storia
di RAFFAELE
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Raffaele
era un mio coetaneo, aveva circa una quarantina di anni. Un ragazzone
alto, grosso, pieno di forze, una vita normalissima. Aveva avuto
una famiglia. Era napoletano ma aveva trovato lavoro in Toscana,
era falegname. Aveva un figlio, una moglie, una casa, d'estate andava
in vacanza al mare, a Natale e Pasqua veniva a Napoli a trovare
i parenti.
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Sognava
un futuro bello per il figlio, magari una casa più grande,
una macchina nuova, i suoi sogni erano i sogni di tanti. Ma che
cosa succede? Un giorno la moglie che era in macchina con il figlio
fa' un incidente e muoiono tutti e due.
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Inizia
per Raffaele il calvario di un dolore che si trasforma in depressione:
la vita non ha più senso, perde anche il lavoro perché
non riesce più a farlo. In una spirale di dolore e sconforto
Raffaele finisce per la strada. I suoi parenti? non lo so, so solo
che lui finisce per la strada. La vita certe volte è assurda.
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Ed
io che pensavo che quella del barbone fosse una scelta!
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Con
Raffaele avvenne come un piccolo miracolo. Un mio amico che aveva
un ristorante cercava qualcuno che lavasse i piatti, lo proposi
a Raffaele e lui accettò quasi sorpreso che mi fossi preoccupato
di lui. Iniziò a lavorare, si affittò una stanza andando
via dalla stazione. Oggi Raffaele lavora al nord, credo che si sia
formato una nuova famiglia. Il muro che separa il mondo "normale"
da quello degli emarginati spesso è cosi alto che rende difficile
anche realizzare tentativi di reinserimento.
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Chi
sta per la strada vede il mondo da una prospettiva diversa dalla
nostra, vede un mondo frettoloso, distratto, lontano e sente poco
probabile per lui la possibilità di soluzioni diverse.
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Molti
pensano: ma chi darà lavoro a persone che vivono per la strada
? Che affidabilità possono dare? Non sono solo scuse. Infatti
chi non riesce a mantenersi pulito prova vergogna, scatta un pudore
rispetto agli altri: si prova vergogna anche ad avvicinarsi a qualcuno
per chiedere aiuto.
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