"Io sono il buon pastore " . |
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Dal Vangelo di Giovanni capitolo 10 versetti da 11 a 18
11Gesù disse: “Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore. 12Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde; 13egli è un mercenario e non gli importa delle pecore.
14Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, 15come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore. 16E ho altre pecore che non sono di quest`ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore.
17Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. 18Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo.
Questo comando ho ricevuto dal Padre mio”.
impariamo da gesu' a prenderci cura degli altri
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Impariamo dal Buon Pastore, Gesù
Questa domenica, chiamata del Buon pastore, è dedicata alla preghiera e alla riflessione per le vocazioni sacerdotali e religiose. Nella pagina del vangelo di oggi Gesù si presenta come il “buon pastore”, cioè come colui che raccoglie e guida le pecore sino ad offrire la sua stessa vita per la loro salvezza. E poi aggiunge: “chi non offre la vita per le pecore non è pastore, ma mercenario”.
Il pastore svolge la sua opera per amore, rinunciando al proprio interesse anche a costo della vita, mentre il mercenario agisce per interesse personale e per denaro, ed è quindi logico che nel momento del pericolo abbandoni le pecore al loro destino. Per indicare il pericolo l’evangelista usa l’immagine del lupo che “rapisce e disperde le pecore”. Pensiamo a quanto frequentemente oggi, specie nei nostri paesi del Nord Europa, paesi ricchi, si abbandona la vita di persone care, proprio quando diventano più deboli ed hanno bisogno di aiuto ed affetto.
C’è come un’alleanza tra il lupo che rapisce le pecore e il mercenario che le abbandona nel momento del pericolo: ambedue cercano solo il proprio tornaconto, la propria soddisfazione, il proprio guadagno e non quello delle pecore. Si realizza una alleanza di fatto tra l’interesse per sé e il disinteresse per gli altri. È la realtà degli indifferenti ed egoisti che lasciano soli i deboli e gli indifesi. Quanti vivono oggi una vita indifferente verso gli altri, da egoisti rispetto a chi avrebbe bisogno di loro.
Il Vangelo ci aiuta ad uscire dall’indifferenza per aprirsi all’interesse per gli altri
Nelle nostre città quante persone che hanno smarrito il senso della vita e vagano senza una meta! Quanti profughi che abbandonano le loro terre e i loro affetti in cerca di una vita migliore, senza che nessuno se ne preoccupi! E pensando ai nostri giovani, chi indica loro una vita veramente bella, una strada che li renda maturi e responsabili di fronte a se stessi e di fronte al mondo?
Gesù parla a tutti noi e dice: “Io sono il buon pastore e offro la vita per le mie pecore”. Lo ha detto e lo ha fatto, come abbiamo meditato nei giorni della Settimana Santa. Chi ha bisogno di conforto e di aiuto, ora sa dove rivolgersi, dove bussare, a chi guardare aprendo il suo cuore. Tutto il Vangelo ci parla di questo legame tra le folle disperate, abbandonate, sfinite, senza pastore, e Gesù che si commuove per loro.
Il Vangelo ci vuole dire che o impariamo da Gesù ad essere pastori o si diventa mercenari. O somigliano a lui o tradiamo la sua missione di amore verso gli altri. E qui pensiamo in particolare a coloro che hanno responsabilità “pastorali” – cioè di pastori – nella Chiesa, in particolare pensiamo ai vescovi e ai sacerdoti. C’è bisogno non solo oggi, ma sempre, di pregare per loro perché somiglino sempre più a Gesù vero ed unico “buon pastore. E c’è bisogno di pregare anche perché il Signore ci doni giovani che ascoltino l’invito ad essere “pastori” con la sua stessa passione di amore.
Sentirci responsabili degli altri
Guardiamo anche noi – come Gesù – alla messe che è tanta, a tanta gente che chiede, che è nel bisogno e agli operai che sono pochi. C’è una responsabilità che appartiene a tutti i credenti, non solo ai sacerdoti. Ognuno è responsabile dei fratelli, delle sorelle, del prossimo. Ricordate quando Dio chiese conto a Caino di suo fratello e della risposta poco esemplare che egli diede? “Sono forse io il custode di mio fratello?” Sì, Caino era il custode, possiamo dire il “pastore” della vita di Abele. Ed ognuno di noi deve esser custode, pastore, della vita del suo prossimo.
E se noi siamo una comunità di credenti che sanno preoccuparsi degli altri, certamente da noi possono nascere pastori che si prendano cura degli altri. Una comunità appassionata genera pastori.
L’amore del Signore ci fa preoccupare allo stesso modo di Gesù, ci fa commuovere come lui, su quelli che non sanno dove trovare conforto, su quell’uomo o quella donna vicina o lontana che aspetta consolazione e non la trova: “Ho altre pecore che non appartengono a quest’ovile: anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e si farà un solo gregge e un solo pastore”.
Preghiamo perché non manchino operai per la vigna del Signore. Ma nello stesso tempo ognuno di noi, davanti a Dio e “ai campi che già biondeggiano per la mietitura” (Giovanni 4,35) deve dire con il profeta: “Ecco, Signore, manda me!” (Isaia 6,8).
Intenzioni di preghiera:
- O Padre misericordioso che in Gesù ci hai offerto il modello del vero pastore che dà la vita per il suo gregge, rendici attenti alla sua voce e fa’ che camminiamo spediti sulla via dell’amore verso tutti i fratelli.
- O Signore che vuoi raggiungere le pecore che non sono del tuo ovile, serviti di noi per far giungere il tuo amore a tutti gli uomini del nostro tempo. Concedici di rispondere con generosità alla tua chiamata, per vivere con pienezza la missione del Vangelo.
- Gesù, io ti ringrazio perché mi vuoi bene. Fa’ che io impari da te a voler bene a tutti.
- Ti preghiamo o Signore per il Papa Benedetto XVI, per il nostro vescovo Michele e con lui per tutti i vescovi e i sacerdoti a cui è affidato il servizio pastorale del popolo di Dio. Perché siano testimoni umili ed efficaci dell’amore paziente e misericordioso di Gesù Buon Pastore.
- O Signore accogli le invocazioni di chi malato si affida alla speranza della tua guarigione e della tua consolazione.
- O Signore, fonte della nostra salvezza, trasforma il dolore e il pianto in gioia senza fine, consola chi soffre, chi è solo, chi è povero e prigioniero: che il tuo amore tenero e appassionato possa raggiungere ogni uomo.
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