"Io sono la vite, voi i tralci " . |
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Dal Vangelo di Giovanni capitolo 15 versetti da 1 a 8
1«Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. 2Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. 3Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato.
4Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. 5Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla.
6Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano. 7Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato.
8In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli.
il segreto di una vita che fa molto frutto
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Ricominciare ogni settimana dalla Domenica
È la quinta domenica di Pasqua, la quinta volta che torniamo a celebrare lo stesso ed unico giorno della Pasqua. Ogni domenica noi celebriamo la resurrezione del Signore. E con la domenica iniziamo ogni volta una nuova settimana che prende energia dal Signore. Noi cristiani non possiamo vivere senza la domenica, senza attingere dal Signore la linfa vitale che ci fa essere vivi, risorti con Lui, testimoni noi stessi della resurrezione.
Nella parabola della vite e dei tralci Gesù insiste molto sulla necessità per noi cristiani di rimanere radicati in lui per poter vivere una vita che porti molto frutto. Questa pagina del Vangelo la troviamo all’interno del lungo discorso che Gesù fa ai suoi discepoli la sera dell’ultima cena. Proprio quando i discepoli non riescono a comprendere le parole di Gesù sulle ore della passione e della sua morte e pensano di rimanere soli, egli insiste sulla necessità di restare uniti profondamente a lui.
Vivere uniti sempre a Gesù
Il segreto del cristiano sta proprio qui, vivere radicati in Gesù: “Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me”. Ma come si fa a rimanere uniti a Gesù? La via che egli ci indica è una via semplice: si rimane in lui se le “sue parole rimangono in noi”. È la via che intraprese Maria, sua madre, che “conservava nel suo cuore tutte queste cose”. È la via che scelse Maria, la sorella di Lazzaro, che restava ai piedi di Gesù. È la via segnata da Gesù per ognuno di noi se vogliamo essere suoi discepoli.
Nella celebrazione della liturgia domenicale noi viviamo concretamente questa indicazione di Gesù: ascoltiamo le sue parole, le accogliamo nel nostro cuore, ed egli si fa nostro cibo nel pane eucaristico che diventa il suo corpo dato a noi. E questa unione con lui continua durante la settimana, mentre ci fermiamo a meditare la Scrittura, a nutrirci della parola del Vangelo.
Così noi realizziamo a partire dalla domenica, nelle nostre giornate durante la settimana, l’immagine della parabola: Gesù è la vite e noi i tralci, i rami che uniti alla vite, fanno germogliare tanti fiori che poi diventano tanti grappoli con tanti acini che spremuti danno un buon vino. Così il Signore Gesù ci invita a pensarci, a vivere con lui, immersi nel mondo in cui viviamo, con tante ferite, tante divisioni che hanno bisogno di essere curate e guarite.
Tante sofferenze, tante ingiustizie, tanto bisogno di affetto. Ci sarebbe da spaventarsi se non vivessimo con la linfa di vita che il Signore comunica a tutti i suoi discepoli, i rami di quella vite – la “vera vite” dice Gesù – che uniti a lui possono rendere migliore il nostro mondo. Egli è la “vera” vite perché ci comunica la stessa vita del Padre suo, ci comunica amore e ci rende capaci di trasmetterlo, di donarlo agli altri.
Il lavoro della potatura che il Signore fa con noi
Mentre siamo uniti alla vite, c’è un lavoro che il Signore fa con noi: “ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto”. Sì, proprio quelli che “portano frutto”, conoscono il momento della potatura. Sono quei tagli che di tempo in tempo è necessario operare perché i frutti di amore diventino più abbondanti.
Ognuno di noi ha l’esperienza della crescita in se stesso – nel suo cammino spirituale – di frutti buoni assieme a sentimenti cattivi che riemergono, ad abitudini egoistiche, ad atteggiamenti freddi e violenti, a pensieri malevoli, a spinte di invidia e di orgoglio … È qui che si deve potare, e non una sola volta, perché sempre si ripresentano questi sentimenti, anche se in modi e con manifestazioni diverse. Non c’è età nella vita che non esiga cambiamenti e correzioni e quindi potature.
Pensiamo alla nostra vita con questa immagine negli occhi e nel cuore: Gesù è la vite e noi i rami di questa vite. E vediamo che innestati in lui questi rami si irrobustiscono, producono frutti buoni e saporiti che danno gioia a noi e agli altri. È l’esperienza di tanti di noi, con i legami belli di amicizia che si creano con persone diverse, con i piccoli, i deboli. E tutto questo è vissuto con gioia reciproca.
Quel libro che apriamo nella liturgia domenicale, sia aperto ogni giorno fra le nostre mani, perché di lì riceviamo la vera linfa che permette di “non amare a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità”.
Intenzioni di preghiera:
- O Signore noi ti preghiamo: aiuta noi, tuoi tralci, a rimanere uniti a te, nostra vite, per vivere una comunione piena e per portare frutti.
- Ti preghiamo o Signore per il Papa Benedetto, per il nostro vescovo Michele e per tutta la Chiesa perché sia primizia di una umanità rinnovata dal tuo amore.
- Signore, se il nostro cuore ci rimprovera, sappiamo che tu sei più grande del nostro cuore e conosci ogni cosa: rinnovaci nel profondo con la forza della tua resurrezione e concedici di portare frutti abbondanti di pace e di carità.
- Gesù, aiuta me e noi bambini, a capire che le tue parole ci fanno diventare migliori, ci rendono contenti e danno gioia anche agli altri.
- Al termine di questa settimana ti preghiamo, o Signore: accogli nella tua pace chi ha subito una condanna a morte, perché presso di te contempli quella misericordia che non ha trovato tra gli uomini.
- Ti preghiamo o Signore per il mondo intero, per chi soffre e subisce violenza, per tutti gli uomini e le donne, perché giungano tempi di pace e cessi ogni guerra, ogni terrorismo, ogni inutile spargimento di sangue.
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