È
una verità semplice e basilare che scaturisce dal
comandamento cristiano dell'amore, messa alla prova tante
volte dalla storia e dalle passioni degli uomini e delle
nazioni. È una proposta che sommessamente il Papa
fa anche ai credenti delle altre religioni: proclamare
che non si può essere felici gli uni contro gli
altri. Oggi, in un mondo globalizzato facile alla diffusione
degli incendi, così interdipendente, questa verità
appare più che mai necessaria. Sì, non si
può essere felici gli uni contro gli altri!
In
un mondo, come il nostro, assetato di felicità,
spaventato di soffrire, eppure tanto sofferente, queste
parole del Papa risuonano come un invito impegnativo.
Non è una chiamata alla diserzione dalle responsabilità.
Non è certo la via più facile: quella che
lascia perdere tutto, dimentica il dolore di tanti, ignora
le minacce, i problemi aperti, mentre si disinteressa
al futuro e si concentra solo sul benessere particolare.
Ben al contrario è una via irta di difficoltà,
quella di chi vuole lottare per il bene comune, di chi
ha compreso che la mia pace e la mia felicità non
esistono senza la pace e la felicità altrui.
Quello
del Papa diventa un richiamo ai cristiani, persi nei calcoli
politici o appagati di sole parole. È un richiamo
a vivere responsabilmente e da credenti. Il Papa lo dice
con grande chiarezza: "Noi cristiani, in particolare,
siamo chiamati ad essere come sentinelle della pace, nei
luoghi in cui viviamo e lavoriamo".
Lo
dice quel Papa, che era un giovane durante le rovine della
seconda guerra mondiale, quando tra grandi dolori aspettava
il mattino della pace come una sentinella. Lo dice quel
Papa che, prete e Vescovo, durante la guerra fredda, sentiva
amaramente la divisione del mondo in due, attendendo la
riunificazione dell'Europa.
Lo dice quel Papa, che ha colto come l'11 settembre 2001
e le minacce di terrorismo e di violenza aprissero dolorosamente
una nuova fase. I cristiani sono chiamati ad essere sentinelle
della pace.
Questo
invito spirituale ci coglie alle soglie della Quaresima.
Il ritornare dei tempi liturgici non è solo una
ripetizione rituale, ma ha un senso storico profondo:
"Ci è chiesto, cioè, di vigilare, affinché
le coscienze non cedano alla tentazione dell'egoismo,
della menzogna e della violenza".
Le
coscienze possono restare coinvolte dalle passioni, dai
flussi della propaganda, dalla concentrazione sul proprio
interesse o addirittura dalla logica della violenza. Essere
sentinelle della pace è avere una salda radice
interiore. Tale è la "conversione" richiesta
ai cristiani in questi tempi, quella che fonda una cultura
e una testimonianza di pace.
È
la forza dei credenti nelle ore difficili. Per questo,
prima di tutto, è necessario che la Chiesa sia
comunità di veri credenti. E la Quaresima ci offre
la possibilità di rinnovarci in profondità.
Offre pure l'occasione di essere meno egoisti, meno disinteressati,
in un tempo segnato da continue minacce di violenza e
terrorismo ma anche da rischi di gravi conflitti.
Per
questo il Papa ha proposto il digiuno come "arma"
di rinnovamento e di invocazione di pace. Egli ha detto:
"I cristiani condividono l'antica pratica del digiuno
con tanti fratelli e sorelle di altre religioni, che con
essa intendono spogliarsi di ogni superbia e disporsi
a ricevere da Dio i doni più grandi e necessari,
fra i quali in particolare quello della pace".
La
solidarietà nel digiuno e nella preghiera non conosce
confini; tuttavia i cristiani particolarmente sono chiamati
a vivere queste realtà, spogliandosi di ogni superbia
e invocando il gran dono della pace da Dio. Il Papa si
augura che ogni santuario mariano, ogni parrocchia, ogni
famiglia preghi per la pace, "questa grande causa
da cui dipende il bene di tutti". La Chiesa allarga
i suoi polmoni spirituali per respirare e comunicare aria
buona in un tempo troppo inquinato.
Non
si tratta di espressioni di retorica spirituale per addolcire
discorsi troppo realisti e volgari. I cristiani, con il
Papa, credono veramente che questa sia una via di pace.
Siamo, infatti, chiamati tutti a prendere sul serio di
più sul serio questo messaggio di pace! Non a sminuirlo
o a metterlo tra parentesi.
Da
questo mondo di sentimenti, di fede, di speranza, nasce
e rinasce il messaggio di pace della Chiesa. È
maturato In questo clima, nel realismo del confronto con
tante situazioni di violenza nel Novecento, ma anche nella
speranza che la guerra non sia l'epilogo di tanti capitoli
della storia.
In
queste esperienze e in questa cultura di pace, si è
forgiato il messaggio della Chiesa, compagna da tanti
secoli della storia umana, esperta di umanità,
insomma una realtà così particolare a fianco
degli uomini, degli Stati e delle istituzioni internazionali.
Per questo tanti oggi si rivolgono al Papa. Per questo
in tanti confidiamo nella forza debole della preghiera
e nell'energia purificatrice del rinnovamento spirituale
e del digiuno.
La
speranza è che questa non sia una Quaresima di
guerra, di violenze, ma un tempo di rinnovamento spirituale
dei cristiani e di tutti gli uomini.
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