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Tutto
ciò che può sembrare così
lontano, per un attimo ha toccato i nostri
cuori, completamente assenti da una realtà
che è presente.
L'ultimo
sabato di novembre 2002, quasi come l'ultima
volta di abbandono di pensieri del tutto
sciocchi, che ci lasciano soffermare su
argomenti inutili, noi ragazzi abbiamo potuto
visitare una casa di cura per anziani, dove
sembrava entrare in un altro mondo del tutto
sconosciuto.
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Anziani
con rughe e occhioni lucidi, pieni di storia,
hanno dovuto rassegnarsi e lasciare il proprio
orgoglio nelle loro case di una volta dove,
forse, risuonano ancora ricordi che potrebbero
dar loro forza, solo che la forza venuta loro
meno con gli anni, li ha lasciati in silenzio
per molto tempo.
E
adesso noi, con la nostra voglia di vivere
in maniera trasgressiva e rimodernata, siamo
stati zitti, ascoltando loro, che avevano
da raccontare
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un'intera
vita di sofferenza e di antichi ricordi, che
bagnano ancora i loro volti rassegnati.
Voltandoci
ovunque, si potevano notare volti agitati,
pieni di stanchezza e volti che ancora non
volevano abbandonare il loro orgoglio, vestendo
in maniera elegante e portando in ogni stanza
una borsa come se fossero pronti per uscire.
Sì,
sembrava proprio che aspettassero qualcuno,
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che
venissero a prenderli.
E
seduti su una sedia, con volti distratti al
nostro passare, aspettavano il tempo che scorreva
sempre uguale, davanti una stessa tavola,
o sotto la stessa luce opaca, in massimo silenzio.
Con
i nostri piccoli sorrisi, una carezza di conforto,
siamo
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riusciti a rompere quella barriera di silenzio e
dolori.
Ma
non basterebbero giorni per ascoltare la storia
di ognuno.
E
per quanti possano essere gli anziani abbandonati
in quella casa di cura, non ci arrenderemo mai a
capirli e strappare sorrisi che ringiovaniscano
tutti quei volti che nascondono storie che potrebbero
farci cambiare.
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