parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo

Predicazione del 31/08/08

22ª Domenica Tempo Ordinario /A
   

Letture: Geremia 20,7-9; Salmo 62; Romani 12,1-2; Matteo 16,21-27.

 

"Chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà "

Dal Vangelo di Matteo capitolo 16, versetto da 21 a 27

21Da allora Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno.

22Ma Pietro lo trasse in disparte e cominciò a protestare dicendo: «Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai». 23Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».

24Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.

25Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. 26Qual vantaggio infatti avrà l’uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l’uomo potrà dare in cambio della propria anima? 27Poiché il Figlio dell’uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e renderà a ciascuno secondo le sue azioni. 28In verità vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che non morranno finché non vedranno il Figlio dell’uomo venire nel suo regno».

non conformiamoci alla mentalita' di questo mondo

Abbiamo ancora tanto da comprendere della nostra vita con Gesù

Domenica scorsa il Vangelo ci ha presentato Pietro, che davanti alla domanda diretta che Gesù pone ai discepoli – “Voi, chi dite che io sia?” – ha risposto in maniera pronta e chiara: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. Potremmo dire: Risposta esatta.

Ma che significa riconoscere Gesù, come il Figlio stesso di Dio, fatto uomo e venuto in mezzo in mezzo a noi? Pietro pensava di averlo già compreso: gli piaceva quel che faceva Gesù fermandosi accanto a tutti, anche se a volte rimaneva meravigliato per certi suoi incontri: con la samaritana, con i lebbrosi, con le prostitute ... Ma c’era ancora tanto da comprendere, da cogliere in profondità nelle parole e nelle azioni di Gesù. E lo vediamo dinanzi all’annuncio dei giorni difficili della passione e della sua condanna a morte.

Dinanzi alla sofferenza tutti vogliamo fuggire. E quando Pietro sente Gesù che parla delle sofferenze che stanno per abbattersi su di lui, fino ad essere ucciso, crocifisso a Gerusalemme, si ribella, interviene: “Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai”. Non comprende che i consigli che vuole dare al Signore conducono al compromesso, al tradimento del compito per cui Gesù è venuto. “Tu mi sei di scandalo – gli risponde il Signore – perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini”.

Lasciarci interrogare dai frutti che vengono dalla logica di questo mondo

Su questo siamo invitati a fermarci oggi, a riflettere insieme: dove porta questa logica del compromesso che cerca di mettere insieme il pensiero di Dio e la logica del mondo? Dove porta questo pensare solo a sé stessi, credendo di fare il proprio bene? Dove conduce la ricerca di sempre maggiori comodità, di voler possedere più beni, di avere di più e consumare di più?

Porta a diventare cristiani tiepidi, che vivono come tutti gli altri, si comportano allo stesso loro modo, senza manifestare la forza e la bellezza del vivere con i sentimenti stessi di Gesù. Porta alla rassegnazione di fronte alla violenza del mondo, complici passivi di fronte a tante ingiustizie.

Gli uomini hanno bisogno di ritrovare la propria anima, ritrovare il cuore della propria umanità, riscoprire la nostra comune origine. Il profeta Malachia così richiamava il popolo che si era allontanato dagli insegnamenti dei padri: “Non abbiamo forse tutti noi un solo Padre? Forse non ci ha creati un unico Dio?” (Mal. 2,10).

La tentazione di lasciarci andare a vivere come tutti

Ma tante volte ci sembra inutile continuare a testimoniare, ad annunciare il Vangelo della vita, a seminare parole e gesti di amore, di aiuto. La tentazione del profeta Geremia di smettere di annunciare, di lasciarsi andare a una vita come tutti, la conosciamo anche noi, quando pensiamo di ritirarci – e tante volte non è solo un pensiero, ma una decisione – di ritirarci nel nostro piccolo privato, come se fosse possibile staccarci da una realtà che ci riguarda tutti: “Mi dicevo: non penserò più a lui, non parlerò più in suo nome!”.

Ma Geremia confessa che non è possibile ritornare nella indifferenza, ciechi e sordi dinanzi alle sofferenze di tanti; non è possibile, non ci riesce: “ma nel mio cuore c’era come un fuoco ardente, chiuso nelle mie ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo”. Se noi non smettiamo di ascoltare il Signore che ci parla, se lasciamo aperta la porta del nostro cuore, il fuoco dello Spirito ci dà forza, ci spinge, ci apre gli occhi sugli altri.

La condizione difficile di tanti cristiani che sono minoranze in tanti paesi

I cristiani che muoiono in India, colpiti dalla violenza induista, ci mettono dinanzi alla situazione di tanti cristiani che vivono in paesi, dove la situazione per loro si è fatta difficile. Sappiamo che la presenza dei cristiani in Medio Oriente, in Turchia, si riduce sempre più a causa delle condizioni difficili in cui sono costretti.

I cristiani in India sono una piccola minoranza, da tempo sono nel mirino dei fondamentalisti hindu che contestano l’azione sociale della Chiesa verso le fasce più deboli, quelli che sono detti intoccabili, che sono i più poveri. Molti cristiani – non solo in India, ma in vari angoli difficili del mondo – non si sono voluti proteggere da questa violenza: vivono tra la gente senza difesa, continuando ad operare in condizioni difficili.

Questi cristiani rappresentano una presenza pacifica rispetto alla logica del terrore. La loro fede li rende diversi dal clima intossicato di odi. Ma questa è la loro forza: in una realtà di ferocia, di violenze e uccisioni, vivono la carità, la vita dello Spirito, che riconcilia, genera altra carità e non teme di dare la vita.

È proprio questo, quello che Pietro, il discepolo di Gesù, faceva fatica a comprendere. Lo avrebbe compreso dopo. La testimonianza di questi nostri fratelli che ci deve interrogare, anche rispetto al nostro comportamento nei confronti delle minoranze presenti fra noi, delle persone più deboli che vivono nella nostra società.

“Non conformatevi alla mentalità di questo secolo – dice anche a noi l’apostolo Paolo - ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere ciò che è buono, gradito a Dio”.

Intenzioni di preghiera:

  • Signore, guidaci ogni giorno nella conoscenza del tuo amore perché possiamo comprendere il mistero della vita che la tua croce e resurrezione ci manifestano.
  • Signore, rendici ogni giorno di più, cedevoli dinanzi al tuo amore, perché tu ci possa invadere interiormente e trasfigurarci per diventare un segno della tua luce in mezzo agli uomini.
  • Tu conosci, Signore, quando è stata tenace la nostra resistenza dinanzi al tuo stare alla porta del nostro cuore e bussare per entrare. Perdona le nostre resistenze che ancora ci tengono prigionieri di noi stessi; liberaci dall’amore per noi stessi per entrare pienamente nel tuo amore.
  • Signore, ti preghiamo per il Papa Benedetto, per il nostro Vescovo Crescenzio e per tutta la Chiesa, perché sia nel mondo il segno di una via diversa che conduce l’uomo alla vera pace, quella che viene da te.
  • Signore, chiediamo a Te che sei il Padre di tutti gli uomini, di sostenere la fede dei cristiani che subiscono discriminazione e persecuzione, per quelli che vivono in India ore difficili. Aiuta tutti a vedere nei propri simili i figli dello stesso unico Padre; libera i nostri cuori dalle discriminazioni, dal razzismo, dalla violenza sui più deboli.
  • Ti preghiamo Signore per i poveri, per i malati, per le persone sole, perché trovino aiuto e conforto; ti preghiamo perché venga la pace dove ancora si combatte e si muore; aiutaci a vivere insieme, sradica l’odio dal cuore degli uomini