parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli
la Bibbia
Vangelo festivo
Predicazione del 20/01/02
2ª domenica Tempo Ordinario - anno A
 
Letture: Isaia 49,3.5-6; salmo 39; 1 Corinzi 1,1-3; Giovanni 1, 29-34.

"Ho visto lo Spirito scendere come una colomba e posarsi su di lui"

dal Vangelo di Giovanni, capitolo 1 versetti 29-34

29Il giorno dopo, Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui disse: "Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo! 30Ecco colui del quale io dissi: Dopo di me viene un uomo che mi è passato avanti, perché era prima di me.
31Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare con acqua perché egli fosse fatto conoscere a Israele".

32Giovanni rese testimonianza dicendo: "Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui.
33Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua mi aveva detto: L'uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo.
34E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio"

 

CON GESU', AGNELLO DI DIO
SERVO IN MEZZO AGLI UOMINI

Gesù: agnello e servo

"Ecco l'agnello di Dio" (Giovanni 1,29) - dice Giovanni Battista vedendo venire Gesù verso di lui. E nel libro di Isaia leggiamo: "Il Signore mi ha detto: Mio servo tu sei" (Isaia 49,3).

Agnello e servo: due parole che sembrano poco adatte per l'uomo di oggi.

Ma Gesù viene indicato da Giovanni come "l'agnello di Dio", l'uomo mite e mansueto inviato da lui agli uomini: su di lui scende e rimane lo Spirito di amore di Dio.

E poi l'espressione "mio servo tu sei". Nell'uomo moderno del mondo occidentale c'è un rifiuto di essere servi, di dipendere. Eppure più volte nel Vangelo troviamo Gesù che dice di sé: "Il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti" (Marco cap. 10,45).

Noi invece desideriamo stare sempre al di sopra degli altri, e soffriamo quando siamo costretti a stare al di sotto. Questa ricerca del primo posto è all'origine di tanti conflitti e di tante ingiustizie nell'ambito dei rapporti personali e nell'ambito dei più vasti rapporti fra popoli e nazioni.

La mano di Giovanni ci indica Gesù

Vediamo nel Vangelo di oggi la mano amica di Giovanni Battista che, indicandoci Gesù che viene verso di noi, ci dice: "Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo". È lui che dovete seguire, lui con la sua mitezza, con la sua parola di riconciliazione apre strade nuove per ciascuno di noi e per questo mondo.

Egli toglie il peccato del mondo per mezzo dello Spirito di amore che si è posato su di lui al momento del battesimo per rimanervi. Di questo Spirito egli vuole riempire il mondo per rinnovarlo: "Mandi il tuo spirito, sono creati, e rinnovi la faccia della terra" (salmo 104,30).

Chi raccoglie l'invito di Giovanni che con la mano ci indica Gesù, comincia a camminare per strade nuove, conosce e sperimenta la forza del suo Spirito.

Giovanni afferma: "Io prima non lo conoscevo".

Quanti di noi possono ripetere oggi le stesse parole del Battista!

"Io prima non lo conoscevo, ma ho cominciato a mettermi alla scuola del Vangelo, a lasciare che egli mi parlasse, a lasciarmi toccare il cuore. E oggi vedo che lui mi cambia la vita, mi dona amicizie nuove, mi insegna a stare vicino ai piccoli, con lui nasce una famiglia di cui faccio parte". Gesù è l'amico vero che instaura amicizia con tutti.

I cristiani divisi: cercare quello che ci unisce

In questa settimana di preghiera per l'unità dei cristiani vediamo più chiaramente il peccato del mondo che è anche il peccato dei cristiani: essere divisi, voler difendere ad ogni costo le proprie ragioni, voler prevalere sugli altri. Spesso i cristiani si sono trattati male, hanno litigato, si sono accusati vicendevolmente. È venuto il tempo - e deve venire sempre più - in cui si cerca con pazienza e insistenza quello che ci unisce, che è molto di più di quello che ci può dividere.

Sembra una via debole quella del Signore Gesù, agnello mite, paziente che - leggiamo negli atti e in Isaia - "come una pecora viene condotto al macello e come un agnello senza voce innanzi a chi lo tosa, così egli non apre la sua bocca" (Atti 8,32; Isaia 53,7).

Ma qual è la nostra alternativa? Lo scontro? La guerra? La via di questo agnello, fattosi servo in mezzo agli uomini è la via del vero futuro per questo nostro mondo.

Nella preghiera si apprende la lingua del dialogo con tutti

Se ci viene da pensare e da dire: "ma io non ci riesco, questa strada per me è troppo difficile; non è possibile per me", il Signore ci risponde: "non è possibile per te, per voi, per gli uomini; ma quello che è impossibile agli uomini è possibile a Dio" (vedi Luca 18,27).

L'indicazione di Giovanni "Ecco l'agnello di Dio" è l'invito a conoscere Gesù, a entrare in intimità con lui, nella preghiera, nel dialogo, giorno dopo giorno. Nel luogo dove noi viviamo noi possiamo testimoniare - come Giovanni - quello che abbiamo visto, conosciuto, e stiamo sperimentando. Per mezzo nostro il Signore vuole continuare a manifestarsi agli uomini.

Noi siamo quelli che invocano il suo nome; e siamo in tanti, in ogni luogo, ad invocare il Signore, perché porti giustizia e pace a questo mondo. Noi siamo parte di un grande popolo, "chiamati ad essere santi insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo", sappiamo di poter camminare con la forza dello Spirito di pace e di riconciliazione.

Pregare per l'unità e la pace

Il 24 gennaio ad Assisi gli uomini di ogni religione - invitati da papa Giovanni Paolo II - manifesteranno la loro comune aspirazione verso la pace, mediante la preghiera.
A questa preghiera ci uniremo anche noi per ottenere dal Signore il dono della pace, per chiedere di imparare tutti la lingua del dialogo. Nel dialogo maturerà certamente la cultura del convivere insieme pacificamente, del rispetto reciproco.

Possa essere questa la luce che come discepoli del Signore diffondiamo attorno a noi, quella luce di cui parla il profeta, riferendosi a Gesù: "Io ti renderò luce delle nazioni perché porti la mia salvezza fino all'estremità della terra" (Isaia 49,6).

Uniti al Signore, come suo popolo noi possiamo essere luce per tutte le nazioni. Stringiamoci al Signore nostro e con lui camminiamo incontro agli uomini per le strade comuni della vita di ogni giorno.