Calarono il lettuccio su cui giaceva il paralitico, davanti a Gesù. |
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Dal Vangelo di Marco capitolo 2 versetti da 1 a 12
1Dopo alcuni giorni, Gesù entro entrò di nuovo a Cafarnao. Si seppe che era in casa 2e si radunarono tante persone, da non esserci più posto neanche davanti alla porta, ed egli annunziava loro la parola.
3Si recarono da lui con un paralitico portato da quattro persone. 4Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dov’egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono il lettuccio su cui giaceva il paralitico. 5Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: “Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati”.
6Seduti là erano alcuni scribi che pensavano in cuor loro: 7”Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?”.
8Ma Gesù, avendo subito conosciuto nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: “Perché pensate così nei vostri cuori? 9Che cosa è più facile: dire al paralitico: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina? 10Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati, 11ti ordino - disse al paralitico - alzati, prendi il tuo lettuccio e và a casa tua”.
12Quegli si alzò, prese il suo lettuccio e se ne andò in presenza di tutti e tutti si meravigliarono e lodavano Dio dicendo: “Non abbiamo mai visto nulla di simile!”.
Con la forza di amore del Signore
possiamo affrontare il male
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Sono tanti quelli che cercano una risposta alla domanda di senso
Spesso si fanno analisi sul comportamento verso la religione da parte dei cattolici in Europa e più specificamente da parte degli italiani. Si parla della partecipazione alla messa domenicale, che è piuttosto bassa, di un rapporto con la Chiesa da parte della maggioranza limitato ai momenti della celebrazione di un sacramento – cose che certamente sono vere - ; e si parla anche di quanto la ricerca del benessere, un incitamento continuo a un consumismo esagerato mortifichi la parte spirituale dell’uomo, riducendolo a una sola dimensione, quella materiale.
Ma l’inizio del brano evangelico (Marco 2,1-2) di oggi induce a riflettere e a farsi delle domande:
“Gesù entro entrò di nuovo a Cafarnao. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone, da non esserci più posto neanche davanti alla porta, ed egli annunziava loro la parola”.
Non sappiamo quanta gente a quel tempo partecipasse in modo pieno e non formale alla vita religiosa della sinagoga e del tempio. Eppure il Vangelo ci parla spesso di folle che cercano Gesù, di gente che si accalca attorno a lui per ascoltarlo e toccarlo. Perché tutto questo? Nel Vangelo stesso troviamo la risposta quando più volte si dice: “egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità e non come i loro scribi” (Matteo 7,29).
Io penso che anche oggi - anche se in mezzo a difficoltà specifiche che sono del nostro tempo, in presenza dell’incontro-scontro tra culture diverse e alla difficoltà di cercare vie per vivere insieme fra diversi – credo che anche oggi sono tanti quelli che cercano una parola vera per la propria vita, supportata dalla testimonianza di quello che si predica o in cui si afferma di credere. Lo vediamo nella ricerca di tante persone che desiderano ascoltare parole che comunicano la forza del Vangelo, lo vediamo nella disponibilità di tanti ad aiutare personalmente esponendosi in prima persona.
Gesù, uno che parla con autorità, con parole vere
Gesù è colui che parla con autorità, perché la sua parola è vera, non come quella degli scribi, esperti nelle Scritture ma che – come afferma Gesù – “dicono e non fanno”. Per questo Gesù dice: “Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli” (Matteo 7,21).
Gesù vive poveramente – “il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo” (Matteo 8,20) – la sua forza non sta nei mezzi di cui dispone ma nell’amore di Dio che in Lui si manifesta; nel mandare i suoi discepoli a comunicare il Vangelo, dando loro il potere sul male e quello di curare le malattie, dice: “Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né bisaccia, né pane, né denaro, né due tuniche per ciascuno”. La forza dei discepoli è quella del Signore, è l’amore che lo Spirito ha riversato nei nostri cuori.
E quando quattro uomini portano su una barella un paralitico davanti a Gesù, sanno di andare dinanzi a colui che si commuove sul dolore e sulla sofferenza degli uomini. E per questo non si fermano nemmeno davanti al muro umano che si para dinanzi a loro. L’amore a quel malato e la fiducia in quell’uomo che parla con autorità e ha il potere di vincere il male, aguzzano l’intelligenza fino ad inventarsi modi per superare la difficoltà: conoscendo bene che i tetti delle case in Palestina erano fatte di frasche impastate con del fango, salgono da una scala esterna, scoperchiano il tetto e calano il malato dinanzi a Gesù.
L’amore di Dio vince ogni rassegnazione
Quanto facilmente la nostra poca fede ci fa essere rassegnati e ci fa dire: “Questo non è possibile, Quell’altro non si può! Alla fine niente è possibile. Eppure Gesù ha detto: tutto è possibile a chi ha fede! Questa poca fede e questa rassegnazione lo trovo anche in me o in te. Forse perché non si ama o si ama ancora troppo poco. Gesù è colui che ama, ed è l’amore che opera i miracoli, guarendo il corpo e lo spirito, le malattie del cuore e quelle del corpo.
Cari amici, questo Vangelo non è qualcosa che si riferisce solo al passato, un passato di tanti anni fa. Questo Vangelo è vivo, opera e agisce anche oggi per mezzo di quelli che si nutrono della sua Parola e la mettono in pratica.
Di fronte alle tante preoccupazioni per il futuro del mondo, al clima di violenza che si va instaurando, clima di contrapposizione, io credo che il Signore oggi cerca operai del suo Vangelo, persone che aiutano a vedere con gli occhi di Dio un futuro di vita insieme fra culture e religioni diverse:
“Ecco, faccio una cosa nuova, – dice a noi oggi il Signore per bocca del profeta Isaia (43,18-19) - proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? Aprirò anche nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa”.
Ci sono tanti segni, che sono come luci accese nelle nebbie dalla confusione, che indicano una strada: l’amicizia fra i poveri e gli umili di cuore, gli incontri tra persone diverse, la preoccupazione per i malati dimenticati, per le persone in carcere in paesi dove non si assicura nemmeno il vitto a quelli che sono rinchiusi da anni in attesa di un processo che non arriva mai, la vicinanza a tanti condannati a morte, stretti in quello che viene chiamato “braccio della morte” in attesa dell’esecuzione – vicinanza attraverso la corrispondenza a distanza. Guardiamo a questi segni di speranza, lasciamoci coinvolgere anche noi in questa avventura di amore.
Lasciamo che questa Parola ci liberi dal nostro realismo triste e rassegnato; Dio stesso ci conferma in questa via per mezzo di Gesù. Egli continua a comunicare il suo potere di amore a quelli che credono in Lui e si aprono alla dolce forza dello Spirito perché invada i nostri cuori.
Intenzioni di preghiera:
- Signore tu che hai il potere di rimettere i peccati e di sanare le ferite del corpo: concedici di vivere sempre nella tua amicizia e fa’ che la nostra fiducia in te non venga mai meno. Insegna anche a noi a percorrere sempre la via del perdono e a non porre confini all’amore.
- Ti preghiamo o Signore per il Papa Benedetto XVI, per il nostro vescovo Michele e per la Chiesa perché sia nel mondo segno dell’amore di Dio, gratuito e universale, e sorgente di speranza per l’umanità intera.
- Ti preghiamo o Signore per chi ci ostacola. Insegnaci ad amare i nostri nemici, a non giudicare, a non coltivare mai nel nostro cuore il rancore e lo spirito di rivalsa ma, secondo la tua parola, a vincere sempre il male con il bene.
- (un bambino) Gesù, col tuo amore hai guarito il paralitico; dai anche a me il tuo amore.
- Ti preghiamo o Signore per chi è povero, debole, sofferente, prigioniero: perché sia asciugata ogni lacrima e ogni tristezza sia mutata in gioia dal tuo amore.
- Signore, che sani l’uomo dai suoi mali, libera l’umanità dalla guerra. Disarma le mani e le menti dei violenti, piega i cuori al comandamento della pace. Fai sorgere uomini pacificatori nel mondo, tra di noi e in ogni regione di dolore.
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