parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo

Predicazione del 16/11/14

33ª Domenica Tempo Ordinario/A
   

Letture: Proverbi 31,10-13.19-20.30-31;  Salmo 127;  1Tessalonicesi 5,1-6;  Matteo 25,14-30.

 

talenti«A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno,
secondo le capacità di ciascuno»

Dal Vangelo di Matteo, capitolo 25, versetti da 14 a 30

Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:

14Avverrà infatti come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. 15A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì.

Subito 16colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. 17Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. 18Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.

19Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. 20Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: «Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque». 21«Bene, servo buono e fedele - gli disse il suo padrone -, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone». 22Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: «Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due». 23«Bene, servo buono e fedele - gli disse il suo padrone -, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone».

24Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: «Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. 25Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo». 26Il padrone gli rispose: «Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; 27avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse. 28Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. 29Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. 30E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti».

INVESTIRE con fiducia I DONI che il SIGNORE ci affida

Il Regno di Dio e noi

Nei Vangeli Gesù spesso usa le parabole, dei racconti, dei discorsi con immagini, per aiutarci a scoprire e comprendere la realtà del Regno di Dio che è presente e opera nella vita degli uomini. Una realtà nella quale lasciarci coinvolgere dalla sua parola mite e chiara, che può trasformare la nostra vita. Possiamo chiamare questa parabola “la parabola dei talenti affidati”, dei beni che Dio ci affida.

Che cosa è il Regno di Dio? Come si vive in esso? Che cosa avviene nel Regno di Dio? Ecco – dice Gesù – un uomo convoca tre suoi dipendenti e consegna loro i suoi beni. Egli ha grande fiducia in loro, per questo affida i suoi beni. Il Signore ha grande fiducia in noi, conosce le diverse capacità di ciascuno e le rispetta. E desidera che il suo Regno determini la nostra vita, la muova e diventi esperienza di vita vissuta insieme al servizio degli uomini.

La nostra responsabilità come cristiani

Egli oggi si mette a dialogare con noi, come fa con quei tre dipendenti, perché prendiamo coscienza della responsabilità che ci è affidata dinanzi al mondo. I beni affidati sono un suo dono, beni che vanno impiegati, investiti. Dinanzi a questi beni non possiamo rimanere inerti, pigri; si tratta di metterci in gioco, anche rischiando.

Ricordiamo le parole di papa Francesco: «Quando la chiesa diventa chiusa, si ammala. Una chiesa chiusa è ammalata, la chiesa deve uscire verso le periferie esistenziali, qualsiasi esse siano. Preferisco mille volte una Chiesa incidentata, piuttosto che chiusa e malata».

Mettersi in gioco per cambiare questo mondo

Il terzo uomo della parabola non è né crudele, né trascurato. Ma è una persona che non si mette in gioco, non vuole rischiare la sua tranquillità per il suo signore. Egli sotterra il talento per paura di perdere la propria tranquillità avara, è rassegnato, si accontenta di come è, senza l’ambizione di rendere più felice la vita sua e quella degli altri.

Mentre il primo e il secondo uomo della parabola “subito” si mettono all’opera. Vogliono far fruttare i talenti che hanno. Ognuno può far fruttare i talenti o il talento che ha. Nel dialogo con loro, il Signore dice sia al primo che al secondo: «bene, servo buono e fedele, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto». Se guardiamo bene il testo, possiamo tradurre meglio: «bene, servo buono e credente, hai creduto nel poco, ti affiderò molto».

Vivere il Vangelo cambia la vita

Ecco: credere. Credere che quello che il Signore ci mette fra le mani - il suo Vangelo, l’amicizia con lui, la vita in questa famiglia, l’incontro e l’amicizia con i poveri – credere che tutto questo può cambiare la nostra vita e la vita del mondo che è intorno a noi. Chi crede nella Parola ascoltata, comincia a viverla e la investe perché possa raggiungere la vita di tanti altri.
Il pranzo di Natale, all’inizio, il 25 dicembre 1982, fu una cosa piccola, poche decine di persone in fondo alla basilica di Santa Maria in Trastevere. Oggi il pranzo di Natale è diventato il pranzo di una famiglia larga come il mondo. Dinanzi ai doni che il Signore mette nelle nostre mani sentiamo le parole di Paolo che si esorta: «Non siate pigri nel fare il bene, siate invece ferventi nello spirito» (Rm 12.11).

Investitori intelligenti dei doni del Signore

La pigrizia fa cadere in torpore e fa dissipare i beni ricevuti (cfr. Pr. 19,15). Dice il libro dei Proverbi: «Sono passato vicino al campo di un pigro, alla vigna di un uomo insensato: ecco, ovunque erano cresciute le erbacce, il terreno era coperto di cardi» (24, 30-31).

Ci sono tante erbacce e spine in questo mondo, nelle nostre città, nei nostri quartieri. Il Regno dei cieli viene a trasformare il campo del mondo, i tanti luoghi aridi di vita, in un giardino dove c’è gioia per i frutti che sono maturati, frutti di amicizia, di vicinanza degli uni agli altri; la gioia di chi era solo, era straniero, era dimenticato e ora si sente cercato, aiutato, voluto bene. Questa parabola dei talenti ci spinge ad essere investitori intelligenti dei doni del Signore, del suo Vangelo, del dono di questa famiglia che vuole crescere, raggiungere tanti e comunicare largamente la gioia del Vangelo.

Apriamoci alla vita con Dio

Il Regno dei cieli inizia quando ognuno di noi, piccolo o grande che sia, forte o debole che sia, non si chiude nell’avarizia e nella grettezza del ripiegamento su se stessi, ma si apre alla vita, all’impegno per cambiare il proprio cuore, al desiderio operoso che la vita dei più deboli sia sollevata, che questo nostro mondo sia più vicino al Vangelo.

Così la nostra vita sarà moltiplicata, la nostra debolezza sarà resa forza, la nostra povertà sarà mutata in ricchezza, la nostra gioia sarà piena: «Bene servo buono che hai creduto … hai creduto nel poco, ti affiderò molto; prendi parte alla gioia e fedele, …sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; entra a partecipare alla gioia del tuo signore».

Intenzioni di preghiera

  • Signore, liberaci dalla tentazione di sottrarci alla responsabilità di far fruttare i doni che ci hai fatto, per pigrizia o per salvaguardare la nostra tranquillità. Risveglia le nostre forze e i nostri cuori per amare te, i fratelli e i poveri.
  • O Signore, aiutaci a nutrire la nostra fede con la frequentazione assidua della tua Parola e nella preghiera, nella certezza che da te solo viene il nostro aiuto e la nostra salvezza.
  • Ti preghiamo, o Signore, per Papa Francesco, per il il nostro vescovo Crescenzio e per tutta la Chiesa, perché sia sempre al servizio del bene e operatrice di pace e mostri a tutti la bellezza di camminare sulle tue vie mettendo a frutto la propria vita.
  • Signore, accogli le invocazioni a noi affidate. Ti preghiamo per le nostre città, perché siano liberate dal germe della violenza che inquina i cuori e le menti e ferisce chi è approdato nel nostro paese in cerca di un futuro migliore. Aiutaci a spegnere ogni odio e a edificare città accoglienti e pacificate, nel rispetto della dignità di ciascuno e nell'amore per i più poveri.
  • Signore, guarda dall’alto della tua misericordia e trasforma il cuore e la mente di chi cerca il male. Che la tua pace scenda su questo mondo ferito dalla guerra e dalla divisione tra i popoli. Pacifica la Terra Santa, rendi la libertà a chi è ancora sequestrato in Siria e in Iraq, come i vescovi Mar Gregorios Hibraim, Paul Yazigi e Padre Paolo Dell’Oglio.