Il Vangelo di Giovanni si differenzia in modo consistente dai Vangeli sinottici, Marco, Matteo e Luca.
L'autore, il discepolo Giovanni, fratello di Giacomo, conosceva probabilmente le tradizioni degli altri Vangeli, ma volle esporre e tramandare le parole e gli eventi della vita di Gesù secondo un suo piano e tenendo conto delle comunità dell'Asia Minore, cui egli si rivolgeva.
Ogni Vangelo infatti non nasce come una biografia di Gesù, ma come una buona notizia che viene comunicata in un ambiente preciso e indirizzata a comunità diverse.
Da qui anche la diversità tra i Vangeli e sopratutto la particolarità di quello di Giovanni, scritto per ultimo verso la fine del primo secolo.
Il Vangelo inizia con un grande prologo (1, 1-18), che mette al centro della creazione della storia il mistero dell'incarnazione, quella Parola e si è fatta carne nel Signore Gesù ed è venuta ad abitare mezzo a noi, manifestandosi come gloria del Padre.
Il Vangelo non è altro che la manifestazione di questa gloria nella vicenda e nelle parole di Gesù di Nazareth. Esso si sviluppa in due grandi parti: 1. Il ministero di Gesù (1, 19-12, ); 2. La manifestazione dell'ora di Gesù nella Pasqua dell’Agnello di Dio immolato sulla croce e risorto (13-20, 31). 3. Prima conclusione del Vangelo in 20, 30-31 segue un ultimo capitolo, probabilmente aggiunto in seguito.
Secondo Giovanni, Gesù è colui che porta a compimento tutta la storia e il culto del popolo di Israele, è colui che traccia la via entrare in comunione con Dio. Per questo l'evangelista inserisce continuamente le azioni e le parole di Gesù nel contesto delle feste ebraiche: la Pasqua (2, 13; 6, 4; 11, 55), la festa delle capanne (7, 2), la festa della dedicazione (10, 22).
Attraverso i "segni" Gesù manifesterà la gloria del Padre e compirà l'ora per la quale è stato mandato, quella della sua glorificazione nella morte e resurrezione.