"Io sono il buon pastore."
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Dal Vangelo di Giovanni capitolo 10 versetti da 11 a 18.
11Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. 12Il mercenario - che non è pastore e al quale le pecore non appartengono - vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; 13perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.
14Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, 15così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. 16E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.
17Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. 18Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».
imitiamo gesu', buon pastore
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L’immagine del Buon Pastore
Questa quarta domenica di Pasqua è chiamata «del Buon Pastore», dall’immagine del Vangelo di oggi, dove Gesù stesso si presenta come il «buon pastore», colui che raccoglie e guida le pecore sino ad offrire per loro la sua stessa vita.
Quella del pastore è una immagine molto bella che troviamo spesso in tutta la Bibbia a partire dalla Genesi, quando Giacobbe nel benedire il figlio Giuseppe e i suoi fratelli, dice: «il Dio, alla cui presenza hanno camminato i miei padri, il Dio che è stato il mio pastore da quando esisto fino ad oggi, benedica questi ragazzi e si moltiplichino in gran numero in mezzo alla terra!» (48,15-16).
È una immagine che esprime la tenerezza e la cura del Signore per i suoi figli, li raccoglie, li ricerca dai luoghi dove sono dispersi, perché camminino con Lui. Il pastore svolge la sua opera per amore, rinunciando al proprio interesse anche a costo della vita.
Il pastore e il mercenario
L’immagine del pastore è contrapposta a quella del mercenario che agisce per interesse personale e per denaro, e si comprende bene perché nel momento del pericolo abbandona le pecore al loro destino. E il lupo – immagine del pericolo - «rapisce e disperde» le pecore.
Sono due immagini che rappresentano l’indifferenza e l’egoismo di tanti, atteggiamenti che di fatto sono alleati nel lasciare al loro destino i più deboli e gli indifesi. Viviamo in una società nella quale è tanto diffusa una mentalità mercenaria, che fa pensare solo al proprio tornaconto, alla propria soddisfazione e al prorpio guadagno.
Tanti cercano un «buon pastore»
Sono tante le persone che hanno smarrito il senso della vita e vagano senza una meta, come pure tanti sono gli stranieri che fuggono dai loro paesi in cerca di una vita migliore spesso abbandonati a loro stessi nella indifferenza, come pure tanti anziani che nella loro debolezza non sanno a chi affidarsi, o i giovani stessi in cerca di una strada per il loro futuro e non c’è chi gliela indichi.
Gesù è il buon pastore che si commuove su coloro che vivono nella dispersione senza una guida. E tutto il Vangelo ci presenta folle che vanno in cerca di Lui, portando con sé i malati e i sofferenti; e Gesù si ferma accanto a loro, ne ascolta il grido di aiuto, risponde e guarisce da ogni malattia e infermità.
Come Gesù, vivere mossi dall’amore
Ricordiamo le parole di quella piccola parabola nel Vangelo di Luca (15,4-6): «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l'ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, 6va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”».
Queste parole sono una domanda che ci interpella, vogliono parlare al cuore di ciascuno perché abbandoniamo ogni indifferenza e impariamo da Lui, dal Signore, a prenderci cura degli altri, specialmente dei più deboli; impariamo anche noi ad essere «il buon pastore», cioè responsabili dei fratelli e delle sorelle, del nostro prossimo.
Diventare una comunità di risorti alla vita con Cristo
Noi siamo figli di Dio – ci ricorda l’apostolo Giovanni – amati da Lui e chiamati a vivere radicati nel suo amore. Se il Signore è la nostra guida, se viviamo ascoltando e meditando ogni sua parola, il suo amore ci comunica le sue stesse preoccupazioni, intenerisce il cuore e ci fa commuovere su coloro che vagano in cerca di una meta, di un conforto, di un gesto di amore, di una parola di consolazione.
Il Signore sogna che ogni comunità cristiana, unita a Lui, si commuova sulle folle di questo mondo che sono come pecore disperse. Lasciamo che le parole del Vangelo, l’immagine di Gesù «buon pastore», siano esse a dare nuova forma alla nostra vita, rendano ogni giorno nuova la nostra vita, ; lasciamoci trasformare da Lui per diventare donne e uomini con un cuore di carne, rinascere alla vita di Cristo, risorgere a vita nuova e dire con l’apostolo Paolo: «le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove» (2Cor. 5,17).
Intenzioni di preghiera
- Gesù, vero pastore della nostra vita, rendici attenti alla tua voce e fa’ che camminiamo spediti sulla via dell’amore verso tutti i fratelli.
- O Signore, che vuoi raggiungere le pecore che non sono del tuo ovile, serviti di noi perché il tuo amore giunga a tutti gli uomini del nostro tempo.
- Ti preghiamo, o Signore, per il Papa Benedetto, per il nostro vescovo Crescenzio, per tutti i Vescovi e i Presbiteri: perché siano, come il Buon Pastore, forti e saggi nel guidare gli uomini all'incontro con te e alla scoperta del tuo amore.
- O Signore, accogli le invocazioni che ti presentiamo, in particolare ascolta la preghiera di chi, malato, con speranza si affida a te, cercando guarigione e consolazione.
- Signore, noi ti preghiamo perché cessi il tempo dell’odio, perché termini ogni guerra, perché si tornino a cercare vie di dialogo, di riconciliazione, di pace.
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