gli adulti e il Vangelo
Fermiamoci un momento. Fermatevi un momento!
Nelle nostre giornate frenetiche cerchiamo di trovare una pausa, un attimo di respiro. Proviamo a guardarci intorno, interroghiamo noi stessi, chiediamoci come viviamo.
Oggi viviamo nella la società del consumismo, del "mordi e fuggi".

Spesso l'uomo vive come un automa programmato per lavorare e guadagnare sempre di più in modo da poter spendere sempre di più, per inseguire ciò che propongono la televisione e la pubblicità.

Siamo perciò pronti a darci da fare per ottenere dei beni materiali, quelli che secondo noi ci aiutano a raggiungere il benessere: vestiti alla moda, semmai costosi, una forma fisica perfetta, la bellezza solo esteriore, una casa più grande, un'automobile più potente, vacanze, un ultimo modello di telefonino o di computer che forse nemmeno ci servono veramente.

Viviamo sempre di corsa e pensiamo di essere i padroni assoluti del nostro tempo, ma in realtà il più delle volte non facciamo altro che buttarlo via, il nostro tempo.
Concentrati sulle mete che ci prefiggiamo diventiamo in un certo senso simili a quei cavalli da corsa che grazie ai paraocchi vedono solo il traguardo da raggiungere e non possono vedere altro.

Noi nella nostra corsa, preoccupati solo del nostro benessere materiale, rischiamo di diventare sempre più individualisti, egocentrici, poco attenti agli altri, ma alla fine anche poco attenti a noi stessi, ai nostri bisogni più profondi.
La preoccupazione per gli affari, per la carriera, per i soldi, per il prestigio sociale ci porta a vedere sempre negli altri dei concorrenti, delle persone con cui entrare in competizione; negli altri non troviamo più amici o compagni di strada, non cerchiamo punti di contatto, ma solo elementi di contrapposizione e di contrasto.
Ci abituiamo alla lotta, alla diffidenza e viviamo nelle nostre città come se fossimo in un deserto, dove non si può incontrare nessuno, dove si pensa solo a se stessi, ma dove in effetti non si può fare davvero nulla per sé, perché quando ci si riduce a stare in un deserto nulla si può raggiungere soltanto con le proprie forze.
Nel nostro isolamento quotidiano vediamo forse una folla intorno a noi, ma non riusciamo a guardare davvero le persone che potremmo incontrare.
Vediamo passare la gente, ma non sentiamo quello che ci dice, non sappiamo ascoltare quel che le persone avrebbero da dirci, forse non ci accorgiamo nemmeno delle richieste d'aiuto che qualcuno ci rivolge, e addirittura non riusciamo nemmeno a capire che qualche volta potremmo trovare in un'altra persona un aiuto per i nostri problemi, per i nostri momenti difficili.
Forse può succedere a tutti di scoprire che c'è qualcosa in noi che ci spinge verso un cambiamento: giunti ad una certa età, superati i primi traguardi, ottenute le prime soddisfazioni nel lavoro o nella vita familiare, l'uomo e la donna adulti possono scoprire di non avere più sogni, di essere ormai rassegnati, di essersi piegati a vivere senza ideali e senza speranze.
Fermiamoci un momento, dicevamo...
Ecco, noi - un piccolo gruppo di uomini e donne adulti - un po' di tempo per pensare a noi stessi e agli altri abbiamo cominciato a trovarlo.
Ci siamo chiesti quali sono i nostri bisogni, le nostre esigenze autentiche. Facendo domande a noi stessi, abbiamo trovato pian piano anche la forza di cercare qualcosa negli altri, riflettendo insieme sulla nostra vita.
Ci siamo fatti aiutare dal Vangelo e dall'esperienza di Gesù che incontra i primi discepoli: uomini non molto diversi da noi, anche se sono vissuti in un'epoca diversa dalla nostra.
Gesù incontra Pietro Giacomo e Giovanni che, come ogni giorno, stavano pescando sulle rive del mare. Svolgevano normalmente il loro lavoro in modo automatico e sempre uguale senza aspettarsi che qualcosa di straordinario potesse accadere alla loro vita.
L'incontro con Gesù ha rappresentato la possibilità di cambiare vita, di liberarsi dalle preoccupazioni materiali a cui si è tanto affezionati, ma che sono come delle schiavitù a cui ci sottomettiamo.
Anche i primi discepoli, come noi, non erano più abituati a sentire le parole degli altri e non vedevano i propri simili. A loro Gesù ha dato l'opportunità di guarire dalla sordità e dalla cecità; li ha condotti per strade nuove mai percorse, li ha portati ad incontrare tanti uomini e tante donne con i propri dolori e le proprie infermità.
Questa è stata un po' la nostra esperienza: uomini e donne provenienti da estrazioni sociali diverse abbiamo voluto ritornare a scuola, ma questa volta a scuola del Vangelo.
Il Vangelo ci sta aiutando a riconoscere il nostro egoismo, la nostra rassegnazione e la nostra insensibilità di fronte a chi è meno fortunato di noi.
Seguire Gesù come quei primi discepoli ci ha condotto ad incontrare i poveri, a conoscere realtà tanto vicine a noi eppure tanto sconosciute come quella degli ospiti del Dormitorio Pubblico.
Abbiamo scoperto che tante persone vivono nella solitudine, che ci sono anziani che desiderano un po' di compagnia, che non hanno nessuno con cui scambiare qualche parola, nessuno che si interessi ai loro piccoli o grandi problemi quotidiani.

Abbiamo prestato attenzione a tanti aspetti della nostra vita contemporanea su cui non avevamo mai riflettuto: abbiamo appreso che all'inizio del terzo millennio in Asia, in Africa, ma anche nel nostro ricco ed evoluto mondo occidentale c'è ancora la pena di morte, ci sono ancora persone che amministrano la giustizia mandando a morte i propri simili.

Abbiamo quindi parlato della pena di morte, di come sia crudele ed ingiusta. Abbiamo parlato della guerra e della sua logica spietata che porta tanta gente a soffrire e morire ingiustamente.


cimitero militare di Venafro -
tombe di soldati della 2ª guerra mondiale
fra cui vari provenienti dall'India e dal Marocco
che hanno combattuto
con gli alleati contro l'esercito tedesco

Riflettendo insieme, compiendo insieme queste nuove esperienze, ritroviamo un nuovo modo di essere amici in maniera disinteressata e sincera.

Stiamo insomma sperimentando come la conoscenza del Signore ci stia facendo guarire dalla nostra cecità e sordità.


omaggio di corone di fiori
al sacrario di Cassino
Stiamo imparando di nuovo ad assaporare la possibilità di ricominciare a sognare, pur restando uomini e donne del nostro tempo, inseriti nella nostra società e ci stiamo domandando cosa significhi nel mondo d'oggi incontrare il Vangelo e ascoltare la Parola del Signore come segno di incontro tra gli uomini e di pace.