"Chi accoglie uno solo di questi bambini
nel mio nome, accoglie me"
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Dal Vangelo di Marco capitolo 9 versetti da 30 a 37
30Partiti di là, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse.
31Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». 32Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
33Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». 34Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande.
35Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servitore di tutti».
36E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: 37«Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».
RiempiamO il cuore e la mente con i sentimenti e i pensieri del Signore
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Vogliamo camminare dietro al Signore
Al termine della settimana ci lasciamo raccogliere dal Signore che si ferma a parlare con noi. Abbiamo nella mente e nel cuore i fatti di questi giorni, quelli che si riferiscono alla nostra vita personale, alla famiglia, ai luoghi del nostro lavoro; ma anche le notizie di violenza in diversi paesi musulmani perché è stato offeso il loro profeta Maometto; ci sono poi le notizie dolorose che provengono da paesi dove si lotta e si muore; e infine le notizie scoraggianti per la corruzione di alcuni che sono responsabili del bene comune.
Di fronte a tutto questo ci interroghiamo sul senso del nostro essere cristiani e camminare dietro al Signore. Si può seguire il Signore, ma continuare a pensare secondo la logica del mondo, dove tanti vogliono prevalere sugli altri. Si può credere che la violenza in certi casi è necessaria.
La scelta della via di pace indicata da Gesù
Per questo, quando Gesù – come ci dice il Vangelo di oggi – per la seconda volta spiega che a Gerusalemme egli andrà incontro ad un processo ingiusto fino ad essere condannato a morte, ma mai reagirà con la forza, i discepoli non capiscono e hanno paura di chiedere spiegazioni.
E quando giungono a Cafarnao, Gesù siede con loro per aiutarli a riflettere su se stessi, sui loro pensieri e ragionamenti: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». La parola di Gesù, le sue domande non sono per condannarci, ma per aiutarci a comprendere che il protagonismo, la voglia di prevalere sugli altri non portano ad una vita di comunione, stando in pace con gli altri.
Le liti, le accuse vicendevoli, la gelosia, lo spirito di contesa sono cose molto diffuse: nella società e tante volte anche nelle nostre famiglie. La scelta che Gesù propone ai suoi discepoli di ogni tempo non è una scelta perdente, ma una scelta per vivere in pace: «Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». Servire significa porsi con amore accanto agli altri, aiutarli. E questo rende migliori noi e disarma i cuori violenti.
Uniti, siamo un segno di speranza per il mondo
«Non rendete a nessuno male per male – scrive Paolo, spiegando bene il senso delle parola di Gesù - cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini. Se possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti» (Rm. 12, 17-18). In un mondo come il nostro, dove non mancano divisioni e violenze, la comunità cristiana è chiamata ad essere il segno vivente di unità, di comunione, di vita in armonia, proprio come le membra del nostro corpo che si muovono in sintonia fra di loro, le une al servizio delle altre.
Gesù viene a rovesciare la nostra concezione: è primo chi serve, non chi comanda. E per aiutarci a comprendere bene quello che vuol dire, egli prende un bambino, lo abbraccia e lo mette in mezzo al gruppo dei discepoli. Quel bambino deve stare al centro delle comunità cristiane: nei piccoli, negli indifesi, nei poveri, nei malati, in coloro che la società rifiuta e allontana, è presente Gesù, anzi il Padre stesso, Dio nostro Padre.
La domenica è dono del Signore per la nostra vita
L’incontro col Signore nel giorno santo della Domenica, il suo giorno, è un dono grande, importante, bello per la nostra vita: il Signore ci parla, ci interpella, ci permette di prendere coscienza della nostra povertà di cuore e del nostro peccato. Egli sta in mezzo a noi e si mette a spiegare il suo Vangelo, a correggere le deformazioni del nostro cuore e dei ogni atteggiamenti.
La liturgia della domenica è una grazia per la nostra vita: radunati attorno al Vangelo per ascoltare l’insegnamento del Signore, ci nutriamo del pane disceso dal cielo, ci lasciamo correggere nei nostri comportamenti, riempiendo il cuore e la mente dei sentimenti e dei pensieri del Signore.
Intenzioni di preghiera
- Signore, che sei tra noi come colui che serve e ci inviti al servizio generoso e gratuito, perdona la nostra distanza: tu che conosci il nostro cuore, aiutaci a farci piccoli innanzi a Te e a riconoscerti nei nostri fratelli più poveri.
- Signore insegnaci a non cercare privilegi e riconoscimenti, ma a crescere spiritualmente, ad essere assidui ascoltatori della tua Parola, che corregge, perdona e orienta la nostra vita.
- Ti preghiamo o Signore per il papa Benedetto, per il nostro vescovo Crescenzio e per tutta la Chiesa: donale la sapienza che viene dall’alto e la grandezza di chi serve.
- Accogli, o Signore, le intenzioni che ti presentiamo e che sono state a noi affidate. Ti preghiamo per chi è nella sofferenza perché sia consolato e per chi subisce ingiustizia, perché trovi solidarietà e aiuto.
- Libera, o Signore, l’umanità dalla bramosia, dallo spirito di contesa, dalle passioni violente che alimentano divisioni e violenze. Dona al mondo intero di conoscere la tua pace e benedici tutti coloro che fanno opera di pace.
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