Domenica 18ª del tempo ordinario /C

5
agosto
2001

Letture bibliche: Qoèlet 1,2;2,21-23; Salmo 94; Colossesi 3,1-5.9-11; Luca 12,13-21.


L'uomo di Dio che ammaestra

dal Vangelo di Luca cap. 12, versetti 13-21

13Uno della folla gli disse: "Maestro, dì a mio fratello che divida con me l'eredità".
14Ma egli rispose: "O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?".
15E disse loro: "Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell'abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni".

16Disse poi una parabola: "La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto. 17Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti? 18E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. 19Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia.

20Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà?
21Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio".

QUALE VITA PER L'UOMO SAGGIO

Cercare la sicurezza nei beni terreni

Un anonimo ascoltatore di Gesù gli espone un problema di eredità: "Maestro, di' a mio fratello che divida con me l'eredità". Forse il fratello maggiore voleva accaparrarsi tutta l'eredità, o forse non voleva disperderla quando il fratello più giovane gli chiede la sua parte per essere indipendente.

Gesù risponde con un netto rifiuto: è una reazione decisa contro il desiderio che tutti abbiamo di possedere.

La parola del Vangelo di oggi ci mette in guardia contro la tendenza pericolosa di cercare la sicurezza della vita nella ricchezza accumulata. La nostra vita è sempre qualcosa di precario e transitorio. Il desiderio forte di possedere orienta ad una vita che non aiuta a diventare ricchi davanti a Dio.

Vivere come se Dio non esistesse

Non è vero forse che oggi facilmente si finisce col vivere come se Dio non esistesse?

A questo proposito Gesù racconta una parabola.

Un ricco proprietario terriero vede i suoi campi rendere al massimo. In un soliloquio ci vengono manifestati i suoi progetti: "gli affari vanno a gonfie vele, devo vedere come conservare i raccolti che sono stati abbondanti. Penso di ritirarmi per godere in pace i frutti dei miei affari. La soluzione migliore è di costruire nuovi depositi e più grandi dove immagazzinare il grano e tutti i miei beni. Poi potrò vivere una vita comoda e beata riposando, bevendo e festeggiando".

Nella situazione di benessere gli sfugge qualcosa di importante: la precarietà dell'essere umano. Come dice il salmo: "io ero stolto e non capivo, davanti a te stavo come una bestia" (Salmo 73, 22). Facilmente la ricchezza acceca nella comprensione della nostra reale condizione di uomini.

Leggiamo ancora nel salmo 39, 6-7:
"la mia esistenza davanti a te è un nulla. Solo un soffio è ogni uomo che vive, come ombra è l'uomo che passa; solo un soffio che si agita, accumula ricchezze e non sa chi le raccolga".

La vita che abbiamo è un dono ricevuto che ci può essere richiesto ad ogni momento. Noi non siamo proprietari ma amministratori dei beni che ci sono stati affidati e che sono destinati a tutti. Con questi beni noi possiamo aiutare gli altri.

Se noi abbiamo incontrato Gesù, se abbiamo iniziato a vivere l'esperienza di discepoli che si lasciano guidare dalle parole del Vangelo, conosciamo anche che i beni che abbiamo possono essere messi in comune, possono aiutare a vivere quelli che fanno fatica a vivere.

Chi ha di più, dia a chi non ha

Tutti noi, guardandoci intorno, vediamo che tanti sono quelli che hanno meno di noi, alcuni non hanno nemmeno il necessario per vivere. Forse la ricerca continua di altri beni ci rende ciechi e sordi davanti alla condizione di chi vive con difficoltà.

Le parole del vangelo ci fanno alzare il capo, ci rendono capaci di vedere e ascoltare le invocazioni di tanti. E ci ricordano che noi siamo pellegrini e stranieri su questa terra. E chi ha di più dia a chi non ha.

Leggiamo nel "Pastore di Erma", un antico libro del tempo dei Padri Apostolici molto conosciuto e amato nell'antichità cristiana:

Sapete di abitare una terra straniera. La vostra città è molto lontana da questa… Fate le opere di Dio, ricordandovi dei suoi comandamenti e delle promesse che ha fatto... Invece dei campi, riscattate le anime oppresse come uno può, visitate vedove e orfani (cf. Gc 1,27) e non disprezzateli. Consumate le vostre ricchezze e tutte le sostanze che avete ricevuto da Dio in questi campi e case. Per questo il Signore vi arricchì … Questo investimento è bello e santo, non ha né tristezza né paura, ma allegria. Non fate, dunque, l'investimento dei pagani che è dannoso ai servi di Dio. Fate l'investimento che vi è proprio in cui potete rallegrarvi. Non defraudate, non toccate l'altrui e non desideratelo; è turpe desiderare le cose degli altri. Espleta il tuo lavoro e sarai salvo.
(Pastore di Erma, Allegoria 1ª)


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