"Chi ha due tuniche ne dia una
a chi non ne ha"
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Dal Vangelo di Luca capitolo 3 versetti da 10 a 18
10Le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?».
11Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto».
12Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». 13Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».
14Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?».
Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».
15Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, 16Giovanni rispose a tutti dicendo:
«Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.
17Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».
18Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.
NELLA GIOIA CI PREPARIAMO AL NATALE DI GESÙ |
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Il motivo della nostra gioia
C’è un invito, nella liturgia di oggi, che ci viene rivolto: «rallegrati, rallegratevi, ve lo ripeto ancora, rallegratevi». Perché gioire? Quale il motivo di questa gioia? È l’avvicinarsi del Natale, il Signore viene in mezzo a noi.
È un motivo ben più profondo della gioia per i regali che possiamo ricevere, per i giorni di riposo e di festa che possiamo vivere. Dinanzi alle preoccupazioni che ci vengono dalla precarietà, dalla crisi economica, dalle violenze gratuite, dall’angoscia che in certi momenti può sopraffarci, c’è un motivo di certezza, di forza, di liberazione, il Signore che ha il potere di vincere il male con la forza del suo amore.
«Non temere, non lasciarti cadere le braccia - dice il profeta rivolgendosi alla città di Gerusalemme – il Signore in mezzo a te è un salvatore potente. Gioirà per te, ti rinnoverà con il suo amore, esulterà per te con grida di gioia».
Un invito alla conversione
Certo, per vivere questa gioia c’è bisogno di vivere nell’attesa del Signore che viene, non restare distratti e lontani da Lui, ma interrogarsi su come andargli incontro. È quello che fanno coloro che ascoltano la Parola del Signore per mezzo di Giovanni Battista che predica con forza: «fate frutti degni della conversione e non cominciate a dire fra voi: abbiamo Abramo per padre!».
È un invito a cambiare la nostra vita, non sentendosi tranquilli perché siamo battezzati, abbiamo ricevuto i sacramenti e veniamo a messa. La voce di Giovanni Battista giunge a noi per mezzo della Chiesa, che nella liturgia fa risuonare con forza la sua parola.
Fare frutti degni della conversione
E noi siamo come coloro che si muovevano dalle loro case per andare ad ascoltare la voce del profeta, Giovanni Battista. Erano folle, persone di diversa estrazione e condizione sociale, col desiderio di iniziare una fase nuova della loro vita.
Fra di loro c’erano anche quelli lontani che vivevano lontani da ogni pratica religiosa e considerati pubblici peccatori, come i pubblicani; c’erano alcuni solidati che, in quanto tali, abusavano spesso della loro posizione per commettere violenze ed estorcere danaro.
La parola del Signore in coloro che la ascoltano con attenzione e si lasciano interrogare da essa, provoca un cambiamento e porta frutti. Quelle folle, toccate nell’intimo, chiedono a Giovanni: «Che cosa dobbiamo fare?». È la domanda che vogliamo farci anche noi in questo scorcio del tempo di preparazione al Natale.
Che cosa dobbiamo fare?
Compiere gesti di aiuto, di amore gratuito, partecipare ciascuno secondo il suo cuore e la sua generosità, alla festa che si sta preparando per i tanti poveri della nostra città, perché nel giorno di Natale non rimangano soli e tristi ma vivano un momento di fraternità e di gioia, all’interno dell’amicizia che lungo tutto l’anno ci porta ad incontrarli nei diversi luoghi della città.
«Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto» - rispondeva Giovanni a quelli che gli chiedevano «cosa dobbiamo fare?». Certo, dai tempi di Giovanni sono cambiate moltissime cose: chi aveva due vestiti era già in una condizione di privilegio rispetto ai molti che ne avevano uno solo; e anche il cibo era molto misurato.
Il nostro poco, donato da tanti, può aiutare molti
Forse questa indicazione ci aiuta a comprendere che il nostro poco di oggi era tantissimo per i tempi in cui è nato Gesù e ci aiutano ad essere più sobri. Una sobrietà che ci aiuta ad essere più generosi con quelli che non hanno nulla.
Questo atteggiamento del cuore e i piccoli gesti di solidarietà per preparare una festa bella per coloro che sono soli, ci intenerisce il cuore, lo allarga, e ci conduce al bambino di Betlemme, riconoscendo in Lui la sorgente di una vita piena di amore che porta pace al nostro mondo.
Intenzioni di preghiera
- Ti ringraziamo, o Signore, per l’annuncio di gioia che oggi riceviamo, vera consolazione per la nostra vita. Aiuta questi tuoi figli a comprendere qual è la tua volontà e donaci di venirti incontro nell’attesa umile e fiduciosa e nella preghiera incessante.
- O Signore, che porti il lieto annuncio ai poveri, fa che la tua venuta in mezzo agli uomini inauguri un tempo nuovo di riconciliazione e di pace per tutta l’umanità e particolarmente per chi soffre, per chi ha il cuore spezzato, per i prigionieri.
- Ti preghiamo o Signore per il Papa Benedetto, per il nostro vescovo Crescenzio e per la Santa Chiesa perché possa vivere la sua missione di preparare la via a te che vieni con una profezia umile e forte, che risuoni nel deserto di questo mondo.
- Ti presentiamo, o Signore, le invocazioni che lungo questa settimana sono state affidate alla nostra preghiera. Ti preghiamo per tutte le nostre comunità perché, nell’attesa che tu venga, sappiano testimoniare in una vita grata e serena la tua misericordia e annuncino la salvezza ai poveri secondo la tua volontà.
- Ti preghiamo, Signore, per tutti i malati, per chi è solo, per chi è tentato di lasciarsi andare. Dona a tutti sostegno e consolazione.
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