parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo
Predicazione del 10/10/04
domenica 28ª Tempo Ordinario - anno C
   

Letture: 2Re 5,14-17; Salmo 97; 2ªTimoteo 2, 8-13; Luca 17, 11-19.

 
"Un lebbroso, guarito, tornò indietro
a ringraziare: era un samaritano".

Dal Vangelo di Luca,
capitolo 17, da 11 a 19.

11Durante il viaggio verso Gerusalemme, Gesù attraversò la Samaria e la Galilea.

12Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi i quali, fermatisi a distanza, 13alzarono la voce, dicendo: “Gesù maestro, abbi pietà di noi!”.

14Appena li vide, Gesù disse: “Andate a presentarvi ai sacerdoti”. E mentre essi andavano, furono sanati.

15Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce; 16e si gettò ai piedi di Gesù per ringraziarlo. Era un Samaritano.

17Ma Gesù osservò: “Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono? 18Non si è trovato chi tornasse a render gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?”. E gli disse: 19“Alzati e và; la tua fede ti ha salvato!”

GesU' guarisce chi a Lui si rivolge con fede

Il Signore ci viene incontro

Gesù in viaggio verso Gerusalemme, attraversa i villaggi e le città degli uomini. Egli indica la strada che porta alla città nuova, alla santa Gerusalemme, dove gli uomini vivono riconciliati, gli uni accanto agli altri, insieme.

Egli che entra in un villaggio, è colui che anche oggi vuole entrare nelle nostre vite, nei nostri cuori, sorgenti di pensieri di pace, di amicizia oppure sorgenti di pensieri amari, di rabbia, di scontri, di indifferenza.

La domenica, la liturgia festiva, non è un rito stanco che si ripete, una usanza religiosa, ma un evento che ci fa ritornare ogni volta al Vangelo, all’incontro personale col Signore.

Il Vangelo è una parola per me, per ciascuno

Nel Vangelo c’è qualcosa per chi si sente più giusto che peccatore, per chi si confronta con gli altri e ha sempre critiche da fare loro; c’è qualcosa per chi si è allontanato, per chi si sente prigioniero del suo carattere, per chi è abituato a vivere coi suoi metodi furbi della vita.

In quel grido dei dieci lebbrosi che alzano la voce verso il maestro, gridando “Gesù maestro, abbi pietà di noi!”, c’è l’invito a riconoscerci malati nel profondo, malati della divisione di questo mondo, malati di lontananza, di rassegnazione di fronte a questo mondo.

È un momento in cui in tante parti del mondo si combatte, con gente indifesa, immersa nel dolore che diventa rabbia. In questo tempo la divisione di cuori è una malattia grave. E il Signore può curare i nostri cuori.

Prendere sul serio il Vangelo e viverlo

Per questo c’è bisogno di prendere sul serio il Vangelo e viverlo. Gesù, appena vede quei lebbrosi, dice loro “Andate a presentarvi ai sacerdoti”. Ed essi andarono, senza discutere, fiduciosi in quelle parole ricevute dal maestro.

E questo accogliere e andare fiduciosi dona loro la guarigione: “mentre essi andavano, furono sanati”. L’incontro col Signore nel suo giorno, nella assemblea liturgica è un evento che ci può trasformare; è l’incontro con Gesù, con colui che ha parole vere, che compiono quello che dicono.

Chi vive la liturgia come un evento, con la fede entra in rapporto personale col Signore e la sua vita viene trasformata.

Si può partecipare all’incontro col Signore nella liturgia con la rassegnazione nel cuore, senza credere che il Vangelo che egli ci dona ci può cambiare, ci rinnova, crea un movimento di cuori che si avvicinano. E questa unione diventa un segno forte di speranza per questo mondo.

Il samaritano riconoscente

Fra quei dieci lebbrosi che sperimentano la bontà del Signore sulla loro vita, solo uno ritorna a ringraziare, riconoscente. Ed è proprio questo ritorno che crea un rapporto personale con Gesù. E la guarigione ricevuta diventa un evento di salvezza.

A quell’uomo che si prostra dinanzi a lui, Gesù dice: “Alzati e va’; la tua fede ti ha salvato”. Quell’uomo che torna riconoscente, è uno straniero. In lui vediamo tanti che non conoscono il Signore e aspettano che qualcuno parli loro di Lui, del suo Vangelo che guarisce e salva.

Il Vangelo di oggi ci dice che Gesù può guarire il nostro cuore, può trasformare le nostre umanità malate purificando il nostro intimo, facendo di noi una fraternità di cuori che parlano a chi è scoraggiato, rassegnato, imbarbarito da questo mondo impazzito.

Noi abbiamo bisogno della guarigione che il Signore può dare per diventare segno di speranza in questo tempo, dinanzi a questo mondo.

Tutti abbiamo bisogno di essere guariti

Se ci lasciamo guarire dal Signore, ci saranno enormi conseguenze non solo sulla nostra vita, ma sulla vita di quelli che ci sono vicini e nella vita della nostra società. Vivere bene noi fa star bene o almeno meglio anche gli altri.

La guarigione che dona il Signore è guarigione dalla stanchezza, dall’abitudine; riversa in noi lo Spirito di amore che non solo ci guarisce, ma contagia tutti quelli che avviciniamo.

Il Signore passa anche oggi accanto a noi. Non restiamo addormentati sui nostri problemi, gridiamo a Lui ed egli ci guarirà nel profondo. Muoviamoci con le parole del suo Vangelo perché rifiorisca una vita di amore e risorga questo mondo dai suoi mali.

 

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