parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli
la Bibbia
Vangelo festivo
Predicazione del 10/08/03
domenica 19ª tempo ordinario - anno B
 

Letture: 1 Re 19,4-8; Salmo 33; Efesini 4,30 - 5,2; Giovanni 6,41-51.

"Io sono il pane della vita"

dal Vangelo di Giovanni, capitolo 6, versetti 41-51.

241Intanto i Giudei mormoravano di lui perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». 42E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui conosciamo il padre e la madre. Come può dunque dire: Sono disceso dal cielo?».

43Gesù rispose: «Non mormorate tra di voi. 44Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell`ultimo giorno. 45Sta scritto nei profeti: E tutti saranno ammaestrati da Dio. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me. 46Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. 47In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna.

48Io sono il pane della vita. 49I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; 50questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.

51Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo»..

L'AMORE CI FA COMPRENDERE LE PAROLE DEL SIGNORE

Una conoscenza più profonda del Signore

Il Vangelo di Giovanni, di cui stiamo leggendo in queste domeniche d'estate il sesto capitolo, ci racconta delle difficoltà che molti, forse i più, hanno nel comprendere il segreto, l'intimo di quell'uomo che con pochi pani e pochi pesci ha sfamato tanta gente.

È la stessa difficoltà che incontrano gli abitanti di Nazaret quando sentono quel loro compaesano prendere la parola nella sinagoga di sabato, durante la preghiera nel giorno sacro al Signore. "Chi è quell'uomo che noi conosciamo tanto bene, perché ha vissuto in mezzo a noi da quand'era piccolo? Parla con una profondità e una chiarezza che stupisce!".

Ed è la stessa difficoltà che incontriamo tante volte anche noi quando viviamo troppo immersi nelle nostre cose e distanti dai sentimenti e pensieri del Signore.
La gente di Cafarnao è stata contenta per quel cibo ricevuto gratuitamente. Ma non riesce ad andare oltre. Quando il Signore Gesù dice loro "io sono il pane vivo disceso dal cielo", essi si mettono a ragionare, ma restano come bloccati da un muro, il muro dei propri ragionamenti terreni e scontati.

Lasciarsi attrarre con fiducia dal Signore

Al seguito di Gesù, bisogna lasciarsi attrarre da Lui fiduciosamente per comprendere la dimensione di un amore sconosciuto agli uomini. Sant'Agostino - riflettendo su queste parole del Vangelo - commenta e invoca: "Dammi, Signore, un cuore che ama ed io capirò ciò che mi dici … un cuore che desidera, un cuore affamato e assetato che si sente in esilio in questa solitudine terrena, un cuore che sospira la fonte eterna … ed io capirò" (Commento a Giovanni, 26).

Possiamo comprendere queste parole del Vangelo - "Io sono il pane della vita" - quanto più viviamo nella famiglia del Signore come suo corpo santo. È la famiglia dei discepoli, di quelli che in ogni tempo vivono nell'ascolto della sua Parola e camminano insieme.

Nella famiglia dei discepoli si sperimenta realmente come il Signore è il pane della vita: comunica la vita a noi, ma in una dimensione più profonda di quella che noi conosciamo. Ci apre agli altri, ci mette in condizione di nutrire quelli che sono affaticati e stanchi con un cibo che non viene da noi, ma dal cielo.

Un cibo dal cielo anche per noi

Come accadde al profeta Elia che stanco di continuare a lottare dinanzi a tante difficoltà e incomprensioni si era lasciato andare dicendo: "Ora basta, Signore! Prendi la mia vita, perché io non sono migliore dei miei padri" (1 Re 19,4). Un angelo del Signore procura ad Elia un cibo venuto dal cielo che gli permette di continuare il cammino fino a giungere al monte santo di Dio, il monte Oreb.

Quante volte abbiamo sperimentato la bontà di questo cibo che viene da Dio, ci dà forza e ci fa riprendere il cammino. E quanto volte siamo stati noi stessi strumento del Signore per dare il cibo che fa riprendere a tanti che sono affaticati e oppressi: un bicchiere d'acqua, un piccolo aiuto, un sorriso, una mano che si avvicina ed aiuta chi non ce la fa da solo ad alzarsi…

I primi discepoli di Gesù che stavano con Lui, vedevano i gesti che egli compiva sugli altri; ma solo poco a poco arrivano a comprendere che dietro le sue parole, i suoi gesti che restituiscono la vita, c'è un amore diverso, un amore che viene dall'alto e che conduce Gesù a dare la sua vita per noi.

Amare per comprendere

Non mormoriamo come quegli abitanti di Cafarnao che non riescono a capire le parole del Signore, sul cibo che dà la vita eterna. Piuttosto lasciamoci riscaldare il cuore dalle sue parole, chiediamo a Lui di illuminarci fino a farci comprendere il suo amore che egli vuole riversare abbondantemente nei nostri cuori.

Lasciamo che lo Spirito di Dio, che il Signore dona a tutti quelli che lo invocano, operi in noi senza ostacoli. Paolo ci esorta: "non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio… Scompaia da voi ogni asprezza, sdegno, ira, clamore e maldicenza con ogni sorta di malignità. Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo." (Efesini 4,30-32).

Nutriamoci dell'abbondanza della casa del Signore, dissetiamoci al torrente delle sue parole e diciamo: "È in te la sorgente della vita, alla tua luce vediamo la luce. Concedi la tua grazia a chi ti conosce, la tua giustizia ai retti di cuore" (Salmo 36, 8-11).