parrocchia san gennaro all'Olmo - Napoli
La Bibbia presentata ai bambini

Antico
Testamento

La storia di Giona

Fra i 46 libri della Bibbia che costituiscono l'Antico Testamento, c'è un libricino piccolo, il libro di GIONA.

Formato da solo quattro capitoli, ci parla di un uomo, Giona, chiamato da Dio ad aiutare un popolo che si comportava male.

Giona doveva andare in una città e predicare la Parola di Dio, perché tutto il popolo tornasse a Dio. Seguiamo nel racconto la storia che ci viene raccontata.


Un giorno Dio chiamò Giona:

"Giona! Alzati e va nella grande città che si chiama NINIVE.

Lì vivono molte persone, ma non si comportano bene.

Tu va' da loro e incomincia a parlare così:

Dio vede tutte le azioni cattive che voi fate".


Giona si alza. Ma invece di seguire l'invito del Signore, non va nella città di Ninive.

Egli fugge nella direzione opposta.

Va verso la riva del mare. E lì vede una nave che sta per partire.

Giona dà dei soldi ai marinai per partire con loro sulla nave verso un'altra direzione, verso un paese molto lontano.


Allora Dio fa venire una grande tempesta nel mare mentre erano in viaggio.

I marinai cominciano ad avere molta paura, cominciano a gridare:

"Aiuto! Siamo in pericolo!"

Nel frattempo Giona sta nella parte inferiore della nave e dorme tranquillamente.


Allora il capitano della nave lo va a cercare.

Appena lo trova, gli grida:

"Svegliati, dormiglione. Tutti siamo in pericolo e tu stai a dormire?

Alzati e comincia a pregare il tuo Dio. Può darsi che Egli ci salverà".


Allora Giona racconta chi è lui e perché si trova sulla nave.

"Io sono un servitore di Dio, quel Dio che ha creato il cielo e la terra.

Egli mi ha chiamato per andare a predicare. Ma io non ci sono voluto andare. Io sto fuggendo lontano da lui.

Perciò è venuta la tempesta. È per colpa mia. Sono io il colpevole. Perciò gettatemi a mare, anche se c'è la tempesta".


I marinai restano meravigliati. Non sanno che fare. Ma poi vedono che la tempesta aumenta.

Alla fine decidono di gettarlo a mare.

Le onde sommergono Giona. Egli scompare nella tempesta.

Viene inghiottito da un grosso pesce.

E il mare si calma.


Stando nel ventre del grosso pesce, Giona si mette a pregare:

"Signore, io ti prego.

Le onde mi hanno sommerso.

Salvami da questo abisso, salvami da questo buio profondo in cui mi trovo.


Dopo tre giorni il grosso pesce rigettò Giona sulla riva del mare.

Allora Dio di nuovo si rivolge a Giona e lo chiama per la seconda volta:

"Giona! Alzati e va' nella città di NINIVE.

Lì tu comincerai a parlare con le parole che io ti dirò".

Questa volta Giona ascolta e fa quello che Dio gli ha chiesto.


Nella città di Ninive Giona comincia a predicare ad alta voce:

"Avete altri quaranta giorni e poi la vostra città sarà distrutta! Solo altri quaranta giorni!".

La gente ascolta queste parole e crede a quello che Giona dice. Anche il re ascolta le sue parole.


Il re si toglie la corona e comincia a fare penitenza.

Egli assieme a tutto il suo popolo si mette a pregare Dio perché li perdoni.

Dio allora vide che la gente si era pentita e decide:

"Io non punirò più questa città, io la perdono".


Giona intanto si ritira fuori della città e da lontano si mette a guardare.

Giona sta sotto un albero, all'ombra, per ripararsi dal sole.

Egli è arrabbiato perché vede che Dio non punisce più la gente, come aveva detto di fare.


Dio vuole far capire a Giona che ha un cuore duro, cattivo verso gli altri.

E che fa?

Col sole che era molto forte, fa seccare l'albero dove Giona stava riparato.

Allora Giona comincia a lamentarsi: "Non ce la faccio più! Voglio morire! È meglio se muoio!"

E Dio gli dice: "Tu volevi che quest'albero continuasse a vivere. E non ti sembra giusto che io faccia continuare a vivere tutti gli abitanti di NINIVE? Lì ci sono anche tanti bambini, tan ti animali anche!"


Questa storia sembra una favola, una storiella.

Ma Dio è capace di parlare a noi anche con le storielle.

Egli chiede di ascoltare le sue parole e di aiutare gli altri con le parole che egli ci dice.

E poi ci chiede anche di non essere cattivi e duri con quelli che hanno sbagliato.

Se le persone che hanno sbagliato si pentono, chiedono perdono, allora bisogna essere contenti di perdonarli e accoglierli.