parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo
Predicazione del 26/02/06
8ª Domenica del Tempo Ordinario/B
   
Letture: Osea 2,16.17.21-22; 2Corinzi 3,1-6; Marco 2, 18-22 .

 


"Possono digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con loro?"

Dal Vangelo di Marco capitolo 2 versetti da 18 a 22

18I discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Si recarono allora da Gesù e gli dissero: “Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?”.

19Gesù disse loro: “Possono forse digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. 20Ma verranno i giorni in cui sarà loro tolto lo sposo e allora digiuneranno.

21Nessuno cuce una toppa di panno grezzo su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo squarcia il vecchio e si forma uno strappo peggiore. 22E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri e si perdono vino e otri, ma vino nuovo in otri nuovi”.

accogliere il vangelo, pronti
a lasciarci trasformare profondamente

Una religione cristiana ancora percepita da tanti come una cosa vecchia

Non sono pochi quelli che vivono lontani dalla Chiesa e dalla religione. E quando capita di parlare con loro, spesso si nota che di quella Chiesa e di quella religione da cui sono lontani, hanno una idea come di qualcosa di molto arcaico, di superato; di qualcosa di cui si può fare benissimo a meno, tranne che in alcuni momenti in cui sembra che la religione ci stia bene.

E qui nasce una domanda per noi che cerchiamo di vivere cristianamente, partecipando alla vita della Chiesa. È una domanda che nasce dinanzi alle pagine della Scrittura proposte in quest’ultima domenica del tempo ordinario, prima di entrare nei quaranta giorni che invitano a prepararci interiormente ad un’altra Pasqua.

C’è un gruppo di persone – alcuni discepoli di Giovanni e alcuni del gruppo dei farisei, gente osservante di tutte le prescrizioni della legge ebraica – che osservano in maniera critica il comportamento di Gesù, la sua libertà rispetto a certe regole consolidate, le sue tante manifestazioni di attenzione a persone aliene da comportamenti religiosi corretti, anzi lo stare spesso con loro. Sono comportamenti che fanno loro scuotere la testa, sono innovazioni religiose che si allontanano dalla norma. Queste persone sono scandalizzate perché Gesù non si preoccupa di osservare e far osservare la pratica del digiuno, che consisteva nell’astensione totale dal cibo per un’intera giornata.

I profeti hanno denunciato il carattere di menzogna che può assumere il digiuno. Isaia scrive:

“Ecco, nel giorno del vostro digiuno curate i vostri affari, angariate tutti i vostri operai. Ecco, voi digiunate fra litigi e alterchi e colpendo con pugni iniqui … Non consiste forse il digiuno nel dividere il pane con l'affamato, nell'introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo?” (58,3-4.7).

È il digiuno di cui parla anche Gesù nel parabola del fariseo e del pubblicano, dove vediamo il fariseo che digiuna mentre disprezza gli altri e giudica quelli che non fanno come lui.

Dio è simpatia e i cristiani la manifestano

C’è molto da riflettere per ciascuno di noi se non finiamo per vivere il nostro cristianesimo come una serie di regole da seguire, di appuntamenti religiosi, di preghiere, senza cogliere la novità del rapporto che Dio viene a instaurare con noi per mezzo di Gesù. Il cristiano è anzitutto un uomo che vive la gioia di un’amicizia personale col Signore, che lo porta a scoprire nel volto degli altri i suoi fratelli e a voler loro bene; è un uomo che comunica agli altri questa gioia frutto del dono di amore che vive. C’è da digiunare ed essere tristi quando ci siamo allontanati dal Signore; un digiuno come segno di pentimento e di un porsi nuovamente in ascolto del Signore e della sua Parola.

Insomma: essere cristiani, vivere il Vangelo, attuare quello che ha detto e ha fatto il Signore, è bello, dà gioia, ci rende simpatici e attira la simpatia degli altri, proprio come accadeva alle prime comunità cristiane. Per la comunità cristiana Gesù è come lo sposo; stare con lui dà gioia. E anche oggi, spesso da parte di persone lontane dalla Chiesa, c’è lo stupore e la meraviglia di incontrare cristiani diversi dall’idea stereotipa che essi se ne sono fatta. E c’è la voglia di avvicinarsi a queste persone, alla loro esperienza; c’è il desiderio di partecipare a questo modo di vivere o quantomeno di guardarlo con molto rispetto e attenzione.

Le parole del Vangelo di oggi (Marco 2,21-22) ci interrogano:

“Nessuno cuce una toppa di panno grezzo su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo squarcia il vecchio e si forma uno strappo peggiore. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri e si perdono vino e otri, ma vino nuovo in otri nuovi”.

Abbiamo forse messo una toppa di Vangelo su una vita vecchia, senza volerla cambiare radicalmente? Abbiamo forse immesso la novità del Vangelo dentro mentalità vecchie e indurite? Sono domande da farci con semplicità e lealtà, senza voglia di nasconderci, di scusarci o giustificarci. Gesù non è venuto per condannare, ma per salvare e rinnovare la nostra vita. E il Vangelo ha una forza enorme di rinnovamento.

Guardiamo già ai giorni santi della Quaresima, che inizia col gesto umile delle ceneri poste sul nostro capo; vediamolo già come un tempo in cui il Signore ci vuole attirare più vicini a sé, ci condurrà nel deserto e ci farà cantare donandoci la giovinezza del cuore. Gustiamo le parole del profeta innamorato del Signore, Osea (2,16-22); respiriamo l’amore grande di Dio per noi che queste parole manifestano:

“ecco, la attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore. Là canterà come nei giorni della sua giovinezza, come quando uscì dal paese d'Egitto. Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nella benevolenza e nell'amore, ti fidanzerò con me nella fedeltà e tu conoscerai il Signore”.

Prepariamoci a un silenzio in cui Dio possa farci udire la sua voce

Lasciamoci attrarre dal Signore, prepariamo giorni sgombri dal nostro chiasso interiore, dai tanti impegni di persone affaccendate, prepariamoci a un silenzio interiore in cui il Signore possa parlarci a lungo, cuore a cuore, con la sua Parola che terremo sulle ginocchia, fra le mani e dinanzi ai nostri occhi. E sperimenteremo la sua dolcezza, il suo amore appassionato, la sua tenerezza per noi.

Al profeta Osea fanno eco le parole dell’apostolo Paolo che ci dice: se vi lascerete trasformare interiormente dal Signore, voi sarete una lettera di Cristo per gli uomini di oggi, per gli uomini agitati di questo tempo, che vivono senza sognare un futuro per sé e per quelli che verranno. Lasciamo che il Signore incida le sue parole nel nostro cuore fino a farle diventare vita. E sarà – e in qualche modo già lo è – sarà la nostra vita a parlare ai nostri fratelli, ai nostri contemporanei.

Non mettiamo un pezzo di Vangelo su una vita vecchia, non versiamo il vino nuovo della Parola di Dio dentro un cuore che ci ostiniamo a conservare duro e vecchio.

Vorrei infine che queste riflessioni sulla novità che sgorga dal Vangelo ci facessero riflettere anche sulla preoccupazione che abbiamo come genitori, di educare i nostri figli.

Tanti genitori si preoccupano che i loro figli possano crescere in maniera sana, che si possano preparare alla vita da adulti: seguendoli nello studio, aiutandoli a sviluppare il proprio corpo con gli strumenti che lo sport mette a disposizione. Ma che ne è della loro vita interiore? Della vita spirituale?

Ci si pone la domanda su come aiutare quelli che da bambini hanno partecipato ai corsi del catechismo, a sviluppare nell’età dell’adolescenza e poi della giovinezza, quei semi di vita cristiana posti nel loro cuore? Può essere soddisfatto un genitore perché i suoi figli hanno buoni risultati nello studio e sono bravi anche nello sport? Non manca qualcosa di essenziale alla loro vita in crescita? Sono domande che rivolgo a tutti quelli che hanno a cuore il futuro dei loro figli, perché si apra nella loro vita lo spazio per lo sviluppo del loro spirito .

  • Intenzioni di preghiera:

  • Ti ringraziamo o Signore perché ci colmi di ogni bene e non ti dimentichi del tuo amore per noi. Rendici degni dell’alleanza nuziale che hai stretto con il tuo popolo, capaci di rinnovarci nel profondo per vivere nella libertà che ci viene data dal tuo amore e dalla tua amicizia.
  • Ti preghiamo o Signore per il Papa Benedetto XVI, per il nostro vescovo Michele e per la Santa Chiesa, perché anche in mezzo alle difficoltà sappia comunicare al mondo la novità gioiosa del Vangelo.
  • [Un bambino] Gesù, il tuo Vangelo ci insegna a compiere il bene, anche quando tanti fanno il male. Aiutaci a stare sempre con te.
  • O Signore Gesù, che sei venuto a liberarci dalla tristezza e dalla schiavitù, fa che gustiamo la tua amicizia, la tua presenza festosa in mezzo a noi: concedici di essere gioiosi testimoni del tuo amore che accoglie e perdona.
  • O Signore, ti preghiamo per tutti i popoli che vivono la miseria della guerra: perché risorgano tempi di pace, sia asciugato il pianto di chi soffre e sia vinta ogni divisione..
  • O Signore che trasformi il dolore e il pianto in gioia senza fine, consola chi soffre, chi è solo, chi è povero, chi è malato: che il tuo amore tenero e appassionato possa raggiungere ogni uomo.
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