parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo
Predicazione del 16/03/08
Domenica delle Palme/A
   

Letture: Isaia 50,4-7; Salmo 21; Filippesi 2,6-11; Matteo 26,14-27,66.

 


"Osanna al Figlio di Davide"

Dal Vangelo di Matteo capitolo 26, versetti da 14 a 27.66

Allora uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti 15 e disse: "Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni?". E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. 16 Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnarlo.

17 Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: "Dove vuoi che ti prepariamo, per mangiare la Pasqua?". 18 Ed egli rispose: "Andate in città, da un tale, e ditegli: Il Maestro ti manda a dire: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli".

19 I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.20 Venuta la sera, si mise a mensa con i Dodici. 21 Mentre mangiavano disse: "In verità io vi dico, uno di voi mi tradirà".

22 Ed essi, addolorati profondamente, incominciarono ciascuno a domandargli:Sono forse io, Signore? 23 Ed egli rispose: "Colui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirà. 24 Il Figlio dell’uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!".

25 Giuda, il traditore, disse: "Rabbì, sono forse io?". Gli rispose: "Tu l’hai detto".

26 Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: "Prendete e mangiate; questo è il mio corpo".

27 Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo: "Bevetene tutti, . 66 che ve ne pare?". E quelli risposero: "E’ reo di morte!".

Accogliamo Il Signore
che entra mite nella nostra vita

La Santa Settimana si apre con la memoria dell’ingresso in Gerusalemme. Il viaggio di Gesù, iniziato dalla Galilea, sta per concludersi. L’ultima tappa, ci dice il Vangelo di Matteo, è Betfage, sul monte degli Ulivi. Gesù si ferma e manda avanti due discepoli perché procurino per lui una cavalcatura. Vuole entrare in Gerusalemme come mai aveva fatto prima. Il Messia, che fino a quel momento si era tenuto nascosto, prende possesso della città santa e del tempio, rivelando così la sua missione di vero e nuovo pastore d’Israele, anche se questo - e lo sa bene - lo porterà alla morte. Non entra su un carro come il capo di un esercito, sebbene usi la cavalcatura dei sovrani dell’antichità: un puledro (Gn 49,11).

L’asinello non significa povertà o diminuzione della dignità; è vero, semmai, il contrario. Gesù conosceva quanto è scritto nel profeta Zaccaria: “Esulta, figlia di Sion! Fa sentire il tuo osanna, figlia di Gerusalemme! Ecco il tuo sovrano viene a te, umile, cavalcando un asinello, seduto su un puledro d’asina” (9,9).

Gesù entra in Gerusalemme come re. La gente sembra intuirlo e si mette a stendere i mantelli lungo la strada com’era uso in Oriente al passaggio del sovrano. Anche i ramoscelli di ulivo, presi dai campi e cosparsi lungo il percorso di Gesù, fan da tappeto. Il grido “Osanna” (in ebraico vuol dire “aiuta”) esprime il bisogno di salvezza e di aiuto che la gente sentiva. Finalmente arrivava il Salvatore. Gesù entra in Gerusalemme, e nelle nostre città di oggi, come colui che solo può farci uscire dalle schiavitù per renderci partecipi di una vita più umana e solidale. Il suo volto non è quello di un potente o di un forte, ma di un uomo mite ed umile. Bastano sei giorni per chiarire tutto, il volto di Gesù sarà quello di un crocifisso, di un vinto.

È il paradosso della domenica delle Palme che ci fa vivere assieme il trionfo e la passione di Gesù. La liturgia, infatti, con la narrazione del Vangelo della passione dopo quello dell’ingresso in Gerusalemme, vuole come accorciare il tempo e mostrare subito il vero volto di questo re. L’unica corona che nelle prossime ore gli viene posta sul capo è quella di spine, lo scettro è una canna e la divisa è un manto scarlatto da burla. Come sono vere le parole di Paolo: “Pur essendo di natura divina, egli non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di schiavo” (Fil 2,6-7).

Quei rami di ulivo che oggi sono il segno della festa, fra qualche giorno, nell’orto ove si ritirava per la preghiera, lo vedranno sudare sangue per l’angoscia della morte. Gesù non fugge, prende la sua croce e con essa giunge sul Golgota, ove viene crocifisso. Quella morte che agli occhi dei più sembrò una sconfitta, fu in realtà una vittoria: era la logica conclusione di una vita spesa per il Signore. Davvero solo Dio poteva vivere e morire in quel modo, ossia dimenticando se stesso per donarsi totalmente agli altri. Una bella tradizione vuole che ognuno porti a casa il ramo di ulivo benedetto dopo aver cantato assieme ai fanciulli degli ebrei: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore”.

È la memoria del giorno dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme. Quel ramoscello è il segno della pace. Ma deve ricordarci anche il bisogno che Gesù ha della nostra compagnia. Proprio sotto quei secolari ulivi del Getsemani, Gesù, preso dall’angoscia della morte, volle che i suoi gli stessero accanto. E quanto amare sono quelle parole rivolte a Pietro: “Così non siete stati capaci di vegliare un’ora sola con me?” (Mt 26,40). Il ramo di ulivo sia segno del nostro impegno a stare accanto al Signore soprattutto in questi giorni. È un modo bello per consolare un uomo che va a morire per tutti.

Intenzioni di preghiera:

  • Signore mentre entri a Gerusalemme e vai verso la tua Passione aiutaci in questi giorni a stringerci a te, a seguirti con fedeltà ed amore nell’ora dolorosa della croce per rinnovare profondamente la nostra vita, abbandonando l’amore per noi stessi, aprendo il nostro cuore alla forza del tuo Vangelo che cambia il mondo.
  • Ti preghiamo o Signore per il Papa Benedetto, per i nostro vescovo Crescenzio e per tutta la tua Santa Chiesa, perché viva con fede il mistero della Passione, raccolga dalla croce il frutto della speranza e lo annunci a tutte le genti.
  • Ti preghiamo o Signore, re mite, per la pace di tutti i popoli, perché gli uomini e le donne ricerchino sempre ciò che unisce e allontanino da sé ciò che divide.
  • Ti preghiamo o Signore perché tutti i tuoi figli, sparsi in ogni parte del mondo, vivano questo tempo come un’occasione per colmare le distanze e per rinnovare il dialogo e l’amicizia tra tutte le Chiese cristiane.
  • O Signore la tua Passione ci ricorda che siamo stati amati senza misura. Con questa certezza ci rivolgiamo a te e ti invochiamo per tutti coloro che sono colpiti dal dolore, dall’umiliazione, dall’ingiustizia. Aiutaci nel tuo nome ad essere sempre solidali con loro.
  • O Signore al termine di questa settimana ti presentiamo le invocazioni che sono state a noi affidate e ti preghiamo per tutti i morenti, perché siano accolti nella tua misericordia e conoscano la tua pace senza fine.
  • Ancora ti preghiamo o Signore per tutti i poveri della terra che attendono il loro riscatto. In particolare ricordati dell’Africa, unisci a te questa terra perché risorga a vita nuova.