parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli
la Bibbia
Vangelo festivo
Predicazione del 06/07/03
domenica 14ª tempo ordinario - anno B
 

Letture: Ezechiele 2, 2-5; Salmo 122; 2 Corinzi 12, 7-10; Marco 6, 1-6.

Gesù nella sinagoga di Nazaret

dal Vangelo di Marco, capitolo 6, versetti 1-6.

1Partito quindi da Cafarnao, Gesù andò nella sua patria e i discepoli lo seguirono. 2Venuto il sabato, incominciò a insegnare nella sinagoga.

E molti ascoltandolo rimanevano stupiti e dicevano: "Donde gli vengono queste cose? E che sapienza è mai questa che gli è stata data? E questi prodigi compiuti dalle sue mani?

3Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?". E si scandalizzavano di lui.

4Ma Gesù disse loro: "Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua".5E non vi poté operare nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi ammalati e li guarì. 6E si meravigliava della loro incredulità.

Gesù andava attorno per i villaggi, insegnando.

RICONOSCIAMO LA FORZA CHE VIENE DALLO SPIRITO DI DIO

La difficoltà a vedere e comprendere con gli occhi della fede

Quando Gesù, dopo i primi tempi di attività a Cafarnao, torna nella terra dove è vissuto, Nazaret, dove si trovano i suoi parenti, incontra subito grosse difficoltà ad essere accolto e creduto come inviato di Dio. Egli che era vissuto per trent'anni in quel piccolo paese, ora torna come maestro attorniato dai suoi discepoli che aveva chiamati a seguirlo.

È difficile per i compaesani di Gesù credere in quell'uomo senza studi o tradizioni nobili, ma semplice operaio, di umili origini. Tutta la sua famiglia era ritenuta come gente di nessun conto, che non può distinguersi in nulla. Gesù viene indicato come "il figlio di Maria" … e quando un semita ricorda solo la madre di un uomo e non anche il padre, intende offenderlo, come uomo da nulla, senza passato né avvenire.

Eppure quegli ebrei che frequentano la sinagoga dovrebbero sapere che Dio è solito chiamare per compiti grandi persone di umilissime origini, come si legge per il re Saul, il re Davide, il profeta Amos e tanti altri… E l'apostolo Paolo, proprio su questo aspetto, ci riporta le parole che il Signore gli ha fatto sentire: "la mia potenza si manifesta pienamente nella debolezza". Per questo egli arriva a dire, paradossalmente: "quando sono debole, è allora che sono forte" (2 Corinzi 12,9-10).

L'uomo guarda l'apparenza, Dio guarda il cuore

La potenza del Signore si manifesta nella piccolezza degli uomini. Ricordiamo ancora le parole di Paolo nella prima lettera ai Corinzi: "Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono, perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio … Chi si vanta si vanti nel Signore" (1,26-31).

Lo Spirito del Signore disceso su Gesù al momento del battesimo opera in lui … lo stesso Spirito discende sui discepoli nella Pentecoste e opera nella Chiesa per mezzo di tutti quelli che si aprono alla sua azione.

È la conoscenza "naturale" a cui sono ancorati gli abitanti di Nazaret, che impedisce loro di riconoscere in Gesù la presenza di Dio. E questo accade anche oggi a tanti di noi, quando leggiamo gli eventi belli che il Signore ci fa vivere come suoi discepoli secondo una lettura umana, terrena, fondata sulle nostre conoscenze e capacità.

Lasciamo che lo Spirito di Dio entri in noi

Lo Spirito guida la Chiesa, lo Spirito conduce i discepoli fuori dal Cenacolo e dona loro una lingua nuova, che tutti possono intendere, la lingua dell'amore che viene da Dio. Quando il profeta Ezechiele ci racconta della sua vocazione, ci dice: "uno spirito entrò in me, mi fece alzare in piedi e io ascoltai colui che mi parlava" (Ezechiele 2,2). L'ascolto del Signore che ci parla, il dialogo che si intreccia con Lui nella preghiera ci dona una sapienza nuova, ci rende capaci di operare miracoli, nonostante la nostra piccolezza e modestia.

L'episodio di Nazaret ci fa riflettere su noi stessi, sul nostro atteggiamento verso il Signore e sull'azione che egli continua a compiere in mezzo agli uomini. Ogni volta che uomini e donne si aprono alla sua Parola - come Maria a Nazaret, come i discepoli a Cafarnao e come accade di sperimentare ai discepoli di tutti i tempi - si rinnova il miracolo di una vita nuova che ci viene comunicata; avvengono conversioni e guarigioni, cresce l'amore, si avvicinano i cuori e le persone, i prigionieri e gli oppressi vengono liberati.

Davanti alla reazione di chiusura degli abitanti di Nazaret Gesù si meraviglia della loro incredulità, ma non cessa di sperare in un cambiamento. Nonostante il rifiuto di Nazaret, gli altri villaggi sono assetati della sua parola. E Gesù non si ferma, si mette a percorrere i villaggi intorno, preparando i discepoli ad iniziare essi stessi quello che hanno visto compiere da Lui.

Ognuno che vive come discepolo del Signore, manifesta la sua potenza

Per accogliere lo Spirito di Dio in noi non c'è bisogno di grandi capacità personali, di origini importanti o di grandi studi. Piuttosto conta l'umiltà di cuore che ci rende capaci di ascoltare, accogliere e camminare incontro agli altri secondo le indicazioni che il Signore ci fa conoscere.

"Ha guardato l'umiltà della sua serva" - canta Maria nel Magnificat - "grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente … di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono". Il Signore è colui che "disperde i superbi nei pensieri del loro cuore … innalza gli umili … ricolma di beni gli affamati, rimanda a mani vuote i ricchi" (Luca 1,48-53).

Per questo il fariseo della parabola torna a casa senza alcun cambiamento a differenza del pubblicano (Luca 18,9-14). Per lo stesso motivo Gesù non può operare nessun prodigio a Nazaret, ma solo guarisce pochi ammalati che si rivolgono a lui con fiducia.

Il Signore ci liberi dalla nostra "sapienza" con cui vediamo gli altri e che tante volte ci fa ascoltare anche le sue parole in maniera scontata e distaccata. Il Signore possa piuttosto continuare ad operare per la rinascita del nostro mondo anche attraverso di noi, divenuti umili e docili alla sua Parola.