Domenica 22ª del tempo ordinario /C

02
settembre
2001

Letture bibliche: Siracide 3,17-18.20.28-29; Salmo 67; Ebrei 12,18-19.22-24; Luca 14,1.7-14.


Gesù nostro maestro

dal Vangelo di Luca cap. 14, versetti 1.7-14

1Un sabato era entrato in casa di uno dei capi dei farisei per pranzare e la gente stava ad osservarlo.
7Osservando poi come gli invitati sceglievano i primi posti, disse loro una parabola: 8«Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più ragguardevole di te 9e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: Cedigli il posto! Allora dovrai con vergogna occupare l`ultimo posto.
10Invece quando sei invitato, và a metterti all`ultimo posto, perché venendo colui che ti ha invitato ti dica: Amico, passa più avanti. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali.
11Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».

12Disse poi a colui che l`aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché anch`essi non ti invitino a loro volta e tu abbia il contraccambio.
13Al contrario, quando dài un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; 14e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».

UN ALTRO MODO DI PENSARE, DI VEDERE, DI VIVERE

La strada del Vangelo

Abbiamo detto più volte che i cristiani non seguono il comportamento di tutti, ma guardano sempre al loro Signore, Gesù, che ci comunica un altro modo di pensare, di vivere.

Ed ogni volta che ci accostiamo al Vangelo noi conosciamo qualcosa di questo altro modo di essere, come cristiani, nel mondo. E in questo c'è una sapienza di cui questo mondo ha bisogno, anche se spesso non se ne rende conto o non lo sa.

Davanti alle guerre, a conflitti che durano da decenni - come quello iniziato nella terra di Gesù sin dalla creazione dello stato di Israele, fra ebrei e palestinesi - la parola di Gesù ci indica una strada che porta all'incontro, alla convivenza pacifica, alla giustizia. Davanti ai forti e ai deboli, Gesù ci invita a fare spazio ai deboli, non come atto di debolezza, ma come atto di giustizia.

Una lunga fila nella notte

Nei giorni scorsi, trovandomi a Barcellona per un incontro internazionale di dialogo e di preghiera fra esponenti di tutte le religioni, sono stato svegliato nel cuore della notte da un brusio continuo di persone che parlavano - pur trovandomi al quinto piano di un albergo. Mi sono affacciato e ho visto al chiarore delle luci dei lampioni della strada, una lunga fila di uomini e donne - alcuni in piedi, altri per terra - che attendevano.

E il brusio è continuato ininterrotto fino all'alba. Quando sono uscito alle otto del mattino stavano ancora lì, e ho visto che erano stranieri in attesa del permesso di soggiorno. Erano cinesi, indiani, marocchini, peruviani, cileni … Era una file interminabile lungo il marciapiede, trattenuto da transenne. Alcuni dormivano, altri stavano svegli col volto stanco.

Gesù ci dice - nella pagina evangelica di oggi: "Non metterti al primo posto …Non esaltare te stesso, umiliando gli altri". Anzi dice più espressamente: "Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini … Al contrario, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti".

Sono strane certe parole del Vangelo?

Non pensiamo: "Come sono strane queste parole di Gesù", piuttosto apriamoci a questa sapienza nuova per noi, che viene da Dio. Non stiamo sempre davanti a noi stessi, o davanti a quelli che sono della nostra stessa condizione sociale. Ma apriamoci a questi poveri della terra.

Spesso chi sta meglio economicamente preferisce scegliere dei luoghi per abitare dove non si è infastiditi da questa presenza di tanti poveri che "turbano la nostra tranquillità". Preferiamo vivere come in degli spazi più puliti, quasi che questa presenza dei poveri inquinasse …

Ognuno di noi, se vuole provare a comprendere e a vivere un po' il senso vero del Vangelo, si interroghi su che cosa possa significare per me, per te, per ciascuno di noi "invitare alla mia mensa poveri, storpi, zoppi, ciechi"; che cosa significa diventare una chiesa, una comunità che apre le orecchie al grido e alle sofferenze dei poveri, che apre i suoi occhi e soprattutto il cuore a questa fila interminabile di poveri che si muove da grandi distanze per venire in Europa per sfuggire alla fame, alla guerra, alle malattie; e cercare di sopravvivere.

"La città del Dio vivente"

Nelle parole del Vangelo di oggi si manifesta il progetto di Dio, il suo sogno su questo mondo, meno diviso, più giusto, più in pace. È proprio come ci dice la lettera agli Ebrei: "Voi vi siete accostati al monte Sion e alla città del Dio vivente, all'assemblea dei primogeniti".

La città di Dio non è come quella degli uomini, con i quartieri "bene" e i quartieri periferici dove vivono i più poveri; le case belle o le ville da una parte e poveri ambienti degradati da un'altra parte. Il Vangelo, se lo ascoltiamo col cuore, se lo accogliamo, opera in noi una rivoluzione profonda, ci fa scendere dai nostri piedistalli, accorcia le distanze fra noi e i nostri fratelli meno fortunati. E tutto questo pone le premesse della pace, per un mondo più umano e più giusto.

Leggiamo nel salmo 67: "Padre degli orfani e difensore delle vedove è Dio nella sua santa dimora. Ai derelitti Dio fa abitare una casa, fa uscire con gioia i prigionieri".

Mettiamoci dalla parte di Dio e viviamo, operiamo con Lui.


e-mail: padremariano@psgna.org