parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo

Predicazione del 23/08/09

21ªDomenica del Tempo Ordinario/B
   
Letture: Giosuè 24,1-2a.15-18b; Salmo 33; Efesini 5,21-32; Giovanni 6,60-69.
 


"Anche voi volete andarvene?"

Dal Vangelo di Giovanni capitolo 6, versetti da 60a 69

60 Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: “Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?”.

61 Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano, disse loro: “Questo vi scandalizza? 62 E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima?

63 E’ lo Spirito che dá la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita. 64 Ma vi sono alcuni tra voi che non credono”. Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito.

65 E continuò: “Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio”. 66 Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui.

67 Disse allora Gesù ai Dodici: “Forse anche voi volete andarvene?”. 68 Gli rispose Simon Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; 69 noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio”.

la parola del signore ci invita
ad uscire dalla prigionia di noi stessi

La paura di coinvolgersi troppo

Gesù aveva sfamato con pochi pani e pochi pesci circa cinquemila uomini, oltre le donne e i bambini. E tutti erano rimasti contenti, tanto che alcuni si mettono a cercarlo anche quando egli si è allontanato da loro perché volevano farlo re.
Ma quando Gesù incomincia a parlare di se stesso come pane della vita, a invitare cioè a fare di lui la forma della loro vita, cioè a stabilire con lui un rapporto profondo, a entrare nella sua famiglia – questo significano le parole di Gesù: “io sono il pane della vita … chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna … la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda” – allora ci si ritrae, volendo dire che questo è troppo, perché chiama a delle scelte che cambiano le mie abitudini, i miei sentimenti, la mia vita. E questo è troppo.

La paura di lasciarsi cambiare dal Signore

Questo pensano e dicono molti dei discepoli che lo seguivano e talvolta anche noi che diciamo di essere suoi discepoli: “questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?”. È duro: perché? Perché il Signore ci chiede di cambiare, di aprirci alla sua vita, di fare della sua vita la nostra. Cioè di lasciarci plasmare da Lui, e vivere con Lui la vita del Padre suo.
E questo, per chi vive concentrato su se stesso, su ciò che è vicino a lui, sul proprio ambiente, sulla sua piccola realtà, è un “linguaggio duro”; perché è aprirsi ad un orizzonte nuovo di interessi e di affetti, è aprirsi a visioni più larghe, oltre il mondo che io conosco.

Il limite di una visione materialistica della vita

Ma poi c’è di più: andare oltre una visione materialistica delle cose. Il materialismo non è qualcosa solo di oggi. Quella folla era stata contenta di aver potuto mangiare, nutrirsi del cibo preparato da Gesù per loro. Ed avevano colto il tutto in maniera molto materiale. Per questo tornano a cercarlo e vogliono farlo re.

Gesù aveva detto più volte ai suoi discepoli: “non preoccupatevi per la vita, di quello che mangerete; né per il corpo di quello che indosserete … non state a domandarvi che cosa mangerete o berrete e non state in ansia” (Lc. 12, 22.29). Sono parole che invitano ad uscire da una cultura materiale, fatta di denaro, cibo, cose; cultura che è anche la nostra e che esprimiamo pure nei nostri discorsi.

Per questo i suoi discepoli fanno fatica a comprendere le sue parole: “È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita” (Gv. 6,63). Ma questo è l’invito ad uscire dal proprio piccolo mondo nel quale si è chiusi e del quale si è prigionieri. Chi segue Cristo viene liberato dal senso materialistico della realtà o dal mondo chiuso intorno a sé.

La libertà che viene dall’amore del Signore donato alla nostra vita

Lo Spirito del Signore ci apre all’amore largo, ci fa diventare suoi familiari, ci rende partecipi dei suoi stessi sentimenti. Ci porta ad amare le donne e gli uomini, i poveri, ci rende davvero umani. Ma questo significa accettare di non restare così come si è, di voler uscire da se stessi. Per questo molti discepoli dicono: “questo linguaggio è duro”. E il Vangelo aggiunge: “da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui”.

Che risponderemo noi? Che faremo, dinanzi alla domanda di Gesù, rivolta anche a noi: “Volete andarvene anche voi?”. Egli vuole vivere in noi perché non viviamo più per noi stessi ma per Lui: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me” (6,56-57). È il desiderio del Signore di liberarci da tante vecchie abitudini e sentimenti, di trasformarci nel profondo. Possiamo dire: è il suo desiderio di trasfigurarci.

Se credi, conosci un mondo nuovo di affetti e di interessi

Per questo c’è bisogno di credere in Lui, nella sua Parola. Chi crede, conosce e sperimenta un mondo nuovo nel quale il Signore ci fa entrare. Sant’Agostino, commentando questa pagina del Vangelo, dice: “Se tu non sarai con Dio, ne sarai diminuito, senza di lui tu diventi più piccolo. Cresci dunque in lui, non tirarti indietro, se ti avvicini a lui, ne guadagnerai … E Pietro non dice: abbiamo conosciuto e abbiamo creduto, ma «abbiamo creduto e abbiamo conosciuto». Abbiamo creduto per poter conoscere; infatti se prima volessimo sapere e poi credere, non saremmo capaci né di conoscere né di credere” (Comment. In Ioan., 27,9).

Se noi crediamo in Lui, il suo Spirito ci aiuterà più di quanto noi crediamo: ascoltando la sua Parola, imitando i suoi sentimenti, vivendo con lui come amico e compagno della nostra vita.

In un mondo segnato dal materialismo e dagli orizzonti ristretti, pur vivendo in un mondo globalizzato, le parole di vita del Signore, accolte e vissute, fanno di noi un segno della presenza di Dio in mezzo agli altri e diventano, per tutti quelli che avviciniamo, un invito all’apertura verso altri uomini e altri popoli, verso quelli che non contano niente, verso quelli che Gesù chiama “i suoi fratelli più piccoli”.

Intenzioni di preghiera:

  • Ti ringraziamo, Signore, perché ci parli con amore e ci chiami a vivere la nostra vita con te. Aiutaci a non farci prendere dalla paura di coinvolgerci con te, restando prigionieri della nostra piccola vita.
  • Ti preghiamo, Signore, perché il tuo Spirito ci apra agli orizzonti di un mondo largo, dove ci sia posto per tutti e dove non si viva preoccupati solo del denaro, del cibo e del vestito. Fa’ che il tuo Spirito ci liberi dalla prigionia del materialismo e ci renda tutti più umani.
  • Ti preghiamo, Signore, per il papa Benedetto, per il nostro vescovo Crescenzio e per tutta la Chiesa, perché con coraggio faccia sempre risuonare la parola del Vangelo che chiama gli uomini alla visione piena della vita con te.
  • Accogli, Signore, le invocazioni che ti presentiamo e che sono state a noi affidate lungo questa settimana. Ti preghiamo per quanti sono stranieri, profughi ed emigranti, che a rischio della vita cercano una terra che li accolga. Ti preghiamo per chi è malato, per chi è solo, per chi è nello sconforto, perché vengano sostenuti dal tuo amore e consolati dal tuo Spirito.
  • Ti preghiamo, Signore, per i paesi dove non c’è pace e dove si vive in un clima di odio e di paura. Ti preghiamo per gli uomini e le donne del nostro mondo ricco, perché non restino sordi e ciechi dinanzi ai poveri che bussano alle porte dei nostri paesi.