parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo
Predicazione del 20/03/05
Domenica delle Palme /A
   

Letture: Matteo 21, 1-11; Isaia 50, 4-7; Salmo 21; Filippesi 2, 6-11; Matteo 26,14 – 27,66


"Osanna al figlio di Davide"

Dal Vangelo di Matteo, capitolo 21 versetti da 1 a 11

1Quando furono vicini a Gerusalemme e giunsero presso Bètfage, verso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due dei suoi discepoli 2dicendo loro: «Andate nel villaggio che vi sta di fronte: subito troverete un`asina legata e con essa un puledro. Scioglieteli e conduceteli a me. 3Se qualcuno poi vi dirà qualche cosa, risponderete: Il Signore ne ha bisogno, ma li rimanderà subito».

4Ora questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato annunziato dal profeta:

5 Dite alla figlia di Sion: Ecco, il tuo re viene a te mite, seduto su un`asina, con un puledro figlio di bestia da soma.

6I discepoli andarono e fecero quello che aveva ordinato loro Gesù: 7condussero l`asina e il puledro, misero su di essi i mantelli ed egli vi si pose a sedere. 8La folla numerosissima stese i suoi mantelli sulla strada mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla via. 9La folla che andava innanzi e quella che veniva dietro, gridava:

Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!

10Entrato Gesù in Gerusalemme, tutta la città fu in agitazione e la gente si chiedeva: «Chi è costui?». 11E la folla rispondeva: «Questi è il profeta Gesù, da Nazaret di Galilea».

Stare accanto a gesu', vegliando e pregando,
e comprendere la sua vita di amore

Inizia il cammino interiore della Settimana Santa

Iniziamo con questa liturgia il pellegrinaggio della Settimana Santa, per seguire il Signore nelle ore difficili della sua Passione e morte e partecipare alla gioia della sua Resurrezione che è anche la nostra resurrezione.

È un cammino interiore che vogliamo fare, attraverso i vari momenti di preghiera e liturgici che vogliamo vivere insieme.

La liturgia di oggi si apre in un clima di festa con l’ingresso di Gesù in Gerusalemme. Egli entra come un re, cavalcando un puledro d’asina come avveniva per i sovrani dell’antichità. La gente lo accoglie festosa, ma non sa che Gesù è un re diverso, è il re di una vita diversa per questo mondo, per tutti quelli che crederanno in Lui.

Noi desideriamo chiedere insistentemente al Signore in questi giorni santi, di aiutarci a comprendere la sua vera grandezza; e anche a comprendere la nostra miseria, meschinità e piccolezza, sapendo che egli non disprezza la nostra debolezza ma la vuole trasformare con la linfa della sua vita.

Il Vangelo della Passione

Il Vangelo della Passione che cominciamo a meditare sin da oggi, ci fa seguire le ultime ore della vita di Gesù su questa terra; ci fa vedere le tante persone che gli sono intorno, da quei primi discepoli, persone comuni che non valgono molto, come siamo noi, fino agli uomini del potere religioso e politico, ai soldati, e ai tanti che si sono mossi attorno a Gesù in quelle ore.

Gesù si muove all’interno di una situazione di incomprensione dei discepoli e di invidia e violenza da parte di quelli che non volevano alcun cambiamento attorno a sé.

Vediamo i discepoli che ascoltano quando il Signore dice loro: “Andate nel villaggio che vi sta di fronte: subito troverete un’asina legata e con essa un puledro. Scioglieteli e conduceteli a me” (Mt. 21,2). Ed essi lo fanno. Come pure quando Gesù dice loro, per preparare la Pasqua: “Andate in città, da un tale, e ditegli: il Maestro ti manda a dire: il mio tempo è vicino; farò da te la Pasqua con i miei discepoli” (Mt. 26,18). E l’evangelista annota: “I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù”.

Abbiamo bisogno di comprendere nel silenzio e in un atteggiamento umile

Ma che cosa comprendono del gesto di Gesù che entra come re in Gerusalemme? Egli vuole entrare nella vita di ciascuno di noi, vuole essere il Signore. Vuole entrare nella vita di questo mondo per liberarlo da ogni violenza. Ma questa venuta passa per un’accoglienza interiore, un aprirsi alla sua mitezza, alla sua mansuetudine. Ci accorgiamo molto spesso quanto basti poco a noi per passare da un atteggiamento sereno ad un atteggiamento aggressivo, brusco nei confronti di chi ci ha rivolto qualcosa che non accettiamo.

E quando stanno a tavola con Gesù, per la Pasqua che essi hanno contribuito a preparare facendo quanto il Signore ha detto loro, che cosa comprendono di quello che avviene in quella cena? Che cosa comprendono di quel gesto del pane e del vino benedetto e offerto loro da Gesù mentre dice: “prendete e mangiate, questo è il mio corpo; prendete e bevetene tutti perché questo è il mio sangue dell’alleanza, versato per voi e per molti”?

Per comprendere e seguire col cuore abbiamo bisogno di smettere l’abito della presunzione di sé, che non ci fa accogliere parole che vogliono aiutarci, prevenirci nel pericolo. A Gesù che vuole prevenire i suoi discepoli quando dice loro “Voi tutti vi scandalizzerete per causa mia in questa notte” (Mt. 26,31), Pietro e poi tutti gli altri rispondono con sufficienza e presunzione: “Anche se tutti si scandalizzassero di te, io non mi scandalizzerò mai” (v.33). Quanta sicurezza, quanta arroganza e quanta poca o nessuna conoscenza di se stessi!

Riflettere per comprendere e non lasciare Gesù solo

Una cosa che chiediamo al Signore in questi giorni è quella di aiutarci a conoscere noi stessi di fronte al suo amore incompreso, di fronte alle nostre paure e al nostro abbandono verso di lui e verso i deboli di questo mondo.

Se i discepoli hanno capito poco di quell’uomo che ha in sé la vita di Dio, tutti gli altri che si muovono attorno a Lui in quelle ore, sono distratti, pieni di sé e delle proprie ragioni, nella difesa dei piccoli o grandi spazi del proprio potere, preoccupati più di salvare se stessi che guardare a quell’unico che può far conoscere un senso vero della vita, vero e buono per loro.

Beato Simone di Cirene, che anche se costretto, ha potuto prendere e portare la croce di Gesù. È un sollievo che dà a quell’uomo stremato. Come quello che anche noi possiamo dare quando siamo accanto a chi è legato a un letto, debole e stremato dalla malattia. Quella mano nella mano, quella parola sussurrata all’orecchio vale tanto. E molte volte noi comprendiamo poco quello che il Signore già ci sta facendo vivere.

Unirci al piccolo gruppo accanto alla croce

Mentre i discepoli sono fuggiti e tutti quelli che passano dinanzi al crocifisso lo insultano, compresi i ladroni crocifissi, troviamo questo Simone di Cirene, troviamo ai piedi della croce alcune donne che hanno seguito Gesù fin dalla Galilea, come anche le due Marie davanti al sepolcro.

Quando Gesù muore sembra che la terra partecipi a questo evento che gli uomini non hanno compreso, con un terremoto. Non è un uomo qualsiasi quel crocifisso, la tomba in cui viene riposto non è la sua ultima dimora. Noi vogliamo meditare, riflettere su questi eventi, pregando e vegliando accanto al Signore, perché la sua Resurrezione sia anche la nostra resurrezione.
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