parrocchia
san Gennaro all'Olmo
Napoli
la Bibbia
una pagina al giorno
Lettera ai Romani
 
 

Lunedì 14 gennaio

Romani 5,12-21. Liberazione dal peccato, dalla morte e dalla legge

 

 

 
 

12Quindi, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte, e così in tutti gli uomini si è propagata la morte, poiché tutti hanno peccato... 13Fino alla Legge infatti c'era il peccato nel mondo e, anche se il peccato non può essere imputato quando manca la Legge, 14la morte regnò da Adamo fino a Mosè anche su quelli che non avevano peccato a somiglianza della trasgressione di Adamo, il quale è figura di colui che doveva venire.

15Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo tutti morirono, molto di più la grazia di Dio e il dono concesso in grazia del solo uomo Gesù Cristo si sono riversati in abbondanza su tutti. 16E nel caso del dono non è come nel caso di quel solo che ha peccato: il giudizio infatti viene da uno solo, ed è per la condanna, il dono di grazia invece da molte cadute, ed è per la giustificazione. 17Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l'abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo.

18Come dunque per la caduta di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l'opera giusta di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione, che dà vita. 19Infatti, come per la disobbedienza di un solo uomo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l'obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti.

20La Legge poi sopravvenne perché abbondasse la caduta; ma dove abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia. 21Di modo che, come regnò il peccato nella morte, così regni anche la grazia mediante la giustizia per la vita eterna, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore.

 
 

Riprendiamo la lettura della Lettera ai Romani. L’apostolo Paolo vuole mostrare ai cristiani di Roma la forza e l’universalità dell’amore di Gesù. Parla di Adamo, il primo uomo, secondo il racconto della Genesi, per ricordare che tutti gli uomini sono Adamo, cioè peccatori e quindi soggetti alla conseguenza ultima del peccato che è la morte: “Tutti hanno peccato”.

Il peccato non è solo un singolo gesto cattivo, un’azione puntuale sbagliata e chiusa in se stessa. Frutto del peccato sono anche le dimensioni di debolezza e di fragilità che ci appartengono. Esse sono frutto di quell’orgoglio e quell’autosufficienza, radicati nel nostro cuore, che ci allontanano da Dio mettendoci in balia delle forze del male. È, insomma, il “peccato originale”, quello di Adamo che l’umanità intera porta con sé. Ogni uomo e ogni donna, così come il creato, sono segnati da una condizione comune e personale di debolezza. E tutti, uomini e creato, attendiamo una nuova nascita.

Paolo afferma quindi che, come tutti gli uomini hanno sperimentato la perdizione per opera di un solo uomo, Adamo, così ora tutti possono raggiungere la salvezza mediante un solo uomo, Gesù Cristo. È lui che, per amore, ha assunto su di sé tutto il peso di tristezza, di violenza, di disperazione, di inimicizia e di morte che grava sulla vita dell’umanità. Con la sua morte Gesù ha distrutto ogni morte e con la sua resurrezione ha aperto la via della giustizia e della pace. I discepoli sono chiamati a rendere grazie per questo mistero di grazia e liberazione, che Dio ha nascosto ai sapienti e ai potenti ma rivelato ai piccoli.

In questo mistero tutti siamo coinvolti per grazia sino a divenirne testimoni autorevoli nel mondo. Il cristiano fa l’esperienza della sovrabbondanza del dono sconvolgente che accompagna la sua vita. È stato liberato dalla forza del peccato e del male e ora la sua vita si inserisce in un disegno nuovo segnato dalla speranza. Gesù lo riscatta dall’uomo vecchio e da una vita priva di senso. Dinanzi a lui si apre una strada che è il Vangelo di Gesù.