Gennaro
e le bestie selvagge
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Anche
se le più antiche notizie su san Gennaro,
dal punto di vista storico non sono sicure,
il culto verso di lui è attestato in
Campania sin dal secolo V.
Le
tradizioni tramandateci ci parlano di Gennaro
vescovo di Benevento, martirizzato sotto Diocleziano
verso il 305 assieme ad altri compagni.
Egli
si era recato da Benevento a Miseno per confortare
il diacono Sossio in prigione. Ma viene catturato
dal governatore e condannato ad essere dato
in pasto agli orsi nell'arena.
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Lo spettacolo non ha luogo e Gennaro viene successivamente
decapitato.
Un
secolo dopo il martirio le sue reliquie vengono trasportate
nelle catacombe di Capodimonte, dette oggi "di san
Gennaro".
Dal
472 Gennaro cominciò ad assumere il ruolo di patrono
della città. Il 5 novembre 472 molti napoletani si
rifugiarono vicino al suo sepolcro durante una spaventosa
eruzione del Vesuvio. E quando il vulcano si risvegliò
di nuovo nel 512, fu lo stesso vescovo santo Stefano I a
dare il via alle preghiere propiziatorie. Un testo dell'alto
Medioevo attribuisce al santo partenopeo l'arresto miracoloso
dell'eruzione del Vesuvio.
È
proprio in questo stesso periodo che, accanto alla basilica
costantiniana di santa Restituta, viene costruita una chiesa
sulla quale sarebbe stato poi eretto, alla fine del XIII
secolo, il Duomo.
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le due ampolle col
sangue
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I
resti di san Gennaro rimasero nella città fino al
1156 quando vennero traslati nel santuario di Montevergine
dove restarono per più di tre secoli.
Frattanto
viene scoperta una nuova reliquia. La prima attestazione
del sangue e della sua liquefazione è del 17 agosto
1389, in un momento molto drammatico della storia di Napoli,
al tempo delle lotte dinastiche angioine e dello scisma
avignonese, mentre infieriva una forte carestia.
Da
Montevergine il corpo fu traslato nel Duomo di Napoli nel
1497. Da allora le varie feste liturgiche del santo furono
sempre legate all'esposizione del busto e delle ampolline
del sangue e al fenomeno della liquefazione, che con regolarità
straordinaria si ripete nelle date fisse e talvolta anche
in altre circostanze, annotate fedelmente dal '500 dai Diari
dei cerimonieri del Duomo.
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Oltre
alla festa principale del 19 settembre ebbe importanza
la festa primaverile celebrata il sabato precedente
la prima domenica di maggio per ricordare la traslazione
delle reliquie da Montevergine.
Il
sangue miracoloso assurse ad emblema e simbolo della
protezione di san Gennaro su Napoli. Si creò
un legame fra santo e città.
Il
contenuto delle due ampolle, conservate in un'artistica
doppia teca, rispettivamente di età angioina
e di età barocca, appare ordinariamente come
una massa solida di colore rosso scuro. Nella circostanza
del "miracolo" il grumo si scioglie parzialmente
o totalmente. In alcune occasione esso non si èverificato
o ha accusato ritardi.
Il
fenomeno, a detta di alcuni scienziati, "sfugge
alle fondamentali leggi della fisica". Le analisi
scientifiche finora eseguite hanno accertato la
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antica stampa di san Gennaro
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presenza
del sangue (spettroscopia effettuata durante la fase della
liquefazione il 26 settembre 1988).
Soprattutto
a partire dal Concilio Vaticano II la Chiesa di Napoli ha
posto sempre più in primo piano il valore teologico
e morale del martirio di san Gennaro, testimone fino all'effusione
del sangue.
Il culto a san Gennaro, proclamato patrono di Napoli e della
Campania, è assai sentito anche fuori d'Italia, specialmente
nelle comunità di emigranti napoletani e meridionali.
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