parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli
la Bibbia
Vangelo festivo
Predicazione del 09/06/02
Domenica 10ª del tempo Ordinario - anno A
 
Letture: Esodo 19, 2-6; salmo 99; Romani 5, 6-11; Matteo 9,36 - 10,8.

Questi dodici Gesù li inviò

dal Vangelo di Matteo, dal capitolo 9, 36 a capitolo 10, 8.

36Vedendo le folle Gesù ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore. 37Allora disse ai suoi discepoli: "La messe è molta, ma gli operai sono pochi! 38Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!".

1Chiamati a sé i dodici discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d`infermità.

2I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea, suo fratello; Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello, 3Filippo e Bartolomeo, Tommaso e Matteo il pubblicano, Giacomo di Alfeo e Taddeo, 4Simone il Cananeo e Giuda l`Iscariota, che poi lo tradì.

5Questi dodici Gesù li inviò dopo averli così istruiti: "Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; 6rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d'Israele. 7E strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino. 8Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date.

ESSERE OPERAI DEL SIGNORE INVIATI IN QUESTO MONDO

La tenerezza del Signore

Gesù percorrendo tutte le città e i villaggi, insegnava nelle loro sinagoghe, annunciava il vangelo del regno e curava ogni malattia e infermità (Matteo 9,35). È una frase del Vangelo di Matteo che descrive con poche parole quello che Gesù ha fatto nei tre anni della sua vita pubblica. E Matteo ci spiega il vero motivo di tutto questo: al vedere le folle affrante e abbandonate a sé stesse, come pecore senza pastore, fu preso da grande tenerezza.

Lo sguardo mite e misericordioso del Signore si è posato anche su di noi, ci ha riunito, ha parlato al nostro cuore. I tanti momenti di preghiera comune, l'incontro col Signore la domenica, quando tutti ci raccogliamo intorno a Lui e ascoltiamo le sue parole, sono l'esperienza che ognuno di noi fa col Signore.

Conoscere il Signore mettendosi in ascolto del suo Vangelo

Stando in ascolto ai piedi del Signore noi sperimentiamo la sua tenerezza verso di noi e verso tutti gli uomini. Egli guarisce le malattie del nostro cuore, ma ci fa guardare anche oltre di noi, a quelli che sono deboli, poveri, soli, angosciati e hanno bisogno di qualcuno che senza chiedere nulla, si chini con compassione su di loro.

Stando assieme al Signore noi conosciamo il suo amore grande per noi. Paolo nella lettera ai Romani dice: "Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi" (Romani 5,8). Prima che noi lo conoscessimo, il suo sguardo si è posato su di noi. È uno sguardo tenero e misericordioso che si è commosso su ciascuno, sulla condizione di tanti che hanno bisogno di qualcuno che si chini su di loro, che li aiuti ad alzarsi.

Essere operai del Signore in questo mondo

Il Signore ci invita a guardare questo nostro mondo con i suoi occhi, parla a noi a cuore aperto, come si parla agli amici: "la messe è molta, ma gli operai sono pochi! Pregate il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!" (Matteo 9, 37-38).

Chi sono questo operai che sono chiamati a raccogliere? Forse solo alcune persone come i sacerdoti o i religiosi? Ogni cristiano che ascolta il Vangelo e cerca di seguirlo, riceve la forza dello Spirito che rende capaci di fare e dire le stesse cose che diceva e faceva Gesù.

E mentre ci mettiamo in ascolto del Signore, se cominciamo ad essere fedeli nello stare con lui, vediamo formarsi una famiglia, la famiglia dei discepoli suoi che nasce proprio dall'ascolto. Il Signore vuole continuare ad operare nel mondo di oggi per mezzo nostro, persone comuni, deboli, peccatori.

La gente che compone la famiglia del Signore

Se leggiamo con attenzione l'elenco dei primi dodici discepoli di Gesù, gli apostoli, troviamo che c'è di tutto tra loro; ci sono nomi greci accanto a nomi giudaici, ci sono uomini provenienti dal nord e altri dal sud della Palestina; ci sono semplici pescatori assieme a pubblicani peccatori, come Matteo; seguaci del penitente Giovanni Battista come Giacomo e Giovanni assieme a membri del partito rivoluzionario degli zeloti che combattevano la presenza romana in Palestina come Simone il cananeo.

È un gruppo piuttosto eterogeneo nel quale il luogo di provenienza o le idee con cui ci si avvicina al Signore passano in secondo ordine. Quello che conta è l'adesione a Gesù e l'obbedienza alla sua parola; queste due dimensioni costituiscono la loro nuova identità. Non sono più riconosciuti e additati come il pubblicano, lo zelota, il pescatore, bensì come quelli che stanno con il Nazareno.

La nuova identità che dona il Signore

Quanto più impariamo a stare ai piedi del Signore tanto più vedremo svilupparsi in noi questa nuova identità di figli e fratelli in questa famiglia, toccati nel cuore dalla tenerezza del Signore e a nostra volta contagiati da questa tenerezza che fa trasmettere agli altri quanto abbiamo cominciato a sperimentare e a vivere, gratuitamente, come gratuitamente abbiamo ricevuto.

È vero che a volte le difficoltà sembrano tante, difficili da superare; vediamo nel mondo tante divisioni, tante guerre, malattie, sofferenze; ma è proprio in questa realtà che vediamo il regno di Dio farsi vicino: sono questi luoghi di incontro, di pace, di aiuto umile e fedele che sorgono in tante parti del mondo, nella nostra città; sono i luoghi di preghiera e di ascolto dove il Signore può parlare col suo Vangelo: di qui prende corpo una forza buona per noi e per questo mondo.

Tutto questo ci consola, rasserena il nostro cuore, ci fa essere contenti. Rendiamo grazie al Signore e diciamogli con le parole del salmo: noi vogliamo essere tuo popolo, appartenere a te e imparare da te la tenerezza e la mitezza di cuore.