«Questa immagine e l'iscrizione, di chi sono?»
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Dal Vangelo di Matteo, capitolo 21, versetti da 33 a 43
15Allora i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come coglierlo in fallo nei suoi discorsi.
16Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. 17Dunque, di' a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?».
18Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? 19Mostratemi la moneta del tributo».
Ed essi gli presentarono un denaro.
20Egli domandò loro: «Questa immagine e l'iscrizione, di chi sono?». 21Gli risposero: «Di Cesare».
Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».
LASCIAMOCI SORPRENDERE DA DIO,
METTENDOLO AL PRIMO POSTO NELLA NOSTRA VITA
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Gesù ha conosciuto l’ostilità degli uomini
Il Vangelo di oggi ci presenta Gesù attorniato da persone che sono venute da lui per metterlo in difficoltà, per screditarlo e poterlo accusare. Oggi sono farisei ed erodiani che, pur avendo posizioni contrapposte, si sono uniti per cercare di eliminare Gesù.
Altre volte sono scribi assieme ai farisei che lo trattano in modo ostile (Lc 11,53). E ancora farisei e sadducei che si alleano sempre per metterlo alla prova (Mt 16,1). E la lettera agli Ebrei, quasi a commento di tutto questo, ci dice: «Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori, perché non vi stanchiate perdendovi d'animo» (Eb 12,3). Perché tanto facilmente, di fronte alle difficoltà, noi ci arrendiamo o rinunciamo. Dal Signore impariamo la pazienza, l’insistenza e anche modi intelligenti e scaltri per superare gli ostacoli.
La resistenza ad aprirci al cambiamento che viene dal Vangelo
Le reazioni alla predicazione e alle opere che Gesù compiva sono reazioni che originate dalla difesa delle proprie posizioni, dalla chiusura al cambiamento, dalla comodità legata al conformismo, dalle sicurezze dei propri privilegi. Sono atteggiamenti che ritroviamo in noi stessi contro i quali reagire, lasciandoci condurre dal Signore, dal suo Spirito di amore. E sono atteggiamenti che troviamo anche nella Chiesa. Papa Francesco, a chiusura del Sinodo straordinario ha parlato di un rischio che si corre:
«è la tentazione dell’irrigidimento ostile, cioè il voler chiudersi dentro lo scritto (la lettera) e non lasciarsi sorprendere da Dio, dal Dio delle sorprese (lo spirito); dentro la legge, dentro la certezza di ciò che conosciamo e non di ciò che dobbiamo ancora imparare e raggiungere. Dal tempo di Gesù, è la tentazione degli zelanti, degli scrupolosi, dei premurosi e dei cosiddetti – oggi – “tradizionalisti” e anche degli intellettualisti».
Il fastidio per chi viene ad abbattere i muri delle nostre cittadelle
I farisei, gli scribi, i sadducei, gli erodiani, provavano fastidio per il giovane profeta di Nazareth che non aveva paura di mangiare e di bere con le prostitute e i pubblicani, che si faceva vicino ai bisognosi, ai pentiti e non solo ai giusti o a coloro che credono di essere perfetti.
La parabola del padre misericordioso che accoglie il figlio caduto, quella del buon samaritano che non passa oltre quell’uomo ferito ai bordi della strada ma si ferma, lo cura, lo rialza e lo accompagna fino alla locanda più vicina, prendendosi cura di lui: tutto questo scardinava un sistema chiuso, autoreferenziale, un modo di comportarsi ripiegato su di sé, invece di versare l’olio e il vino sulle ferite degli uomini.
Guardarci dalla ipocrisia che ci fa essere falsi nei rapporti
Per questo quel gruppo di farisei ed erodiani si avvicina a Gesù: fermarlo, screditarlo agli occhi della gente, trovare di che accusarlo. Ma Gesù conosce la loro malizia e per questo aveva già ammonito i discepoli (Mc 8,15): «Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!».
E così quello che era un tranello teso a Gesù, diventa per lui l’occasione per ricordarci che come abbiamo dei doveri verso la società nella quale viviamo con le sue regole e le sue leggi, prima e più ancora dobbiamo ricordarci che siamo creati a immagine e somiglianza di Dio: «E Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò» (Gen 1,27).
Il primato di Dio e la rinascita degli oppressi
C’è un primato nella nostra vita, il primato di Dio. Era il motto e la scelta di vita di monsignor Romero: «Primero Dios!», Dio prima di tutto, Dio al primo posto. In un tempo in cui si fa affermando una mentalità fortemente individualista, molti pensano di potersi liberare anche da Dio. Ognuno di noi è anzitutto figlio di Dio, appartiene a Dio: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio» (Mt 22,21).
Se ogni uomo e ogni donna appartengono a Dio, nessuno può essere padrone di altri, nessuno può soggiogare gli altri, nessuno è padrone della vita dell’altro. I discepoli di Gesù sono chiamati ad operare perché sia restituita la dignità e la libertà di figli di Dio, perché in ogni uomo risplenda quell’immagine di Dio impressa nel suo cuore.
Su tanti volti leggiamo il dolore e la sofferenza per l’abbandono, per l’indifferenza che li circonda, per le violenze che si sono abbattute su di loro. L’opera del Vangelo è riportare alla luce quella immagine di Dio offuscata dai pesi, da eventi brutti che hanno sporcata questa immagine. Possa risplendere sul volto di tanti dimenticati e oppressi la luce della vita di Dio, una vita degna di figli di Dio.
Intenzioni di preghiera
- 1) Signore, soccorri questi tuoi servi in ogni loro debolezza: aiuta ciascuno di noi a dare a Te il primo posto nella vita, per servirti sempre con generosità e non lasciarci intimidire e confondere dallo spirito di questo mondo.
- 2) A te, Signore della vita, rivolgiamo la nostra preghiera, per Papa Francesco, per il nostro vescovo Crescenzio e per i padri sinodali, perché il tuo Spirito doni loro sapienza, prudenza e audacia per comprendere la volontà di Dio, per accompagnare con amore tutte le famiglie in questo nostro tempo e per annunciare il Vangelo con franchezza.
- 3) Signore, dopo aver ricordato la deportazione degli ebrei romani durante la seconda guerra mondiale, noi ti preghiamo perché mai più il disprezzo e l’odio razziale possano aver ragione sulla vita di tanti uomini e di tante donne. Purifica il cuore degli uomini da ogni divisione e aiutaci ad estirpare dalla nostra vita ogni radice di inimicizia.
- 4) Al termine di questa settimana, Signore, ti preghiamo di accogliere le invocazioni che sono state a noi affidate. Con insistenza ti chiediamo di far tacere il fragore delle armi in Siria e in Iraq. Ascoltaci mentre invochiamo salvezza e libertà per chi è ancora sequestrato, come i vescovi Mar Gregorios Hibraim, Paul Yazigi e il Padre Paolo Dall’Oglio.
- 5) Ti preghiamo o Signore per la Guinea Conakry, per la Liberia, per la Sierra Leone così duramente colpiti dall’epidemia di ebola. Per tutti i malati e per tutti coloro che hanno perso così tragicamente la vita. Fa’ che non venga meno l’aiuto della comunità internazionale a questi nostri fratelli per alleviare le loro sofferenze.
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