"Io non vi lascerò orfani: verrò da voi"
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Dal Vangelo di Giovanni capitolo 14 versetti da 15a 21
Gesù disse ai suoi discepoli: «15Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, 17lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi.
18Non vi lascerò orfani: verrò da voi. 19Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete.
20In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi.
21Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui».
gesu' ci indica la via di un futuro nuovo
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C’è una preoccupazione da cogliere nelle parole di Gesù, la sera dell’ultima cena. Una preoccupazione per il futuro di quel gruppo fatto di poche e fragili persone, una preoccupazione per il futuro della comunità, di ogni comunità cristiana, possiamo dire per il futuro di quella che sarà la Chiesa lungo i secoli.
Questo nostro tempo sembra non essere capace di pensare a un futuro: non si fanno progetti, o sono progetti a corto raggio, non si vede un futuro. Si vive troppo schiacciati al presente.
Gesù pensa al futuro di quella vita iniziata con quei pochi discepoli raccolti per le strade della Palestina. Ora egli sta per lasciarli e vuole consegnare loro la sua eredità, quello che è iniziato con lui perché continui a svilupparsi sino alla fine dei tempi.
Una eredità che si potrà conservare e far vivere solo nella continuità di un rapporto personale con lui, con le sue parole; l’apostolo Pietro dice: “Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi” (1Pt. 3,15). È lui che ci fa vivere questa dimensione nuova della nostra vita, una vita radicata nel suo Spirito.
Egli è stato vicino a quei discepoli, li ha sostenuti, ha spiegato loro il significato di quello che vedevano compiersi e tante volte erano incapaci di comprenderne la portata. In realtà è stato lui il primo Paraclito, parola il cui primo significato è “chiamare vicino a sé”. Il Signore chiama i suoi discepoli perché stessero con lui – come leggiamo nel Vangelo – ed avessero in lui il soccorritore, il difensore, il consigliere.
Ma Gesù pensa al dopo: al dopo la sua passione, al dopo la Pasqua, al tempo che possiamo chiamare “il tempo della Chiesa”, il tempo della presenza di Dio nel mondo con una presenza diversa da quando percorreva le strade della Palestina. Gesù parla di un altro Paraclito che il Padre suo ci darà. Il Padre che ci ha mandato il suo Figlio perché stesse con noi, ora invierà un altro Paraclito, un altro che Gesù stesso chiama “lo Spirito della verità”.
Ricordiamo che Gesù ha detto di sé “io sono la via, la verità e la vita”. E questa via noi continuiamo a percorrerla accompagnati dallo Spirito di verità, nuovo Paraclito, nuovo accompagnatore, dopo che Gesù è salito al cielo. Ma la venuta di questo compagno che ci guida passa per il nostro legame con Gesù, attraverso la sua Parola vissuta quotidianamente. Il Vangelo vissuto manifesta il nostro rapporto di amore con Lui; e lui chiederà al Padre di inviarci lo Spirito della verità, che il mondo non è in grado di ricevere, perché “non lo vede e non lo conosce”.
Il mondo conosce un altro spirito, conosce ben altri spiriti che animano ideologie di menzogna, sistemi perversi che opprimono gli uomini e perpetuano la violenza. Sono spiriti che posseggono anche i nostri cuori e i nostri pensieri e si manifestano nella indifferenza, nell’amore solo per se stessi, nell’orgoglio, nelle inimicizie, nelle invidie, nell’arroganza.
Per questo Gesù parla dello “Spirito di verità” che non è mai arrogante, mai violento; esso opera con una forza che non è quella del mondo; è una forza di amore e per questo non ama la menzogna ma la verità, non fa essere mai arroganti, ma dolci e rispettosi.
Noi abbiamo bisogno di questo Spirito, quello che quei discepoli timidi e paurosi ricevono nel giorno di Pentecoste e che noi attendiamo nella nuova Pentecoste, al termine di questi giorni di Pasqua. Lo Spirito viene a scuotere le rigidità e chiusure del nostro cuore, a sciogliere col suo calore la pigrizia e la paura che ci tengono fermi.
Lo Spirito ci aiuterà a comprendere la parola di Gesù, ci sosterrà in mezzo alle difficoltà, ci guiderà alla verità tutta intera, farà crescere l’amore in mezzo a noi, farà abbondare la misericordia, susciterà nuovi profeti.
Il Signore non abbandona coloro che egli ha chiamato, che credono in Lui e camminano con lui. A quei discepoli che dinanzi alla notizia che egli avrebbe lasciato questa terra si rattristano, Gesù dice: “non vi lascerò orfani”. E queste parole le ripete a noi in questa liturgia che è la continuazione di quella prima liturgia nel cenacolo.
E Gesù ha fatto e continua a fare quanto annuncia a quei primi discepoli e annuncia anche a noi. Egli, col suo Spirito sostiene la comunità nelle vie difficili del mondo. E a noi ripete: non abbiate paura di fronte alle difficoltà, ai problemi, perché io sono con voi e vi invierò di nuovo lo Spirito che vi sosterrà, vi accompagnerà, vi guiderà.
Ma c’è bisogno che come i discepoli riuniti in preghiera nel cenacolo, ci prepariamo nella preghiera a vivere nuovamente questo evento. Il mondo ha bisogno di rivivere il miracolo di quella prima Pentecoste che trasformò il cuore e la vita dei discepoli.
“Tutti questi – leggiamo nel libro degli Atti - erano perseveranti e concordi nella preghiera, insieme ad alcune donne e a Maria, la madre di Gesù, e ai fratelli di lui” (Atti 1,14). Sia questo il modo di vivere questi giorni, insieme alla comunità, a tutti i nostri fratelli, per accogliere il dono dello Spirito. Anche se deboli e fragili, il Signore potrà servirsi di noi per comunicare speranza, per comunicare il sogno di una città, di tante città, che imparano ad accogliere, a farsi vicino, a costruire ponti di amicizia che conducono alla pace, quella vera, che viene dall’alto.
Intenzioni di preghiera
- Padre, sorgente dell'amore, conferma in noi il dono dello Spirito consolatore, perché mettendo in pratica i tuoi comandamenti, siamo pronti a rendere ragione della beata speranza che è in noi.
- Ti preghiamo o Signore per il papa Benedetto, per il nostro vescovo Crescenzio e per la Chiesa, perché aperta all'azione dello Spirito, sappia testimoniare, dinanzi al mondo, la speranza racchiusa in Gesù.
- Ti preghiamo o Signore per la nostra Comunità, perché lo Spirito di verità sostenga in essa l’impegno per la costruzione di un mondo rinnovato dalla Pasqua.
- O Signore, tu che non ci lasci orfani, accogli le invocazioni che ti presentiamo: proteggi col tuo Spirito consolatore i nostri fratelli malati e accogli la preghiera di chi nella debolezza del suo corpo a te si affida.
- Ti preghiamo o Signore per il mondo intero, per chi soffre e subisce violenza, per tutti gli uomini e le donne perché giungano tempi di pace e cessi ogni inutile spargimento di sangue.
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