parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo

Predicazione del 01/05/11

2a Domenica di Pasqua/A

   

Letture: Atti 2, 42-47; Salmo 117 1Pietro 1, 3-9; Giovanni 20,19-31

 


"Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani"

Dal Vangelo di Giovanni capitolo 20 versetti da 19 a 31

19La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». 20Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». 22Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. 23A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
24Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era

on loro quando venne Gesù. 25Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».

26Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». 27Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». 28Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». 29Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

30Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. 31Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

inviati dal signore con la forza del suo spirito

La venuta del Signore nella Pasqua settimanale

Dal giorno di quella prima Pasqua a Gerusalemme, dove Gesù entra mentre i discepoli sono a porte chiuse per paura e si manifesta loro, è iniziata questa presenza fedele del Signore che si manifesta ai suoi settimana dopo settimana, tanto da diventare il giorno del Signore – la domenica, come dice la parola stessa: dies Domini, il giorno del Signore, la Pasqua settimanale.

E il Vangelo di oggi lo evidenzia molto chiaramente: la sera di quel giorno, il primo della settimana; e poi continua più avanti: otto giorni dopo. È il nostro appuntamento col Signore, mentre siamo riuniti nella sua casa. Come quei primi discepoli, anche noi abbiamo vissuto l’esperienza della Pasqua, l’evento straordinario dello scontro con le forze del male che vogliono sopraffare il bene: morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello. Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa. Così canta la Chiesa nella bella sequenza di questo tempo.

Andare incontro ai tanti feriti dalla vita

La presenza di Gesù nella Santa Liturgia viene a fugare ogni dubbio e ogni paura che ancora possono trattenerci. Sul suo corpo sono molto evidenti i segni della sua passione. Le sue mani e il suo fianco sono quelli del crocifisso. Questi segni di dolore e di sofferenza segnano ancora il corpo della Chiesa, sono i segni che vediamo sui corpi di tanti uomini e donne sofferenti.

I discepoli sono chiamati a non rimanere rinchiusi nelle proprie paure ma ad andare incontro agli uomini e alle donne di questa generazione e di ogni generazione, fermandosi accanto ai tanti feriti della vita. Non c’è da aver paura perché il Signore dona largamente la forza del suo Spirito che opera guarigioni, dona pace perché è una forza di riconciliazione.

In ogni Pasqua per ciascuno di noi si rinnova il battesimo, cioè l’immersione nel mistero di amore di Cristo, un amore che non comprendiamo ancora pienamente, ma che ogni volta ci conduce ad una maggiore comprensione del dono di questa vita divina, vita di amore.

Come i primi discepoli, perseverare nell’ascolto della Parola e nella comunione fraterna

Ma perché non siamo risucchiati dai flussi e riflussi di questo mondo che ci circondano c’è bisogno di essere perseveranti nell’ascolto della Parola e nella comunione fraterna, fedeli alla preghiera che ci riunisce al termine di ogni giorno della settimana. È questo nutrimento che ci trasforma e rende possibile la guarigione e la rinascita di tanti che avevano perduto ogni speranza.

L’apostolo Paolo lo dice molto chiaramente: “l’amore del Cristo ci possiede, perché non viviamo più per noi stessi, ma per colui che è morto e risorto per noi. Cosicché non guardiamo più nessuno alla maniera umana: se uno è in Cristo, è una nuova creatura” (2 Cor. 5,14-17). Un cuore nuovo, uno sguardo nuovo, una vita nuova. Questo significa essere risorti con Cristo.

Il Tempo della Pasqua che ci conduce fino alla Pentecoste è uno spazio che ci è dato per poter comprendere e vivere quello che abbiamo vissuto nei giorni intensi della Pasqua, rileggere con occhi nuovi quello che il Signore opera per mezzo della Comunità, affidandosi a discepoli deboli e umili, ma resi forti dallo Spirito che ci è donato.
Papa Giovanni Paolo: una fede profonda e un cuore largo che abbraccia tutti

Oggi, giorno della beatificazione di papa Giovanni Paolo II, la sua figura, la sua vita, la sua fede, viene proposta a tutta la cristianità. Il suo coraggio, le sue aperture, il suo colloquio col mondo dei giovani, con quelli di altre religioni, con tutti gli uomini, provengono dalla sua fede, dalla fiducia totale nella forza del Signore, una fede con la quale si possono spostare le montagne di durezza, di indifferenza, di violenze. Una fede per mezzo della quale tutto diventa possibile, tutto può cambiare.

È la fede pasquale, la fede nella resurrezione, che permise a quel piccolo gruppo di discepoli, di cominciare il grande viaggio incontro agli uomini del loro tempo. E papa Giovanni Paolo II è uscito dal Vaticano e il suo orizzonte è stato il mondo, non solo in senso geografico, ma culturale, spirituale, capace di abbracciare ogni uomo con la passione e lo stesso amore di Cristo.

Ogni Pasqua è una sfida a superare i nostri piccoli orizzonti, i confini degli spazi che ci sono divenuti abituali, gli ambiti nei quali è facile adagiarsi e nei quali vivere senza pretese. La Pasqua è la sfida ad aprirci ad ogni uomo, ad ogni domanda, non perché siamo forti e potenti, ma solamente perché – deboli e povere persone – siamo quelli riconosciuti come coloro che stanno con Gesù. È Gesù stesso che nello scegliere i suoi discepoli, li pensava come tali: egli li scelse “perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demoni” (Mc. 3, 14-15).

Lo stare col Signore, la comunione fraterna vincono il nostro individualismo e protagonismo, ci rendono partecipi gli uni delle esperienze degli altri, moltiplicano la gioia e la forza di amore. La risposta che Tommaso dà ai suoi fratelli quando questi gli dicono “Abbiamo visto il Signore”, ci mette in guardia contro il pericolo a cui siamo facilmente esposti: la tentazione di dare spazio solo a quello ciascuno vive in prima persona: “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo”.

È quell’io protagonista sempre pronto ad emergere, contro il quale non abbassare mai la guardia, un io che ci fa essere poco interessati a quelli che vivono gli altri nostri fratelli, poco curiosi di quello che avviene al di là di noi. La figura di Giovanni Paolo II che oggi viene proposta alla Chiesa e al mondo come modello di vita, allarga il nostro cuore per un amore senza confini e ci chiama a vivere con la sua stessa intensità la passione per ogni uomo ed ogni donna.

L’amore di Cristo possieda ciascuno di noi e tutta la comunità, perché non viviamo più per noi stessi ma per Lui che è morto e risorto per noi.

Intenzioni di preghiera

  • O Signore, Padre Nostro, manda il tuo Spirito su questi tuoi figli, liberaci da ogni incredulità e rendici, come papa Giovanni Paolo, testimoni ardenti del messaggio di speranza e di salvezza del Vangelo, per liberare gli uomini e le donne del nostro tempo da ogni paura.
  • Ti preghiamo, o Signore, per il papa Benedetto, per il nostro vescovo Crescenzio e per la Chiesa che oggi gioisce per la beatificazione di Giovanni Paolo II. Tu che nel disegno misericordioso della tua provvidenza lo hai chiamato alla guida della Chiesa, donale di accogliere e di custodire sempre la sua memoria e la sua eredità, per manifestare al mondo, come lui ha fatto, il mistero del tuo amore per tutti.
  • O Signore grande e misericordioso, padre di tutti, re della pace e della vita, che hai inviato il tuo figlio Gesù ad annunciare pace ai vicini e ai lontani e ad unire i popoli in una sola famiglia, ascolta la nostra unanime preghiera e concedi al nostro tempo giorni di pace. In comunione con il tuo servo Giovanni Paolo ti invochiamo: mai più la guerra!
  • Al termine di questa settimana ti presentiamo, o Signore, le invocazioni che sono state a noi affidate. Per la testimonianza di tutti i tuoi martiri, aiutaci a vincere ogni paura e a spalancare a Te le porte del nostro cuore, a donare interamente la nostra vita per il tuo Vangelo e per l’umanità che invoca pace, amore e verità.
  • O Signore, fa’ che la tua luce della tua Resurrezione raggiunga ogni cuore e vinca il male, là dove sembra essere ancora tanto forte da spezzare vite innocenti. Guarisci chi è malato, solleva i poveri dalla loro miseria, libera i prigionieri, proteggi chi è in pericolo, sii difesa per i più deboli