Anche noi bambini leggiamo il Vangelo
31 Gennaio 2010 -
4a Domenica Tempo Ordinario/C

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Gesù insegna nella sinagoga.

Continuiamo oggi ad ascoltare quello che successe a gesù mentre parlava nella sinagoga di Nazareth, cioè della sua città.

Ascoltiamo dal Vangelo di san Luca al capitolo 4, versetti da 21 a 30:

21Gesù cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». 22Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?».
23Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafarnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». 24Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria.
25Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; 26ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova a Sarepta di Sidone. 27C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naaman, il Siro».
28All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno; 29si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. 30Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

Nella sinagoga, successe una cosa strana, cioè le cose che Gesù diceva non erano quelle che le persone, che lo conoscevano volevano ascoltare.

E Gesù, si allontana da loro.

Oggi ci è stata letta dalle nostre catechiste una lettera, scritta da alcune persone, che vivono ad Haiti:

La città è veramente molto danneggiata dal terremoto, c’è molta distruzione. La gente cerca di riprendere la vita normale, ma le tante storie di dolore e di morte lo rendono difficile. Manca l’acqua, la luce, la vita si fa difficile. I morti sono tanti, si parla di oltre 150.000. Anche la Comunità di Sant'Egidio di Haiti è stata profondamente colpita: due sorelle della Comunità, Daphney e Micheline, due giovani di 25 anni, sono rimaste uccise , e anche un giovane seminarista, Adenor, legato alla Comunità.

I bambini della Scuola della Pace sono stati gravemente colpiti: le loro case sono distrutte, e di molti non si sa neppure dove siano, perchè con le loro famiglie hanno cercato rifugio nelle grandi tendopoli.

Anche gli anziani adottati a distanza sono rimasti quasi tutti senza casa. Migliaia e migliaia di persone vivono insieme, all’aperto, con la precarietà e l’insalubrità che questa situazione comporta, con poca acqua, senza bagni. I bambini, che stanno sempre all’aperto, sono esposti a ogni pericolo.

Il cibo scarseggia e non sembra che gli aiuti siano molto efficaci nel raggiungere i luoghi più poveri.

Noi siamo riusciti a riempire due grandi camion con cibo per circa 2500 persone, sacchi di riso, fagioli, zucchero, latte condensato, tonno, salumi, acqua, olio, zuppe, sapone, dentifricio e altro.

La distribuzione è molto importante perché la gente è disperata, e più passa il tempo più la situazione si fa difficile.

La Comunità di Sant’Egidio di Haiti è stata molto attiva in questi giorni, cercando di individuare i luoghi dove gli aiuti erano più necessari. Siamo quindi andati dove ancora non era arrivato nessuno. Fino ad oggi abbiamo già distribuito aiuti per circa 1800 persone e continueremo a portare aiuto altrove.
I luoghi dove abbiamo fatto le distribuzioni sono: Delmas (settore 33), Canapé-Vert , Carrefour, Christ-Roi. Le persone che hanno bisogno di aiuto sono moltissime. Inoltre la Comunità nel fine settimana organizzerà delle feste con i bambini di questi quartieri per portare loro un po’ di gioia.

La gente è stata molto affettuosa e grata alla Comunità. Per loro è una speranza, una vicinanza vera. Rispetto a quel che si dice di questa situazione di disperazione che genera violenza, noi abbiamo visto sì la disperazione per avere un po’ di cibo, ma non la violenza. Ci hanno trattato veramente con rispetto, e alla fine delle distribuzioni ci riempiono di abbracci e applausi. Il dolore della gente qui è grande, ma come Comunità siamo un sogno di amore per la loro vita.

Continueremo a lavorare perché Haiti sia consolata e perché l’amore e la consolazione del Signore raggiungano la vita di questo popolo.ioè: Dio manda il suo Spirito, una forza piena di amore, per portare gioia ai poveri, liberare quelli che sono schiacciati dal dolore e dalla sofferenza, aiutare a vedere non solo quello che riguarda ognuno di noi ma guardare con attenzione e affetto anche gli altri.

Noi abbiamo capito che se vogliamo che Gesù resti con noi, dobbiamo fare quello che Lui ci chiede, come hanno fatto anche questi giovani ad Haiti.

Dobbiamo prenderci cura delle persone che stanno male e non pensare solo ai fatti nostri.

"Oggi si è adempiuta questa Scrittura".


Preghiera a Gesù

Caro Gesù,

io ti prego per la gente e i bambini di Haiti.

Fà che abbiano l'acque il cibo e le cose che servono.