parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo

Predicazione del 22/08/10

21ª domenica del tempo Ordinario/C

   

Letture: Isaia 66,18b-21; Salmo 116; Ebrei 12,5-7.11-13; Lc 13,22-30

 


"Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perchè molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno"

Dal Vangelo di Luca capitolo 13 versetti da 22 a 30

22Passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. 23Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: 24«Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno.

25Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”.

26Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”.

27Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. 28Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori.

29Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio.

30Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».

il vangelo: porta che conduce a dio

 

La liturgia di questa domenica si apre con la visione della salvezza come viene intesa da Dio: “lo - dice il Signore - verrò a radunare tutte le genti e tutte le lingue; essi verranno e vedranno la mia gloria” (Is 66,18). Dio, potremmo dire, non nasconde il suo progetto di salvezza, quello di fare una sola famiglia di tutti i popoli della terra; anzi, lo mostra sin dai tempi della prima alleanza con Israele.

Isaia, infatti, sebbene parlasse solo al popolo d’Israele, prefigurava il giorno in cui tutti i popoli della terra si sarebbero raccolti sul monte santo per lodare l’unico Signore.

In verità, già nella prima pagina della Scrittura, appare con evidenza questo respiro universale di salvezza: in Adamo ed Eva sono raccolti tutti gli uomini e tutte le donne, di ogni terra e di ogni tempo. E Noè, salvato dal diluvio, riceve da Dio un patto di alleanza a nome dell’intera umanità.

Il Signore da sempre è amico dei popoli e sin dalle origini vuole la salvezza di ogni uomo e di ogni donna.

La salvezza è un dono del cielo per tutti; e a tutti il Signore vuole darla. Nessuno, tuttavia, può reclamarla per diritto, o appropriarsene per nascita o per mera appartenenza esteriore.

La salvezza non è proprietà di una etnia, di un gruppo, di una comunità, di un popolo, di una nazione, di una civiltà.

Il Vangelo di Luca, annunciato in questa domenica, fa domandare a Gesù: “Signore, sono pochi quelli che si salvano?” (13,23). L’opinione corrente, in verità, si basava sulla convinzione che bastasse appartenere al popolo eletto per partecipare al regno futuro.

Questa domanda, invece, sembra suggerire che non basta appartenere al popolo eletto per ottenere la salvezza.

Gesù è d’accordo, ma va oltre. Non risponde direttamente all’interlocutore e si rivolge a tutti dicendo: “Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno” (v. 24).

Gesù sottolinea che la porta è stretta, ma è ancora aperta; tuttavia il tempo si è fatto breve e sta per essere chiusa. Bisogna perciò entrare, perché il padrone di casa “si alzerà e chiuderà la porta”. E se si resta fuori, magari perché si indugia troppo nelle proprie cose, non è più sufficiente mettersi a bussare ripetutamente, vantando appartenenze, consuetudini, e persino benemerenze. Il padrone non aprirà.

Ecco perciò la questione centrale posta da Gesù attraverso l’immagine della porta: è urgente aderire al Vangelo.

Quindi la salvezza non consiste nell’essere membro di un popolo e neppure nella semplice appartenenza a una comunità. Non è questione di partecipare a dei riti (fosse anche quello domenicale!), ma aderire subito al Signore con tutto il cuore e con tutta la vita.

Anche nella Chiesa può allignare la stessa consuetudine rimproverata al fariseismo: vivere con la superbia e la sicurezza di non dover correggere nulla dei propri comportamenti; vivere osservando pratiche esteriori, ma avendo il cuore indurito, lontano da Dio e dagli uomini.

Mentre l’indifferenza sembra prendere il sopravvento e l’abitudine a rinchiudersi in se stessi pare rafforzarsi, è davvero urgente che ognuno ritrovi la sua profondità spirituale nell’ascolto fedele del Vangelo, nel servizio ai più poveri e nella vita fraterna tra tutti.

Non di rado, invece, i singoli credenti, come anche le stesse comunità cristiane, si lasciano sorprendere dalla mentalità gretta ed egoista di questo mondo e si rinchiudono nel proprio particolare e nei propri problemi.

Lo sappiamo per esperienza: la porta dell’egoismo è larga, sempre spalancata e attraversata da moltissimi.

Ha ragione perciò la lettera agli Ebrei a ricordarci la correzione. Sì, la correzione del nostro cuore, dei nostri comportamenti. E la porta è il Vangelo.

È vero che è stretta, ma non in se stessa. È stretta rispetto ai numerosi e lunghi rami spuntati dal nostro egoismo.

Per entrare attraverso questa porta è necessario tagliare i rami dell’orgoglio, dell’odio, dell’avarizia, della maldicenza, dell’indifferenza, dell’invidia, e tanti altri ancora

Questi rami si sono sviluppati e infoltiti a tal punto da renderci quasi impossibile l’ingresso per quella porta.

Chi accoglie il Vangelo con il cuore viene come potato. Ed è vero, come scrive la lettera agli Ebrei, che “sul momento, ogni correzione non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo, però, arreca un frutto di pace e di giustizia” (v. 11).

E il frutto è entrare nella grande sala preparata dal Signore, dove “verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio” (Lc 13,29). Noi già da ora, in questa santa liturgia, possiamo gustare questa festa e gioirne con uomini e donne che prima ci erano estranei e ora sono divenuti fratelli e sorelle partecipi dell’unica famiglia di Dio.

Perciò Gesù può ripetere a noi quello che già disse a coloro che lo ascoltavano: “Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono” (Lc 10,23-24).

Intenzioni di preghiera

  • O Signore, noi ti preghiamo, in questa stagione rinnova in noi l’ascolto della tua Parola. Liberaci dagli affanni e dalle preoccupazioni, rendici vigili e attenti a ciò che è veramente importante. Allarga il nostro cuore e la nostra mente perché riconoscendoci peccatori allontaniamo il male che ci separa da te e dai nostri fratelli più piccoli e poveri.
  • Ti preghiamo o Signore per il papa Benedetto, per il nostro vescovo Crescenzio e per tutta la Santa Chiesa, perché sappia comunicare al mondo il Vangelo della salvezza, nutrendosi ogni giorno della parola del suo Maestro.
  • Ti preghiamo, o Signore, per chi è straniero, per gli immigrati, per i profughi perché possano trovare sostegno e solidarietà attraverso frateeli che offrano loro aiuto e amicizia.
  • O Signore, noi ti presentiamo le invocazioni che sono state affidate, alla nostra preghiera: ti preghiamo particolarmente per coloro che sono malati e che cercano la guarigione: liberali dal male, dona loro la tua salvezza.
  • Ti preghiamo, o Signore, per chi in questo periodo estivo è più solo, per gli anziani, per i carcerati, per i poveri. Veglia sulla loro vita e fa’ che tutti trovino conforto e consolazione.