Dal Vangelo di Luca (3, 1-6
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Da
quindici anni Tiberio era a capo dell’impero romano. Nella provincia romana
della Giudea era stato mandato il governatore Ponzio Pilato e tanti altri
piccoli capi si dividevano il potere nella regione, Erode, il fratello Filippo,
Lisania. Due grandi sacerdoti della religione ebraica, Anna e Caifa, guidavano
il popolo nel professare la fede in Dio.
Mentre
questi sono i poteri costituiti, civili e religiosi, il Signore sceglie le
sue strade per parlare al cuore degli uomini.
“La
Parola di Dio scese su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto” (Luca
cap.3, v.2).
Come
aveva fatto con Maria, umile ragazza di Nazaret, paesino sconosciuto della
Galilea, ora fa con Giovanni, figlio di Zaccaria ed Elisabetta, un giovane
di circa 30 anni. Il Signore parla al suo cuore.
Giovanni
è un giovane che cerca una direzione per la sua vita. E la cerca fuori dai
rumori della città, dagli intrighi, dalle tante voci confuse che gli arrivano.
Cerca
uno spazio dove ascoltare in silenzio, meditare, riflettere, poter capire.
Giovanni,
questo giovane antico di cui ci parlano le Scritture, si era messo a leggere
il libro del profeta Isaia. Alcune parole lo avevano colpito, le aveva fatte
sue, si era spogliato di tante cose che prima gli sembravano importanti. Il
Vangelo ci dice che viveva vestito semplicemente e si nutriva di poche cose
naturali. In questo modo si sente più leggero, più libero e anche più contento,
con la voglia di comunicare agli altri quella pace e quella serenità che ha
cominciato a provare.
Si
mette a girare per tutta la regione del fiume Giordano e a proporre con convinzione
le parole antiche di Isaia che lo avevano cambiato tanto: “Voce di uno
che grida nel deserto: Preparate le vie del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!”.
C’è
bisogno anche oggi di uno spazio di deserto, di silenzio, dove potersi fermare,
guardare nel proprio cuore, ingombrato da tante cose, e nel cuore preparare
una strada, una disponibilità verso il Signore che non manca di far sentire
la sua voce e chiamarci a diventare semplici, umili di cuore, liberi dalle
montagne di orgoglio, di suscettibilità, di arroccamento e di difesa di noi
stessi.
In questo
modo anche noi, ognuno di noi “vedrà la salvezza di Dio” (Luca cap.
3,v. 6), vedrà che è possibile liberarsi di tante cose che ci appesantiscono
inutilmente, vedrà tanti poveri, che prima non vedeva perché troppo preso
da sé, alzerà lo sguardo verso di loro, proverà a compiere piccoli gesti di
affetto, di solidarietà, di aiuto. E proverà una grande gioia.
Sia questo il nostro modo di prepararci al Natale.
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