parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli
la Bibbia
Vangelo festivo
Predicazione del 7/04/02
2ª domenica di Pasqua - anno A
 
Letture: Atti 2, 42-47; Salmo 117; 1ª Pietro 1,3-9; Giovanni 20, 19-31.

Beati quelli che pur non avendo visto crederanno

dal Vangelo di Giovanni, capitolo 20 versetti 19-31

19La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: "Pace a voi!". 20Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21Gesù disse loro di nuovo: "Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch`io mando voi". 22Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: "Ricevete lo Spirito Santo; 23a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi".
24Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. 25Gli dissero allora gli altri discepoli: "Abbiamo visto il Signore!". Ma egli disse loro: "Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò".
26Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: "Pace a voi!". 27Poi disse a Tommaso: "Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!". 28Rispose Tommaso: "Mio Signore e mio Dio!". 29Gesù gli disse: "Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!".
30Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. 31Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

PORTIAMO LA PACE CHE VIENE DAL SIGNORE RISORTO


Ogni domenica il Signore si fa presente nella comunità riunita nel suo nome

"Cristo è risorto, veramente è risorto!".

Questo annuncio è risuonato nuovamente nella Pasqua appena celebrata. E oggi, primo della settimana, noi ci riuniamo nel nome del Signore perché venga nuovamente in mezzo a noi, ci dia la sua pace, rianimi i nostri cuori, riversi in ciascuno la forza dello Spirito e ci renda donne e uomini che vivono in mezzo agli altri comunicando sentimenti di riconciliazione e di perdono.

Ogni domenica, il primo giorno della settimana, noi facciamo memoria viva della Pasqua, per essere durante la settimana i testimoni del Risorto. La luce della Pasqua che è entrata nei nostri cuori continua ad illuminarci e ci fa camminare in questo mondo con i sentimenti nuovi che ci dona il Signore.

Il Signore risorto è colui che viene a portare la pace, a portare serenità e fiducia nel cuore dei discepoli che lo avevano abbandonato. "Pace a voi!" dice loro nel manifestarsi mentre sono rinchiusi nel Cenacolo per paura dei Giudei. Con le stesse parole si presenta ai discepoli otto giorni dopo, e ripete ancora: "Pace a voi!".

Ancora una volta egli ci comunica che da Lui viene l'amore, il perdono, la riconciliazione. È l'amore che si è manifestato con forza proprio nelle ore della Passione.

Il soffio dello Spirito che nuovamente il Signore fa scendere su di noi, viene a liberarci dalla chiusura, dalla rassegnazione su di noi e su questo mondo, dalla paura; ci invita a uscire fuori e a parlare a questo mondo, a diffondere la sua forza di pace.

La preghiera al Signore per la pace in Medio Oriente

Anche noi, unendoci a tante comunità cristiane che vivono in ogni parte del mondo, raccogliamo l'invito del Papa a pregare per la pace in Medio Oriente, specialmente durante le liturgie di questa 2ª domenica di Pasqua:

"La drammatica situazione in cui versa la Terra Santa mi induce a rivolgere di nuovo un pressante appello a tutta la Chiesa, affinché si intensifichino le preghiere di tutti i credenti per quelle popolazioni ora dilaniate da forme di violenza inaudita. Proprio in questo periodo, nel quale il cuore dei cristiani si volge verso i luoghi dove il Signore Gesù ha patito, è morto ed è risorto, giungono notizie sempre più tragiche, che contribuiscono ad accrescere lo sgomento dell'opinione pubblica, suscitando l'impressione di una inarrestabile deriva di disumana efferatezza.

Di fronte alla caparbia determinazione con cui, da una parte e dall'altra, si continua ad avanzare sulla strada della ritorsione e della vendetta, si apre di fronte all'animo angosciato dei credenti la prospettiva del ricorso alla preghiera accorata a quel Dio che, solo, può cambiare i cuori degli uomini, anche dei più ostinati".

Con la forza dello Spirito che il Signore risorto non ci fa mancare, noi innalziamo la nostra preghiera, forza debole dei cristiani dinanzi alla violenza che si è scatenata nei luoghi "dove il Signore Gesù ha patito, è morto ed è risorto". La nostra preghiera, unita a quella di tanti, si alza insistente al Signore dinanzi alla follia dell'odio, delle minacce, vendette e ritorsioni.

Otto secoli fa, Francesco d'Assisi è andato disarmato incontro al Sultano d'Egitto, per costruire la pace tra due eserciti armati, l'uno contro l'altro. Anche noi, disarmati di fronte a tanta violenza, ci rivolgiamo al Signore perché sia Lui a cambiare i cuori degli uomini alla ricerca del dialogo e di un accordo giusto e dignitoso per le due parti in lotta.

Lasciarsi guarire dalla malattia di credere solo in noi stessi e in quello che facciamo noi

L'episodio di Tommaso ci fa vedere un uomo che, pur essendo discepolo del Signore, crede solo nelle sue forze, solo in quello che vede e fa lui. È la malattia del credere solo nelle proprie ragioni, che non aiuta a comprendere l'altro, ad incontrarsi e a farsi aiutare dagli altri.

Il Signore si avvicina a Tommaso e a ciascuno di noi per guarirci da questa malattia della incredulità e della sfiducia verso gli altri: "Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!".

L'episodio di Tommaso ci spinge a vivere di più l'unione con i fratelli nella fede che il Signore ci ha posto accanto. Vivendo più uniti fra di noi, come i primi discepoli, la forza della Parola, la preghiera comune e la liturgia che celebriamo, ci guariranno ogni giorno di più dal nostro protagonismo, dalla divisione. E faranno di noi un lievito di amore che fermenta e penetra nei cuori di altri uomini e donne.

Con la forza che viene dallo Spirito il Signore conceda anche a noi di comprendere quello che i discepoli comprendono poco a poco: "Essi stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune".

C'è bisogno di pace nella Terra Santa, c'è bisogno di pace ovunque ci sono conflitti, c'è bisogno di pace per ogni uomo e donna. Gli uomini hanno bisogno di pace. Noi, come discepoli trasformati dallo Spirito del Risorto, possiamo comunicare la pace e il perdono del Signore, possiamo lavorare per la resurrezione di uomini e donne, in tanti luoghi dove c'è poca speranza di cambiare.