parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli
la Bibbia
Vangelo festivo
Predicazione del 21/07/02
Domenica 16ª del tempo Ordinario - anno A
 
Letture: Sapienza 12, 13.16-19; Salmo 85; Romani 8, 26-27; Matteo 13, 24-43.

Egli parlò loro di molte cose in parabole

dal Vangelo di Matteo, capitolo 13 versetti 24-43.

24Un`altra parabola espose loro così: «Il regno dei cieli si può paragonare a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. 25Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò. 26Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania. 27Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: Padrone, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania? 28Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero: Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla? 29No, rispose, perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. 30Lasciate che l`una e l`altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio».

31Un`altra parabola espose loro: «Il regno dei cieli si può paragonare a un granellino di senapa, che un uomo prende e semina nel suo campo. 32Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande degli altri legumi e diventa un albero, tanto che vengono gli uccelli del cielo e si annidano fra i suoi rami».

33Un`altra parabola disse loro: «Il regno dei cieli si può paragonare al lievito, che una donna ha preso e impastato con tre misure di farina perché tutta si fermenti».

34Tutte queste cose Gesù disse alla folla in parabole e non parlava ad essa se non in parabole, 35perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta:

Aprirò la mia bocca in parabole, proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo.

36Poi Gesù lasciò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si accostarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». 37Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell`uomo. 38Il campo è il mondo. Il seme buono sono i figli del regno; la zizzania sono i figli del maligno, 39e il nemico che l`ha seminata è il diavolo. La mietitura rappresenta la fine del mondo, e i mietitori sono gli angeli. 40Come dunque si raccoglie la zizzania e si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. 41Il Figlio dell`uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità 42e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti. 43Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, intenda!

LA TOLLERANZA DI FRONTE AL MALE

Di fronte alla realtà quotidiana del bene e del male


La parabola del seminatore ci ha insegnato che il Signore semina largamente il seme della sua Parola in questo mondo, perché egli ama ogni uomo e spera su ciascuno che si ravveda dalla sua condotta e porti frutti buoni per la sua vita e per quella di questo mondo.


Nel Vangelo di oggi il Signore continua a parlare con dei paragoni semplici perché tutti possano comprendere. E ci manifesta che accanto alla sua azione di seminare il seme buono in questo mondo, c'è un nemico che nella stessa realtà semina l'erba cattiva, la zizzania, che volutamente è simile all'altro seme, per creare confusione.


Come comportarsi in questa realtà mista di bene e di male, realtà quotidiana che sperimentiamo in noi e fuori di noi? Usare metodi radicali e immediati, come consigliano i servi della parabola?


Tante violenze perpetrate in nome di Dio non sono secondo il suo insegnamento


Sappiamo tutti che lungo la storia degli uomini, in nome del bene anche uomini di religione - compresa quella cristiana - hanno usato la violenza credendo di far bene. Ci sono state lotte di religione, guerre in nome di Dio che hanno causato tanto spargimento di sangue e lasciato rancori che attraversano i secoli.


La risposta che troviamo nella parabola del Vangelo ci chiama alla tolleranza da una parte, e dall'altra ci invita a far crescere il seme buono che viene seminato in questo mondo.


Lo stesso l'insegnamento lo troviamo nell'antico libro della Sapienza: "tu, o Signore, sei indulgente con tutti … Tu, padrone della forza, giudichi con mitezza; ci governi con molta indulgenza … Con tale modo hai insegnato al tuo popolo che il giusto deve amare gli uomini" (Sapienza 12, 13 ss).


I discepoli devono agire con la stessa logica del loro Signore


Quante volte la nostra prima reazione di fronte a fatti negativi è quella di affrontare frontalmente e violentemente il problema. Papa Giovanni XXIII diceva che bisogna distinguere l'errore dall'errante: bisogna individuare gli errori, ma trattare con misericordia colui che sbaglia. La misericordia e la mitezza è la forza di Dio, la tolleranza e l'indulgenza discendono dal suo amore per gli uomini.


I discepoli del Signore non hanno altra strada, se vogliono camminare dietro di lui.


Nelle due piccole parabole che seguono quella della zizzania, il Signore ci rafforza nella fiducia in quel seme che è stato seminato e che anche noi dobbiamo continuamente seminare in questo mondo.


Il regno di Dio che cresce in questo mondo è paragonato al granellino di senapa e al pugno di lievito che si impasta e si mescola con una grande quantità di farina e la fermenta tutta. Il Signore ripete a noi ancora oggi le parole rivolte ai suoi primi discepoli: "Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno" (Luca cap. 12, 32).


Dio sceglie ciò che è piccolo e debole per confondere i grandi e i potenti


Che può significare un granellino di senapa di fronte ad alberi fronzuti e grandi? O un pezzettino di lievito in una massa molto più grande? Che cosa può significare la forza dei discepoli di Gesù davanti a interessi economici enormi, davanti alla violenza e alla forza cieca delle armi?


I discepoli del Signore sono deboli davanti alle forze di questo mondo, ma non sono soli. È la forza dello Spirito che guida la Chiesa, che conduce ogni comunità cristiana che si nutre della parola del Vangelo. Scrive l'apostolo Paolo: "lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi" (Romani 8, 26-27).


Preoccupiamoci che la Parola del Vangelo cresca ogni giorno in noi, seminiamola abbondantemente in ogni occasione e momento, come ci insegna il Signore stesso con il suo comportamento. E impariamo da lui la tolleranza verso gli altri cercando di aiutarli a ravvedersi più col nostro comportamento che non con giudizi stroncanti e stigmatizzanti.


I metodi violenti non sradicano le radici dell'odio, anzi le rafforzano; la mitezza, l'indulgenza e la misericordia non sono debolezza ma manifestazione dell'amore di Dio e certamente contribuiscono ad allargare le vie della pace.