"E' risorto non è qui" |
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Dal Vangelo di Marco capitolo 16, versetti da 1 a 7
Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e Salòme comprarono oli aromatici per andare a ungerlo.
Di buon mattino, il primo giorno della settimana, vennero al sepolcro al levare del sole.
Dicevano tra loro: «Chi ci farà rotolare via la pietra dall'ingresso del sepolcro?».
Alzando lo sguardo, osservarono che la pietra era già stata fatta rotolare, benché fosse molto grande.
Entrate nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d'una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l'avevano posto.
Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: "Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto"».
cristo e' risorto e ci precede in galilea
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Il Vangelo della risurrezione parla di tre donne che si recano al sepolcro all’alba del primo giorno della settimana. Avevano seguito Gesù dalla Galilea ed erano rimaste con lui nei tre anni della vita pubblica. Non l’avevano mai lasciato ed erano giunte sin sotto la croce.
Ora, dopo la sua morte, mentre tutto ormai sembrava finito, volevano fare ancora un ultimo atto di compassione verso il corpo ormai senza vita del loro maestro. Non avevano ceduto alla paura, come i discepoli, i quali, prima erano prontamente fuggiti e poi si erano ritirati nella sicurezza di luoghi appartati. Loro, invece, tre povere e deboli donne, non potevano separarsi da quel maestro. E non si rassegnarono a quella morte.
Queste tre donne sono davanti a noi. E le vediamo andare in vari luoghi della nostra città, nella periferia, da quelli senza casa che dormono all’aperto, nei luoghi di dolore e di solitudine, come gli ospizi per anziani.
Con queste donne siamo condotti in questi luoghi dove ci sono persone che cercano compagnia, amicizia durevole. E c’è bisogno di coinvolgere altre persone che si uniscano a noi. Come quelle donne, anche noi non ci rassegniamo alla morte. Certo, esse non immaginavano ancora lo straordinario annuncio che stavano per ricevere, ma non hanno scelto di restare nel cenacolo come i discepoli oppure di tornare alla vita di sempre come i due di Emmaus.
Non seguirono la logica fredda della paura o della freddezza, si sono lasciate guidare dal linguaggio dell’amore che avevano appreso da Gesù. Avevano certo il problema di come togliere la pietra dal sepolcro: “Chi ci rotolerà via il masso dall’ingresso del sepolcro?” come si dicevano lungo la strada. Ma non erano rassegnate e seguirono quell’istinto di amore che avevano colto da Gesù.
La Pasqua, care sorelle e cari fratelli, secondo tutte le narrazioni evangeliche, inizia sempre andando verso il sepolcro, andando verso i tanti sepolcri di questo mondo. Gesù stesso, si potrebbe dire, inizia la sua risurrezione andando verso i sepolcri più profondi, scendendo negli inferi, come diciamo nel credo.
L’apostolo Pietro scrive che Gesù: “in spirito andò ad annunziare la salvezza anche agli spiriti che attendevano in prigione” (1Pt 3,19). Gesù non si è fermato nella tomba. È sceso – così commentano i Padri - a chiamare e a liberare tutti coloro che lo avevano preceduto, da Adamo sino al Battista. E a tutti loro ha detto: “Oggi, sarete con me in Paradiso”.
Non c’è inferno dove il Figlio dell’uomo non possa scendere. Gesù scende, visita ogni inferno, non c’è condanna irrevocabile. E i discepoli sono chiamati, assieme al Signore risorto, a continuare a scendere negli inferi di questo nostro mondo, a scendere nei luoghi dimenticati dagli uomini, là dove la vita è come sotto terra, là dove gli uomini e le donne sono schiacciati dal male, dalla guerra, dalla violenza, dall’ingiustizia, dalla fame, dalla solitudine, dalla dimenticanza, dall’attesa della condanna a morte.
La risurrezione parte dalla tomba di Gesù, parte dalle tante tombe degli uomini, dai tanti luoghi di dolore e di afflizione. Dobbiamo far nostra la preoccupazione – la stessa di quelle donne – di togliere le innumerevoli pietre pesanti che schiacciano i più deboli, dobbiamo entrare anche noi, come fecero quelle donne, dentro il sepolcro, dentro le ferite che il male procura agli uomini, per comprendere la risurrezione, per capire l’annuncio di questa notte e soprattutto per viverlo.
Care sorelle e cari fratelli, quelle tre donne, sono davanti a noi, ci hanno guidato sino a questa santa liturgia perché potessimo vivere assieme il mistero della Pasqua di risurrezione. Anche a noi, l’angelo vestito di bianco che ha rotolato via la pietra dal sepolcro, ha ripetuto: “Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. E’ risorto, non è qui….Ora andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto”.
Sì, i discepoli avevano dimenticato le parole di Gesù. Quante volte, negli anni precedenti, aveva detto loro che sarebbe risorto dai morti? Ma i discepoli lo avevano dimenticato, così come tante volte anche noi dimentichiamo la Parola di Dio, presi come siamo dal nostro orgoglio e dalle nostre abitudini ristrette e pigre.
Lungo il tempo della Quaresima la Parola di Dio ci è stata nuovamente ricordata con ricchezza ed abbondanza. Ed è stato riversato nei nostri cuori un patrimonio grande, un tesoro prezioso di sapienza evangelica ed umana che ci permette di essere nel mondo sapienti testimoni di quell’amore gratuito che ci rende operatori di misericordia e di pace, uomini e donne che non temono di vivere i grandi orizzonti dell’amore.
L’annuncio di questa Pasqua ci riempie di grande gioia. Una gioia che ci è data non per restare chiusa in se stessa, ma per divenire fermento di unione nelle nostre famiglie, nei nostri quartieri e nelle nostre città.
Ma la Pasqua non è un fatto che si ferma a tre sole povere donne, è per il mondo intero e va comunicata a tutti, in maniera larga. Siamo chiamati a preparare un mondo nuovo, una famiglia di popoli che abbandoni la guerra, che cancelli gli odi, che bandisca la violenza, ove i poveri siano amati e non più umiliati, e i bambini possano crescere nella pace.
È il grande sogno della risurrezione che in questa notte ci viene ancora una volta consegnato. La fede nel risorto ce lo fa vivere fin da ora e ci fa sperare per tutti. Non possiamo indugiare. “Ora andate!”, dice l’angelo alle donne. Da una parte c’è l’affermarsi della violenza e dall’altra la forza debole dell’amore. Quelle donne, ci stanno dinnanzi indicandoci nella forza debole dell’amore e della compassione, la via per stabilire la pace.
Non dubitiamo, non restiamo diffidenti. Impariamo da queste povere donne del Vangelo a correre, a non restare fermi nelle nostre abitudini, a non restare bloccati nelle nostre durezze. Custodiamo il grande dono che riceviamo in questa Pasqua e spargiamolo come seme di risurrezione ovunque il Signore ci conduce, nelle diverse realtà emarginate di questo mondo. Lì, anche noi lo vedremo, come egli ha detto.
La luce di Cristo risorto, il suo amore e la sua compassione siano con tutti noi, ora e sempre. Alleluja, Alleluja.
Intenzioni di preghiera:
- Ti preghiamo o Signore tu che con la tua morte hai vinto la morte e con la tua Resurrezione ci doni la vita, ascolta la nostra preghiera per il mondo intero, per la pace tra i popoli, per la prosperità di tutte le terre, perché il male sia vinto, la violenza non domini più sugli uomini e cessi ogni guerra.
- Ti ringraziamo o Signore per il dono di questa Pasqua, per la comunione che ci hai fatto gustare. Aiuta tutti noi, a partire da questi giorni vissuti accanto a Te, a crescere nell’amore.
- O Signore noi ti preghiamo per il Papa Benedetto XVI, per il nostro vescovo Crescenzio e per tutta la Chiesa, perché sia comunità pasquale e annunci al mondo la buona notizia della salvezza.
- O Signore di ogni consolazione, in questo giorno di esultanza, noi ti preghiamo: dona ad ogni uomo la forza liberatrice della Pasqua, perché nessuno resti prigioniero del peccato, della morte, della tristezza ma tutti gustino la gioia della redenzione.
- Ti preghiamo o Signore, tu che nella Resurrezione dissolvi ogni paura e rendi possibile ciò che il nostro cuore spesso non ha saputo sperare, fa che sappiamo ricevere la vita nuova che sorge dal tuo sepolcro e che questa Pasqua segni per ciascuno di noi un nuovo battesimo nell’amore e nella pace.
- Ti preghiamo o Signore rafforza la fede di questa tua famiglia perché possa vivere il tuo amore senza limiti ora e nei giorni che verranno, testimoniando a tutti che tu il Risorto sei la speranza di un mondo pacificato. Ti preghiamo in particolare per ogni terra provata dalla guerra e dalla miseria.
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