Giovanni
capitolo 14, versetti 23-29
23Gesù disse ai suoi discepoli: "Se
uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà
e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui.
24Chi non mi ama non osserva le mie
parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre
che mi ha mandato.
25Queste cose vi ho detto quando ero
ancora tra voi. 26Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre
manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e
vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
27Vi lascio la pace, vi do la mia
pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato
il vostro cuore e non abbia timore.
28Avete udito che vi ho detto: Vado
e tornerò a voi; se mi amaste, vi rallegrereste che io vado
dal Padre, perché il Padre è più grande di
me. 29Ve l'ho detto adesso, prima che avvenga, perché quando
avverrà, voi crediate.
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Vivere la fraternità: Pietro e Paolo
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La
Parola
del Signore
ci rende
sua famiglia
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"Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre
mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso
di lui" (Giovanni 14, 23).
È
questa parola del Vangelo che ci ha riunito, ci ha fatti vicini,
ci ha parlato e il Signore è in mezzo a noi. Con questa parola
il Signore ha comunicato se stesso, si è fatto conoscere
da noi. La comunità dei discepoli vive di questa Parola,
sin da quando gli apostoli si sono incamminati per le strade del
mondo a partire da Gerusalemme. Il Signore è venuto ad abitare
in mezzo a noi.
Il
tempo della Pasqua è per noi un tempo di comprensione di
quanto il Signore ci ha comunicato, un tempo in cui siamo aiutati
a diventare più consapevoli della forza di amore che viene
dalla sua croce e dalla sua resurrezione.
Ogni
volta che ci riuniamo attorno alla mensa, per la preghiera, per
ascoltare le sue parole, egli si fa presente in mezzo a noi, ci
trasfigura, trasforma le nostre vite, ci attira al suo amore. Noi
siamo qui perché il Signore ci vuole insieme, e ci chiama
a partecipare alla vita ricca e bella della sua famiglia, che è
la nostra vera famiglia. "Chi mi ama osserverà la mia
parola" ci ripete il Signore. Egli sa che le nostre parole
spesso dividono, contrappongono, fanno sorgere discussioni. La sua
parola unisce, crea fraternità, amicizia, amore, umiltà;
abbatte i muri, vince i pregiudizi, insegna ad aprire le porte a
tutti.
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La famiglia del Signore è come la città
descritta dall'Apocalisse: una città che risplende della
luce dell'Agnello, la luce della sua Parola, del suo amore. È
una città con dodici porte che si aprono su tutti e quattro
i lati, a settentrione, a mezzogiorno, ad occidente e ad oriente.
Una città che accoglie, che spalanca le sue porte. Il cuore
dei discepoli è un cuore aperto in tutte le direzioni, verso
ogni donna e ogni uomo. E le sue mura - continua l'Apocalisse -
poggiano sulla parola del Signore così come ci è stata
tramandata dai primi discepoli, dagli apostoli.
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Africa:
nuove tragedie
della fame
e della guerra |
Abbiamo
appreso la notizia di due tragedie dell'immigrazione che si sono
consumate nei giorni scorsi in Africa. Novantatre persone sono morte
di sete nel deserto durante il viaggio verso la speranza di una
vita migliore in Libia e almeno 86 hanno trovato la morte in mare
mentre cercavano di raggiungere dalla Somalia lo Yemen. È
il dramma di persone che fuggono dalla fame e dalla guerra in cerca
di uno spazio per vivere. E abbiamo sentito che in questi giorni
nuove violenze si sono abbattute sugli abitanti di Israele e delle
terre palestinesi, provocando distruzioni e morte.
Davanti
a queste notizie si fa più forte l'urgenza di allargare gli
spazi di amore in questo mondo. Ogni comunità che nasce e
vive attorno al Vangelo, per piccola che sia, è uno spazio
di amore lì dove si trova. Uno spazio di amore dove è
possibile incontrarsi e fare la pace.
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La
pace
che viene
dal Signore |
Gesù,
lasciando i discepoli non augura la pace, ma la dona loro come un
lascito: "Vi lascio la pace" (v.27). E insiste:
"Vi do la mia pace". Da lui ci viene la pace che
solo Dio può dare. È la pace del tempo del Signore:
"Allora fiorirà la giustizia e grande pace sino a
che si spenga la luna" (salmo 72,7). Il Signore è
il "principe della pace", il mediatore della pace.
Perciò dice: la "mia" pace.
Davanti
a rapporti difficili, alla competitività che genera spesso
scontri, davanti ai pregiudizi, agli odi razziali, etnici, il dono
della pace ci comunica una forza che fa vincere il turbamento e
la paura. "Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore"
- ci dice il Signore. La Parola del Vangelo deve correre più
veloce delle armi, delle lotte. C'è fretta, c'è urgenza.
Siamo chiamati tutti a comunicare il Vangelo perché gli spazi
di amore di allarghino, altri possano accogliere questa parola che
fa nascere all'amore.
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Ascoltare
il vangelo e
metterlo
in pratica
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Lasciamo da parte troppe regole che
rendono tutto più complicato. Anche nelle prime comunità
c'erano quelli che volevano imporre regole religiose complicate.
E gli apostoli, riuniti tutti insieme a Gerusalemme nel primo Concilio,
mandano a dire ai fratelli delle altre comunità: "Abbiamo
saputo che alcuni da parte nostra, ai quali non avevamo dato nessun
incarico, sono venuti a turbarvi con i loro discorsi
".
Gli apostoli ricordano le parole del Signore che aveva detto: "questo
è il mio comandamento, che vi amiate gli uni gli altri come
io vi ho amati". Questo riassume tutto il vangelo.
Nei giorni della Pasqua, un giovane
che partecipava alle liturgie di quei giorni diceva: "Io sento
la gioia della Resurrezione. Qui vedo una immagine molto diversa
da quella di un Dio che prende nota, giudica
C'è una
cosa tanto semplice da fare, come ci insegna la comunità:
leggere il Vangelo
".
Non abbiamo altra regola, se non quella
dell'amore, della Parola del vangelo accolta e vissuta. E il Signore
sarà sempre con noi. Egli non ci abbandona mai. Questa famiglia
che non conosce distanze vuole crescere sempre di più. Ognuno
può farla crescere vivendo e annunciando il Vangelo.
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e-mail:
padremariano@psgna.org
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