Il volume si apre con il commento ai "libri storici" dell'Antico Testamento ( Giosuè, Giudici, Rut 1 e 2 Samuele, 1 e 2 Re).
La memoria del cammino di Israele nel deserto prima di entrare nella terra promessa ci spinge alla decisione di un rinnovato impegno per una nuova maturità nel tempo che si apre davanti a noi.
La riflessione su queste pagine della Scrittura ci aiuta a cogliere il senso spirituale di questo tempo che esige una più generosa passione nella sequela e nella comunicazione del Vangelo.
Il popolo di Israele, al momento dell'ingresso nella terra promessa, viene esortato a custodire l'alleanza che aveva stabilito con il Signore attraverso Mosè sul Sinai.
La fedeltà a questa parola li avrebbe custoditi nel periodo della conquista della terra. I "libri storici" riflettono su questo lungo periodo della storia di Israele, che va appunto, dall'ingresso nella terra di Canaan (circa nel XIII secolo a.C.) all'esilio babilonese.
Gli autori sacri si interrogano sul perchè di una fine così ingloriosa per Israele. Il motivo risiede nel tradimento dell'Alleanza con Dio.
Si descrivono le vicende politiche di quei secoli, guidate dai giudici e poi dai re, ma emerge che la vera guida sono i profeti, uomini scelti dal Signore per comunicare ai giudici, ai politici e al popolo la Parola di Dio.
I giudici e i re spesso non l'hanno ascoltata. Ogni volta ciò ha procurato lacerazioni profonde nel popolo di Dio, compresa la scomparsa del regno di Giuda, la distruzione di Gerusalemme, la deportazione, l'esilio.
Il messaggio che si staglia netto sullo sfondo di questa vicenda è semplice: l'ascolto della parola profetica è l'unica ancora di salvezza per Israele.
Vari sono i profeti che appaiono in questi libri: da Debora (Gd4) al profeta anonimo di Gd 6,7ss, da Samuele a Natan, da Elia a Eliseo.
Elia li rappresenta tutti: se Mosè rappresenta la Legge, Elia è l'espressione della profezia che non muore e che continua ad orientare la storia del popolo del Signore verso il futuro.
La sua vicenda, narrata nel primo e secondo libro dei Re, è emblema del valore e del senso della profezia.
Due episodi - la sfida ai profeti di Baal (1Re 18) e la fuga verso il monte Oreb (1Re 19) - sono significativi per comprenderne la ricchezza.
Nel primo troviamo enunciata la lotta di Isrtaele lungo tutta la sua storia, ben riassunta nel capitolo 24 di Giosuè, quando il profeta chiede al popolo radunato se vuole servire Dio o altri dei. La vittoria di Elia è la sconfitta di una vita dominata dagli idoli.
Nel secondo episodio si narra l'incontro di Elia con il Signore. Il profeta è minacciato e fugge. L'angelo tuttavia lo conforta e lo guida sino all'Oreb, il monte di Dio, ove Elia incontra il Signore in una maniera del tutto imprevedibile, in una "voce di vento leggero", una voce appunto.
La profezia domina. Il profeta è chiamato ad ascoltare questa voce, anche se impercettibile, e a viverla. Per Elia la vita è appunto "vivere con Dio". Il suo nome ebraico El -yahu, "il Signore è Dio", esprime bene il senso e la forza della sua esistenza.
Il profeta vive per il Signore e con il Signore. Per questo non viene raccontata la morte di Elia: il profeta è rapito in cielo. La profezia non muore, non deve morire.