parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo
Predicazione del 16/11/03
Domenica 33ª tempo ordinario - anno B
 

Letture: Daniele 12, 1-3 ; Salmo 15, 5.8.9-10.11; Ebrei 10, 11-14.18 ; Marco 13, 24-32.

Preghiamo per tutte le vittime del terrorismo cieco.

I cristiani di fronte al male

Dal Vangelo di Marco, capitolo 13 versetti da 24 a 32

Disse Gesù ai suoi discepoli: 24In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà e la luna non darà più il suo splendore 25 e gli astri si metteranno a cadere dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.

26Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. 27Ed egli manderà gli angeli e riunirà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo.

28Dal fico imparate questa parabola: quando già il suo ramo si fa tenero e mette le foglie, voi sapete che l'estate è vicina; 29così anche voi, quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, alle porte.

30In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutte queste cose siano avvenute. 31Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.

32Quanto poi a quel giorno o a quell'ora, nessuno li conosce, neanche gli angeli nel cielo, e neppure il Figlio, ma solo il Padre.

I CRISTIANI DI FRONTE ALLA VIOLENZA CIECA

Il mito della forza non paga

Sono alcuni giorni che il mondo è colpito da attentati. L’ultimo ieri quando a Istanbul sono state colpite due sinagoghe nel giorno di festa degli ebrei, il sabato. Il terrorismo colpisce senza guardare in faccia nessuno. Per il terrorismo non esistono volti, nomi, persone, ma solo un odio cieco.

Avvicinandoci alla fine dell’anno liturgico, la pagina del Vangelo di Marco, con metafore del Vecchio Testamento sembra riproporci questo quadro apocalittico della cronaca di questi giorni: “il sole si oscurerà, e la luna non darà più il suo splendore e gli astri si metteranno a cadere dal cielo” (Marco 13, 24-25); e la pagina del profeta Daniele che dice: “Vi sarà un tempo di angoscia, come non c’era mai stato dal sorgere delle nazioni fino a quel tempo” (Daniele 12,1).

La pagina del Vangelo si riferisce alla caduta di Gerusalemme e alla distruzione del Tempio, avvenuta nel 70 d. C. ad opera dell’esercito dell’imperatore romano. Ma mentre leggiamo la nostra mente non può non andare ai fatti che sono sotto i nostri occhi in questi giorni.

Ancora una volta tocchiamo con mano che il mito della violenza non paga; anche chi si credeva invulnerabile è costretto a ricredersi.

Quali scelte e quali comportamenti per i cristiani

Quali sono e possono essere i nostri comportamenti di fronte a tragedie così enormi? La Parola del Signore ci parla, ci chiama ad operare nella giustizia e per la giustizia quanto più vediamo manifestarsi l’irrazionalità del male che si esprime nella violenza cieca.

Davanti al terrorismo che è cieco e alla violenza che acceca, noi vediamo il volto del Signore che cerca il volto di ognuno di noi, di ogni uomo e ogni donna. E noi, alla scuola del vangelo entriamo a far parte della comunità del Signore, della famiglia nuova dove ognuno ha un nome, un volto, è una persona da incontrare, conoscere, voler bene.

Il Signore ci insegna che ogni uomo è un volto e un nome di cui prendersi cura. Ascoltando lui noi stiamo imparando a guardare in volto tanti anziani, tanti bambini; ma anche a guardare il volto dei nostri fratelli, dei più giovani, degli adulti … Di fronte alla violenza che è cieca, il Signore ci apre gli occhi, ci fa guardare con compassione ed affetto, perché nessuno vada perduto.

Davanti alle forze del male noi sentiamo una solidarietà grande con tanti nostri fratelli e sorelle nella stesse fede che in ogni parte del mondo operano con gli stessi sentimenti che il Signore dona anche a noi. Sono sparse nei cinque continenti e sono speranza per il futuro di questo mondo davanti all’odio cieco che semina morte.

Anche se in certi periodi della storia sembra che le forze del male, della guerra, della violenza, vogliano prevalere sulla pace, la concordia, la fratellanza, questa storia cammina verso l’affermazione del bene. Noi cristiani riceviamo dal Signore nuovo impulso perché il Vangelo si comunichi e cambi la vita delle persone.

Il lavoro importante di ciascuno e delle piccole comunità

Davanti alla vastità e complessità dei problemi non ci sembri poca cosa quello che il Signore ci fa compiere, uniti a una famiglia numerosa che nel mondo si lascia guidare dallo stesso Signore. Anche il Signore ha cominciato riunendo dodici persone, andando nelle case di poveri e ricchi: è un’azione che opera silenziosamente come il lievito nella pasta e che fa crescere lo spirito nuovo che è l’opposto dello spirito del male.

Tanti piccoli nuclei, piccole comunità riunite dalla Parola del Signore, dove il Vangelo fa incontrare, fa conoscere per nome, fa vivere l’esperienza di fraternità vicendevole, fa muovere incontro a chi è più povero, diventando amici gli uni gli altri, ridando speranza e comunicando vita.

Il Vangelo ci invita a leggere i segni di questo tempo, riflettere su di essi e ripensare il nostro modo di essere cristiani in questa realtà: “Dal fico imparate questa parabola: quando già il suo ramo si fa tenero e mette le foglie, voi sapete che l’estate è vicina; così anche voi, quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, alle porte” (Marco 13, 28-29).

Davanti alle forze del male che sembrano sovrastarci, noi vediamo che la più grande risposta a questa guerra rappresentata dal terrorismo è costruire la Chiesa, tante piccole comunità diffuse in ogni luogo che accrescono lo spazio di umanità in questo mondo.

Nutriamoci del Vangelo e lasciamo che la sua forza operi in noi

Quando l’evangelista Marco scriveva questa pagina, il tempio di Gerusalemme era già stato distrutto, ed egli poteva vedere a cose avvenute quanto fosse vera la parola di Gesù pronunciata tanti anni prima.

La Parola che il Signore è la nostra forza, una tanto diversa dalle forze del mondo; essa ci genera all’amore, ci cambia il cuore e ci fa lavorare per una nuova cultura, un nuovo umanesimo, così come si è manifestato nella persona stessa di Gesù.

Per questo sentiamo che dopo duemila anni di storia della Chiesa, noi possiamo dire di essere ancora agli inizi della comunicazione del Vangelo. Nei nostri paesi il cristianesimo si basa ancora troppo su una religiosità naturale, a volte magica, che ignora la parola di Gesù, il suo farsi vicino ad ogni uomo, il suo passare nelle case delle persone, raccogliendo giorno dopo giorno persone che cercavano una liberazione, una via d’uscita.

Chiediamoci come il Vangelo possa parlare agli altri anche per mezzo nostro, con la nostra bocca, con i nostri gesti, col nostro modo di vivere impregnato di Vangelo.