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"Quello
che ascoltate all'orecchio
ditelo sui tetti"
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dal
Vangelo di Matteo, capitolo 10 versetti 26-33.
26Gesù
disse ai suoi discepoli: Non temete gli uomini, poiché
non v'è nulla di nascosto che non debba essere svelato,
e di segreto che non debba essere manifestato.
27Quello
che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che
ascoltate all'orecchio predicatelo sui tetti. 28E non abbiate
paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere
di uccidere l'anima; temete piuttosto colui che ha il potere
di far perire e l'anima e il corpo nella Geenna.
29Due
passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche
uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro
lo voglia. 30Quanto a voi, perfino i capelli del vostro
capo sono tutti contati; 31non abbiate dunque timore: voi
valete più di molti passeri!
32Chi
dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io
lo riconoscerò davanti al Padre mio che è
nei cieli; 33chi invece mi rinnegherà davanti agli
uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio
che è nei cieli.
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QUELLO
CHE ABBIAMO CONOSCIUTO COMUNICHIAMOLO CON GIOIA
A TUTTI
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I
momenti di crescita nella comunità
Poco
per volta il Signore ci sta facendo comprendere che il "discepolo"
di Gesù, il cristiano, per poter vivere la sua adesione
a Lui, ha bisogno di una famiglia, di una comunità
dentro cui crescere, dove ascoltare e meditare la Parola
e trovare il sostegno e il conforto dei fratelli.
In
molti modi vediamo che questo va diventando una esperienza
sempre più diffusa. La stessa parrocchia, che deve
essere sempre una casa aperta a tutti, ha bisogno di un
gruppo di testimoni che vivono l'esperienza viva del Vangelo
in mezzo agli altri, la cui maggioranza è costituita
spesso da persone che avvicinano la Chiesa solo in alcuni
momenti e conoscono poco o nulla del Vangelo e del Signore
Gesù.
Vivere
la propria fede circondati dall'esempio e dall'aiuto di
fratelli con cui si prega, ci si confronta, si cammina insieme,
rende più facile prendere le distanze dalla mentalità
corrente, non lasciandosi assimilare a quello che pensano
e dicono un po' tutti.
Uscire
all'aperto, nel mondo
I
momenti in cui la comunità si riunisce, si confronta,
corrispondono ai momenti in cui Gesù si raccoglieva
con quelli che lo seguivano da vicino, il gruppo dei discepoli,
parlando loro apertamente dei segreti del Padre suo.
Ma
tutto quello che i discepoli ricevono non deve rimanere
come un tesoro nascosto, chiuso. Gesù invita a comunicare
a tutti quanto essi hanno udito e conosciuto: "quello
che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che
ascoltate all'orecchio predicatelo sui tetti" (Matteo
10, 27). Quello che essi hanno cominciato a vivere deve
entrare nel mondo che li circonda.
E
come quei primi discepoli non si tirarono indietro di fronte
all'invito del Signore, anche noi siamo chiamati a fare
altrettanto oggi. Il grido di san Paolo risuona ancora fra
noi: "Guai a me se non predicassi il Vangelo!"
(1 Corinzi 9,16). Non ci fermino ostacoli, paura di incomprensioni
o di rifiuti, perché sono tanti che aspettano la
parola del Signore, diversa dalle tante parole degli uomini.
Molti
sono quelli che non ancora conoscono il Vangelo
Sono
molti - afferma papa Giovanni Paolo II - che "non
conoscono realmente Gesù Cristo e molti di loro vivono
in Paesi con antiche radici cristiane, dove interi gruppi
di battezzati hanno perso il senso vivo della fede o non
si considerano più membri della Chiesa, conducendo
una vita lontana dal Signore e dal Suo Vangelo (cfr
Redemptoris missio, n. 33)
Il
profeta Geremia, di cui leggiamo una pagina nella liturgia
odierna (Geremia 20,10-13), si è trovato a svolgere
il suo ministero profetico in una situazione politica estremamente
incerta e in anni di grande instabilità sociale.
Egli sente il peso di essere un profeta "scomodo",
perseguitato dalla classe politica e dai sacerdoti del Tempio,
come un traditore. Eppure egli non cessa di far risuonare
la parola del Signore perché "egli è
al mio fianco
a Lui ho affidato la mia causa".
Il
Signore è vicino e accompagna i discepoli nel mondo
Chiunque
spende la sua vita per il vangelo riceve le consolazioni
del Signore. Sappiamo però che non è stato
e non sarà mai semplice per la comunità cristiana
predicare il Vangelo della croce e della resurrezione. La
legge dell'amore solo per se stessi si insinua in ogni cuore,
anche in quello dei discepoli. È allora che si smette
di annunciare il Vangelo, la testimonianza diventa fiacca
e i cristiani finiscono di essere sale della terra e luce
del mondo (vedi Matteo 5, 13-16), o smettono di essere -
come dice l'antica lettera a Diogneto - "come è
l'anima nel corpo, così nel mondo sono i cristiani"
(Lettera a Diogneto, VI).
Oggi
il Vangelo ci esorta a non avere paura di seguire il Signore
e di testimoniarlo con la vita. Il Signore sostiene e accompagna
la comunità dei discepoli. Per far comprendere fino
a qual punto arriva la conoscenza e la cura che Egli ha
dei discepoli ci dice: "Due passeri non si vendono
forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà
a terra senza che il Padre vostro lo voglia. Quanto a voi,
perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati; non
abbiate dunque timore: voi valete più di molti passeri!"
(Matteo 10, 29-31). Questa
attenzione del Padre per le piccole cose ci aiuta a comprendere
la sollecitudine, l'attenzione amorevole che egli ha per
ciascuno dei suoi discepoli.
Nutriamoci
ogni giorno del Vangelo, comunichiamolo nei vari luoghi
dove ci troviamo a vivere soprattutto col nostro modo di
porci con tutti, manifestando quello che il Signore ci ha
fatto comprendere. Il Signore è con noi e ci sostiene.
Il pastore evangelico D. Bonhoeffer, morto martire nei campi
nazisti, commentando questo brano concludeva: "Siamo
nelle mani di Dio. Quindi, non abbiate timore!"
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