama per nome per condurci fuori con lui.
Se noi siamo qui, se siamo insieme, è lui che ci ha raccolti, che ci ha chiamati dai diversi luoghi e dalle diverse storie di ciascuno, per farci vivere una storia nuova con lui. Ed è bello scoprire e comprendere ogni giorno di più la bellezza di questa famiglia, la gioia di stare insieme, di uscire da una vita concepita con noi al centro ed aprirsi ad un mondo più vasto.
Col Signore, mai rassegnarci di fronte al male
Ma egli ci ha riuniti non per farci stare bene assieme, lontani dalla storia di questo mondo, dalle sue vicende spesso dolorose e tristi che tengono prigionieri tante persone e tanti popoli. Egli ci parla, ci chiama, ci spinge ad uscire fuori.
Il Signore guarda con compassione e misericordia la storia degli uomini, non si rassegna dinanzi al male che la percorre, egli vuole camminare questa storia e la vuole cambiare con noi. C’è tanto pessimismo attorno a noi, c’è tanta rassegnazione dinanzi alla forza del male che provoca angoscia, dolore. Il Signore è venuto a liberare la storia dal male. Pensiamo ai paesi dove c’è la guerra – la Siria, la Nigeria, l’Ucraina – pensiamo alle condizioni in cui vivono tanti stranieri, tanti poveri nelle nostre periferie.
Uscire incontro agli altri
L’apostolo Pietro, nel giorno di Pentecoste, esce con la forza dello Spirito e parla a voce alta: «Sappia con certezza tutta la casa d’Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso». Quel Pietro pauroso, orgoglioso dinanzi al Signore che si abbassa a lavargli i piedi, ora parla con coraggio, forte del Signore che è con Lui.
Gesù ci chiama ad uscire e a non aver paura nell’andare incontro agli altri, perché egli cammina con noi, anzi egli cammina davanti a noi. Quel percorso fatto di tanti incontri, iniziato con i primi discepoli della Galilea, ora egli vuole continuarlo con noi nelle Galilee di oggi. Sono le Galilee delle nostre periferie come quelle lontane, dei luoghi dove si soffre, dove ci sono lotte, guerre, abbandono.
Gesù pastore e insieme porta delle pecore
Gesù parlando ai discepoli si paragona al pastore delle pecore che le chiama ad uscire, ma nello stesso tempo si paragona anche alla porta attraverso la quale le pecore possono uscire ed entrare. Il vangelo nota che i discepoli «non capirono di che cosa parlava loro».
Il pastore è colui che ha a cuore la sorte delle pecore, le conosce, parla loro, le toglie dalla dispersione, preda di ladri e di briganti: è la comunità del Signore, è il popolo di Dio che egli si è acquistato a prezzo del suo sangue e della sua morte in croce.
Uscire perché si ama
Ma egli ci chiama a seguire le sue orme – come ci ricorda l’apostolo Pietro. Per questo ci chiama ad uscire fuori con lui. Anzi il Vangelo dice: «spinge fuori tutte le sue pecore». Ci spinge fuori dal nostro individualismo, dalla pigrizia, perché incontrare gli altri e non fuggirli, imparando da Lui.
Egli va incontro a tutti perché ama. Abbiamo bisogno di imparare ad amare stando con lui. «Imparate da me che sono mite ed umile di cuore»: è il segreto dell’incontro. Per essere uomini e donne dell’incontro c’è bisogno di pazienza, amabilità, calma e umiltà.
La pazienza che egli ha con noi, impariamo ad esercitarla con gli altri. Leggiamo nel libro di Isaia (46,4): «Fino alla vostra vecchiaia io sarò sempre lo stesso, io vi porterò fino alla canizie. Come ho già fatto, così io vi sosterrò, vi porterò e vi salverò». Sono parole di chi ama, ama intensamente, per questo non smette di prendersi cura.
Una rivoluzione che comincia dentro di noi
Ecco l’immagine della famiglia dei discepoli del Signore: entrare e uscire attraverso la porta che è il Signore stesso. Entrare per ascoltare le sue parole, vivere la fraternità, l’amore vicendevole; e poi uscire per incontrare, unire, andare incontro ai poveri e con loro ritornare dai fratelli.
Entrare per abbeverarci ogni volta con più sete alla sorgente di vita che è il Vangelo; ed uscire per comunicare con forza e coraggio il Vangelo, in un tempo di tanti rumori ingannevoli e di tanto silenzio di parole vere. Umili e miti, ma convinti che c’è un mondo cambiare.
Con la forza del Signore questo è possibile: è una rivoluzione che comincia nella nostra vita e si estende a quelli che incontriamo, uscendo ogni giorno fuori dal recinto col Signore che cammina davanti a noi, seguendo i suoi passi e fermandoci con Lui accanto a quelli che aspettano una parola, un aiuto, un invito.
Intenzioni di preghiera
- O Gesù, pastore della nostra vita, rendici attenti alla tua voce amica che ci chiama: serviti di noi per far giungere il tuo amore a tutti gli uomini del nostro tempo.
- Ti preghiamo, o Signore, di custodire sempre questa tua famiglia, di guidarla con la tua Parola, perché sia segno di comunione e di unità con Te. Accogli la nostra preghiera per tutti quelli che ci amano, per quelli che ci ostacolano, per coloro che attendono l’annuncio del tuo Santo Vangelo, per quelli che offrono le loro mani alla giustizia e operano la pace.
- Ti preghiamo, o Signore, per Papa Francesco, per il nostro vescovo Crescenzio e per tutti i vescovi e i sacerdoti a cui è affidato il servizio pastorale del popolo di Dio. Perché siano testimoni umili ed efficaci dell’amore paziente e misericordioso di Gesù Buon Pastore.
- O Signore, ti presentiamo le invocazioni che lungo questa settimana sono state affidate alla nostra preghiera. Ti preghiamo per tutti gli immigrati, gli stranieri che approdano nel nostro paese, in condizioni di pericolo e di grande povertà: perché trovino accoglienza e sicurezza per la loro vita.
- Ti preghiamo, o Signore, per il mondo intero, perché cessi ogni inutile spargimento di sangue e giungano tempi di pace. Veglia sull’Ucraina, perché si trovino strade di riconciliazione. Proteggi la vita dei vescovi Mar Gregorios Hibrahim e Paul Yazigi, di Padre Dall’Oglio come quella di quanti sono ancora sequestrati e in pericolo in Siria.
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