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Un
lebbroso, guarito, tornò indietro
a ringraziare: era una samaritano
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dal
Vangelo di Luca cap. 17, versetti 11-19
11Durante il viaggio verso Gerusalemme, Gesù attraversò
la Samaria e la Galilea.
12Entrando
in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi i quali, fermatisi
a distanza, 13alzarono la voce, dicendo: «Gesù maestro,
abbi pietà di noi!». 14Appena li vide, Gesù
disse: «Andate a presentarvi ai sacerdoti».
E
mentre essi andavano, furono sanati. 15Uno di loro, vedendosi guarito,
tornò indietro lodando Dio a gran voce; 16e si gettò
ai piedi di Gesù per ringraziarlo. Era un Samaritano.
17Ma
Gesù osservò: «Non sono stati guariti tutti
e dieci? E gli altri nove dove sono? 18Non si è trovato chi
tornasse a render gloria a Dio, all`infuori di questo straniero?».
E
gli disse: 19«Alzati e và; la tua fede ti ha salvato!».
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IL
SIGNORE GUARISCA LE MALATTIE
DEL NOSTRO CUORE
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La malattia del cuore
Ci
presentiamo al Signore come quei dieci lebbrosi che si fanno incontro
a Gesù e, fermatisi a distanza, alzano la voce dicendo: "Gesù
maestro, abbi pietà di noi!". Erano malati di una malattia
che allontanava dalla comunità, dalla società civile.
E invocano la guarigione dal Signore.
Noi
ci ritroviamo col Signore nel suo giorno santo, in vari momenti
nella settimana, quando insieme ci raccogliamo per pregare e ascoltare
la sua Parola. Ma guardandoci dentro, vediamo che c'è una
malattia del cuore da cui abbiamo bisogno di essere guariti. È
la malattia che - come la lebbra - ci porta a stare lontano dagli
altri, separati. È la malattia del pensare solo a se stessi,
che ci fa vivere sentendo molto lontano quello che accade attorno
a noi.
Attentati
e guerre
Dopo
gli attentati terribili del mese scorso nel cuore degli Stati Uniti,
si parla molto in questi giorni della guerra giusta o non giusta
come reazione alla violenza cieca che colpisce i civili.
Ma
si può parlare mai di guerra giusta? Il cardinale Etsou Nzabi
Bamugwabi, arcivescovo di Kinhasa (Repubblica Democratica del Congo)
diceva nei giorni scorsi:
"Voglio
farvi una confidenza 'cristiana': la guerra non sarà mai
giusta, specialmente fra i credenti in Dio, fra uomini con la capacità
di intendere e di volere! Guardate nelle nostre famiglie una discussione,
una lite
, è una cosa normale. Ma la guerra fra marito
e moglie, anche se è stato lui o lei a commettere una mostruosità
cioè a sbagliare, la guerra in famiglia non sarà mai
giusta.
Consideriamo il pianeta terra come una grande famiglia
Se
ciascuno si spoglia dal proprio orgoglio, dalla superbia, dalla
prepotenza
troveremo sempre e sicuramente, mediante il dialogo,
la via verso la riconciliazione e anche quel coraggio, in quanto
cristiani, di poter concedere il perdono.
'Signore - diceva san Francesco di Assisi - dammi la grazia e la
forza di poter comprendere gli altri piuttosto che di essere compreso.
Fa di me lo strumento della tua pace' ".
Fatichiamo
a comprendere le parole di pace
Molti
di noi non comprendono queste parole, scuotono il capo, perché
nel nostro cuore e nella nostra mente c'è come una malattia
di sentimenti e di pensieri che non ci fanno comprendere. Ogni guerra
produce soltanto orrori, distruzione e morti. La violenza chiama
soltanto la violenza. La guerra è una trappola per l'umanità
perché rinchiude gli uomini nel tunnel dell'odio, del rancore,
dei risentimenti e della vendetta.
È
vero che davanti a episodi violenti e terribili come l'assalto terroristico
ci sentiamo smarriti, presi dalla paura, insicuri e ci viene la
reazione istintiva di reagire.
Ma
noi oggi vogliamo gridare come quei dieci lebbrosi del Vangelo:
"Gesù maestro, abbi pietà di noi". Il nostro
è un grido che è una preghiera: Signore, guarisci
il nostro cuore.
I
lebbrosi ascoltano la parola del Signore e mentre vanno sperimentano
la guarigione.
Crediamo
alla forza del Vangelo e della preghiera
Noi
crediamo che nella preghiera, nella parola del vangelo c'è
una forza che guarisce e che porta alla pace.
In
questi giorni, in varie parti del mondo, a un mese dall'attentato
dell'11 settembre scorso, Ebrei, Musulmani, Cattolici, Ortodossi,
Protestanti si sono ritrovati in preghiera comune per invocare il
dono della pace. Anche noi l'abbiamo fatto e vogliamo ancora pregare
oggi, spinti dalla parola del Vangelo, dalla Parola di Dio.
Preghiamo
per la pace fra Ebrei e Palestinesi, per l'Afghanistan, per le famiglie
costrette a fuggire; preghiamo per l'Africa, per l'America, per
le famiglie colpite dall'attentato terroristico.
Lasciamo
che la forza della Parola liberi in noi le sue energie di amore
e ci trasformi, ci guarisca nel cuore. Noi sappiamo che la guerra
può essere decisa da pochi, ma la pace suppone l'impegno
solidale di tutti.
L'apostolo
Paolo, mentre è in carcere a causa del Vangelo, scrive al
suo discepolo Timoteo: "soffro a causa del Vangelo fino
a portare le catene come un malfattore; ma la parola di Dio non
è incatenata!".
Anche
noi abbiamo conosciuto la Parola di Dio; non la teniamo prigioniera,
lasciamo che ci invada e ci trasformi. E sperimentando la guarigione
del cuore, torniamo come quell'unico malato, il samaritano, a ringraziare
il Signore. Egli è la nostra pace, egli può darci
la vera pace.
Ci
conceda il Signore di portare la luce del Vangelo ovunque, senza
timore, senza paura.
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