parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo
Predicazione del 21/11/04
domenica 34ª Tempo Ordinario - anno C - Cristo Re
   

Letture: 2Samuele 5,1-3; Salmo 121; Colossesi 1,12-20; Luca 23,35-43.


"Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso! "

Dal Vangelo di Luca,
capitolo 23, da 35 a 43.

35In quel tempo il popolo stava a vedere, i capi invece lo schernivano dicendo: “Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto”. 36Anche i soldati lo schernivano, e gli si accostavano per porgergli dell’aceto, e dicevano: 37“Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso”. 38C`era anche una scritta, sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei.

39Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: “Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!”. 40Ma l’altro lo rimproverava: “Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? 41Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male”. 42E aggiunse: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”. 43Gli rispose: “In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso”.

salvare se stessi amando gli altri

L’icona di Cristo re

La pagina evangelica di oggi è l’icona della festa di Cristo re, festa che chiude l’anno liturgico – cioè l’anno della Chiesa – scandendo i tempi della nostra vita e di questo mondo attraverso la Parola del Signore e il suo intervento nella storia. È l’icona di Gesù crocifisso, attorniato da due ladri, anch’essi condannati a morte.

Il Vangelo di oggi inizia emblematicamente con queste parole: “Il popolo stava a guardare, i capi invece schernivano Gesù dicendo: Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio”.

“Stare a guardare” indica un modo di essere, di pensare, di vivere. Ci si coinvolge solo per quello che riguarda noi stessi, per salvaguardare i nostri interessi. Per gli altri solo uno sguardo benevolo, quando ci riusciamo; al massimo un aiuto, se proprio vogliamo essere generosi.

Una logica che non è per il bene dell’uomo

Quello che viene ritenuto fondamentale è “salvare se stessi”. Ma questa logica è contro l’uomo, è dimenticare che da soli non bastiamo a noi stessi, è dimenticare la propria debolezza come struttura fondamentale del nostro essere; è dimenticare che noi siamo chiamati alla comunione e non alla separazione.

“I capi schernivano Gesù” – dice il Vangelo – perché era uno sconfitto, era nella condizione estrema della debolezza. Ma disprezzare il debole è un atteggiamento non solo dei capi; si manifesta ripetutamente nella vita di ogni giorno, noi stessi siamo complici e tante volte attori di questo atteggiamento.

Gesù è venuto a rovesciare questo atteggiamento che causa a tutti profonde sofferenze. Chi ama non pensa a salvare se stesso ma a darsi, a spendersi per gli altri. Gesù è colui che dà la vita per noi, perché possiamo vivere una vita piena di affetti, in una comunione larga con gli altri uomini.

Il Vangelo ci manifesta le espressioni concrete di questo amore che si spende per gi altri: gli incontri di Gesù con tanti uomini e donne sconfitti, deboli, si susseguono sfogliando le pagine del Vangelo. I deboli sono messi al primo posto dal Signore. Noi stessi saremo giudicati per l’amore verso l’affamato, l’assetato, lo straniero, il nudo, il malato,il carcerato.

“I vostri pensieri non sono i miei pensieri”

“Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio” – dicono a Gesù. È voler piegare Dio alla logica nostra, alla logica degli uomini. Ma Dio è l’Altro, che ci comunica un’altra vita, un’altra logica, un altro modo di essere che è profondamente umano.

Sulla croce egli sceglie di continuare ad amare mentre si è scatenata la violenza su di lui. Dalla croce il Signore continua a manifestare amore ed operare con l’amore nei confronti del ladro che si rivolge a lui.

Si parla oggi di crisi del cristianesimo, specialmente nel mondo occidentale e nella stessa Italia. Ed è un fatto percepibile da tutti, è un fatto vero. Ma il vero dato è che a fronte dei tanti che si dicono cristiani, pochi sono quelli che si lasciano attrarre da questa logica del Vangelo, logica capovolta rispetto a quella del mondo. Si partecipa a dei momenti religiosi, ma il modo di pensare è proprio quello di “voler salvare se stessi”.

“Avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine” - leggiamo nel Vangelo di Giovanni (13,1). La scelta dell’amore fino in fondo non è una scelta perdente, perché raggiunge il cuore degli uomini, parla loro nel profondo. “Mentre è in croce, inchiodato, coperto di sputi e di insulti – commenta san Giovanni Crisostomo – Gesù riesce a cambiare l’animo di un ladro. E tornando in cielo vi introduce un ladro. Il Signore può fare di pubblicani e prostitute, persone degne del paradiso. Mentre Pietro lo rinnegava, il ladro sulla croce lo proclamava Signore”.

Tempo di scelte coraggiose e radicali per il Vangelo

Davanti all’immagine del Signore crocifisso che non smette di amare, che “buon pastore dà la vita per le pecore” (Giovanni 10,11), non è tempo di lamentele, di vittimismo da parte dei cristiani, ma tempo di scelte coraggiose e radicali per il Signore e il suo Vangelo.

Davanti al giovane re Davide che non con la propria forza ma con quella che viene dal Signore aveva vinto i nemici, il popolo di Israele venne da lui e gli disse: “Ecco, noi ci consideriamo come tua ossa e tua carne” (2 Samuele 5,1), noi – cioè – vogliamo appartenere a te, vogliamo seguire te.

Oggi, in una società che si è trasformata e continua a trasformarsi, ci sono uomini e donne di ogni generazione che scelgono per il Signore, che non vogliono salvare se stessi, o meglio, vogliono salvarsi con l’amore, nella via del Vangelo, dell’amore ai deboli, ai dimenticati, senza intolleranze verso i diversi nella fede e nella cultura. Forse è un cristianesimo di minoranza, ma che viene affermandosi sempre di più.

Se vogliamo scegliere per questa strada che passa per la mitezza, nella via dell’umiltà di cuore, accogliamo anche noi l’invito che Paolo fa ai Colossesi: “Ringraziamo con gioia il Padre che ci ha messi in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce … Egli ci ha trasferiti nel regno del suo Figlio diletto, per opera del quale abbiamo la redenzione, la remissione dei peccati” (1,12-14).

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