«Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri»
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Dal Vangelo di Giovanni capitolo 13, versetti da 31 a 35
31Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: «Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. 32Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito.
33Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire. 34Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri.
Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. 35Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».
AVERE AMORE GLI UNI PER GLI ALTRI
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Chiamati ad essere segni di speranza e di amore
Questo nostro tempo: un tempo che ha bisogno di speranza, di rinascita, di cambiamento. La liturgia che celebriamo nel giorno del Signore è già segno di questo cambiamento. Forse, un po’ stanchi della settimana che abbiamo vissuto, veniamo qui cogliendo poco la novità che il Signore immette in noi, una energia di amore che ci accompagna nella nuova settimana.
Le parole di Gesù riportate dal Vangelo di oggi ci possono sorprendere e lasciarci interdetti: «quando Giuda fu uscito dal cenacolo, Gesù disse: “ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui”». Che significa? Che cosa vuol dire Gesù?
Giuda che ha partecipato alla cena con gli altri discepoli, esce per andare dai soldati e venire ad arrestare Gesù. Come è possibile che Gesù dica: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato»? Gesù che sta per essere arrestato, condannato a morte e messo in croce, vede già oltre, vede già la gloria della resurrezione. Vede già la Pasqua di resurrezione che coinvolge anche i suoi discepoli. E coinvolge anche noi.
Amare come ama lui, Gesù
«Dove vado io, voi non potete venire» - dice Gesù. C’è un passaggio da compiere per entrare nella vita con lui. È il passaggio verso l’amore; Gesù ci chiama ad amare come lui, ad amare anche in mezzo alle difficoltà e alle persecuzioni. «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri».
Amare come ama lui, perdonare come lui che perdona Pietro dopo che ha giurato di non conoscerlo, perdonare e accogliere come egli fa con quell’uomo crocifisso che si rivolge a lui in punto di morte. Guardiamoci intorno qui, in questa santa liturgia. Non sono persone estranee. Ascoltiamo le stesse parole di Gesù, riceviamo il suo corpo e il suo sangue nella santa comunione. Siamo fratelli, non estranei.
La domenica: giorno dell’incontro dei fratelli col Signore
Questo è il cielo nuovo e la terra nuova della visione di cui ci parla l’apostolo Giovanni. «Ecco la tenda di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro ed essi saranno suoi popoli». Ogni domenica siamo chiamati a stringere le fila, a riconoscerci come membri di un popolo nuovo, membri della famiglia di Dio.
La liturgia della domenica non è una bella abitudine religiosa, no! È il momento del ritrovarsi in famiglia, del comprendere meglio questi legami di amicizia, di amore, che ci uniscono. I suggerimenti che ci vengono dal mondo ci parlano di privacy, di starsene ognuno per conto proprio, di fare vita a sé.
Piccole esperienze di comunione, di stare insieme, come quella che alcuni di noi hanno vissuto nei giorni scorsi, ci hanno fatti più vicini, ci fanno comprendere che siamo fatti per vivere insieme, per essere la famiglia di Dio in mezzo agli uomini, che aiutano gli altri, che asciugano le lacrime di chi è nel dolore e sono un segno di speranza e di incoraggiamento a chi è scoraggiato e stanco.
Essere «apostoli» in mezzo agli altri
«Da questo – dice Gesù – tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri». Tutti sono molto contenti di papa Francesco che parla a tutti con gesti e parole pieni di amore. E tanti che erano lontani sono attratti da lui, contenti per lo stile di una vita sobrio e vicino alla gente.
Ma il suo stile di vita e i suoi gesti di amicizia, di amore, non sono un esempio per noi, da imitare? Ognuno di noi è un apostolo. La parola apostolo significa “inviato”. Ognuno di noi è inviato agli altri, come amico di Gesù, che porta agli altri amicizia, amore, si fa vicino con affetto.
Viviamo la nostra settimana con questo senso di “inviati”, mandati ad incontrare gli altri con gli stessi sentimenti di Gesù. Così saremo una tenda in mezzo agli uomini, nel quartiere, nella città, nei luoghi di lavoro.
Una tenda fatta non di stoffa, ma una tenda viva fatta di persone, sotto cui tanti che sono al freddo, possono venire a ripararsi. Il freddo della solitudine, della malattia, può essere riscaldato dalla nostra vicinanza e dal nostro affetto.
Intenzioni di preghiera
- O Signore Gesù, che ci consegni un comandamento nuovo, aiutaci a viverlo perché possiamo giungere alla pienezza della nostra vita.
- Rendi santa, Signore, la tua Chiesa nell’amore. Sia nel mondo testimone credibile della bellezza della vita spesa a servizio del tuo vangelo. Ti preghiamo di sostenere e custodire il Papa Francesco e il nostro vescovo Crescenzio.
- Padre, che ami ogni uomo perché abbia la vita e l’abbia in abbondanza, donaci la tua forza perché, anche di fronte alle difficoltà, sappiamo costruire una comunità fraterna, sacramento di unità e concordia nel mondo.
- Ascolta, o Signore, le invocazioni che lungo questa settimana sono state a noi affidate. Tu che, risorto, ci inviti ad attendere il tuo regno dove non sarà più né morte, né lutto, nè lamento, né affanno: guarda e consola chi è nel dolore e dona ai cristiani un cuore capace di giustizia e solidarietà.
- Ti preghiamo, Signore, perché cessi il tempo dell’odio in ogni luogo dov’è ancora guerra e perché si torni a cercare una via di dialogo, di riconciliazione, di pace.
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