4ª
domenica - tempo di Quaresima
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25
marzo 2001
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Luca,
capitolo 15, versetti 1-3.11-32. |
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Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì
per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto.
Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. Partì e si incamminò verso suo padre. |
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Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi. Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa. |
"Il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò" |
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AVERE GLI STESSI SENTIMENTI DI DIO
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Il
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È sempre forte in noi la tentazione di addomesticare Dio, di adattarlo al nostro modo di pensare e di sentire. È la tentazione che ha conosciuto Gesù nel deserto e durante la sua vita terrena. Se noi - come il Signore - non vogliamo "vivere di solo pane", solo per noi stessi, ma di "ogni parola che esce dalla bocca di Dio", vedremo prendere corpo in noi una nuova mentalità, un modo diverso di pensare. Diventerà "normale" voler bene ai poveri, agli stranieri; accorgerci delle persone dimenticate perché anziane e malate e prenderci cura di loro; accogliere chi è lontano e disprezzato. Questa "normalità nuova" nasce dal rapporto costante con la Parola di Dio, col Vangelo. Così ha agito Gesù e così devono agire i suoi discepoli, coloro che vogliono seguirlo. Ci rendiamo conto, a questo punto, che il nostro modo di pensare e di vivere ha bisogno di essere profondamente rinnovato, lasciandoci continuamente illuminare dalla Parola di Dio. Ai tempi di Gesù gli scribi e i farisei erano coloro che si preoccupavano di osservare la legge di Mosè ed erano in disaccordo col comportamento accogliente che Gesù aveva nei confronti di persone per le quali essi non provavano che disprezzo: "i farisei e gli scribi mormoravano: costui riceve i peccatori e mangia con loro". |
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Dio
si manifesta in Gesù |
Il racconto
evangelico di oggi ci mostra Gesù che vuole aiutarci a comprendere la
condotta di Dio verso i peccatori, una condotta che tanti non capiscono.
Ma è questo
il modo inventato da Dio perché venga il suo regno sulla terra. Questo
modo Gesù lo attua e lo rende presente. Vedendo Gesù che agisce vediamo
Dio che agisce. A Filippo Gesù dice: "Filippo, chi ha visto me, ha
visto il Padre. Il Padre che è in me compie le sue opere" (Giovanni
14,9-10). |
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Conoscere le "gioie" di Dio |
Il Signore desidera renderci partecipi della gioia che egli prova ogni volta che una donna o un uomo smarrito ritrova la casa del Padre. L'accoglienza che egli riserva ai peccatori si spiega solamente con il suo amore. Il motivo della gioia, il Padre lo esprime in una specie di ritornello: "questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato". È la gioia che conoscono i discepoli del Signore anche oggi, quando dei prigionieri vengono liberati, quando persone dimenticate trovano il calore di una casa, dell'accoglienza affettuosa; quando vediamo il sorriso tornare sul volto di tanti anziani in istituto; quando persone che vivono per strada siedono attorno ad una tavola imbandita per loro, e si gioisce e si è contenti insieme. |
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Avere
i sentimenti di Gesù e continuare la sua opera |
Gesù ci parla
anche oggi col suo Vangelo, con questa parabola, perché convertiamo i
nostri cuori, imparando a ricercare non solo il proprio interesse ma anche
quello degli altri. Noi cristiani,
uniti profondamente al Signore, continuiamo nel mondo la sua opera, abbattendo
i muri di separazione, di inimicizia, di indifferenza, a servizio della
riconciliazione e della pace. |
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