parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo
Predicazione del 31/10/04
domenica 31ª Tempo Ordinario - anno C
   

Letture: Sapienza 11,22 – 12,2; salmo 144; 2ª Tessalonicesi 1,11 – 2, 2; Luca 19, 1-10.

 
"Zaccheo, scendi subito, perchè oggi devo fermarmi a casa tua"

Dal Vangelo di Luca,
capitolo 19, da 1 a 10.

1Gesù entrato in Gerico, attraversava la città. 2Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, 3cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura. 4Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là.

5Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: “Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua”. 6In fretta scese e lo accolse pieno di gioia.

7Vedendo ciò, tutti mormoravano: “E’ andato ad alloggiare da un peccatore!”. 8Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: “Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto”.

9Gesù gli rispose: “Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch’egli è figlio di Abramo; 10il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto”.

LASCIAMOCI SCONVOLGERE DALL'AMORE DEL SIGNORE

Il Signore vede nel cuore di ciascuno

Ancora una volta il comportamento di Gesù ci interpella, ci interroga, ci comunica qualcosa del suo intimo. Anche ora il Signore legge nel cuore di ciascuno di noi, come lesse nel cuore di Zaccheo, e vide il suo desiderio almeno di vederlo.

Dice il salmo: “Signore, tu mi scruti e mi conosci, tu sai quando seggo e quando mi alzo. Penetri da lontano i miei pensieri, mi scruti quando cammino e quando riposo. Ti sono note tutte le mie vie; la mia parola non è ancora sulla lingua e tu, Signore, già la conosci tutta” (139,1-4).

Il Signore ha letto nel cuore di Zaccheo, ha visto il suo desiderio forse non troppo profondo. Ed è bastato questo perché Gesù prendesse l'iniziativa. Il Signore legge oggi anche nel nostro cuore, vede se c'è un desiderio di lui, magari imperfetto, misto a confusione. E da questo prende l'avvio per un incontro personale con Zaccheo come con ciascuno di noi.

Essere disponibili come Zaccheo

Bisogna saper cogliere l'occasione favorevole. Zaccheo non indugia dinanzi alle parole di Gesù: “Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua”.

Il Signore sta sempre alla porta del cuore di ciascuno e bussa. E attende che noi gli apriamo. La domenica, nella santa liturgia, il Signore vuole comunicare con ciascuno di noi, incontrarsi personalmente, venire dentro la nostra vita: “Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me” (Apocalisse 3,20).

Se gli apriamo la porta resteremo stupiti per la sua misericordia e la larghezza del suo amore. Egli va sempre oltre le nostre aspettative. La Samaritana non immaginava che dall'incontro con quell'uomo seduto ai bordi del pozzo sarebbe iniziata una nuova vita per lei, libera dai tanti giudizi che pesavano sulla sua vita. Come non l'immaginava Natanaele quando incontrò per la prima volta quell'uomo di cui gli aveva parlato il suo amico Filippo. E nemmeno Zaccheo poteva immaginare che il Signore avrebbe notato quel suo piccolo gesto; e di lì sarebbe iniziata una nuova vita per lui.

L'ansia del Signore per un mondo riconciliato

C'è una domanda ricorrente nei Vangeli, che troviamo sulla bocca di quelli che, pur essendo persone religiose, farisei e dottori della legge, non comprendono il comportamento di Gesù: “Perché - chiedono ai discepoli - il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?” (Matteo 9,10).

“Perché - dice Gesù - sono venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto” (Luca 19,10). Per il Signore non ci sono posizioni fissate per sempre; egli non assiste passivo a una realtà di persone divise per i propri comportamenti, le proprie diversità, le proprie storie differenti che solo lui conosce. Egli ha compassione di tutti, egli è amante della vita e non della morte del peccatore (cfr. Sapienza 11,23.26). Egli è come un medico che davanti alle malattie della mente e del cuore degli uomini, vuole guarirli e restituirli alla vita piena.

Zaccheo risponde subito al Signore, “scese in fretta e lo accolse pieno di gioia”, mentre gli altri stavano a mormorare. Il nostro immobilismo, il nostro accontentarci di quello che già c'è è segno di un amore ancora troppo piccolo che deve crescere.

Un peccatore che si converte

La scelta che Zaccheo fa davanti a tutti, mentre stanno a tavola, può sorprendere: Gesù non gli ha chiesto nulla, è lui che sceglie liberamente di dare la metà dei suoi beni ai poveri e restituire quattro volte tanto a quelli che aveva defraudato. Zaccheo è rimasto sconvolto da questo amore inaspettato e immeritato, gratuito. Ed è l'amore del Signore che lo spinge, dinanzi a tutti, a fare una scelta di conversione.

Forse non conosceva ancora le parole del Signore: “Vendete ciò che avete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nei cieli, dove i ladri non arrivano e la tignola non consuma. Perché dove è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore” (Luca 12,33). Ma l'amore del Signore lo rende capace di fare quello che l'uomo ricco non aveva voluto fare, quando Gesù gli aveva detto: “vendi tutto quello che hai, distribuiscilo ai poveri e avrai un tesoro nei cieli; poi vieni e seguimi” (Luca 18,22). Queste parole fanno diventare triste quell'uomo, mentre quando Zaccheo sceglie di aprirsi alle necessita degli altri e stabilire nuovi rapporti di fratellanza, scopre la gioia che prima non conosceva.

La gioia della rinascita

E Gesù ci dice perché tutti dobbiamo gioire: perché la salvezza è entrata nella vita di quest'uomo; un uomo che “era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato” (Luca 15,32).

Se noi ci lasciamo sconvolgere e coinvolgere dall'amore del Signore, conosciamo la gioia di un rapporto personale con Dio e con gli uomini. Per questo Paolo pur stando prigioniero in carcere, in catene, può dire: “state sempre lieti, ve lo ripeto” (1 Tess. 5,16).

Aprirci all'amore del Signore significa aprirci alla gioia di una comunione con gli altri, con lo sguardo e il cuore trasformati dal Signore.

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